Tariffe di roaming: per il Berec l’abolizione è “insostenibile”

L’abolizione del roaming sembra sempre più lontana. L’ultimo capitolo della vicenda arriva dal giudizio pubblicato dal Berec, l’Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche, chiamato a pronunciarsi sui rischi sull’impatto delle proposte della Commissione europea sull’introduzione del cosiddetto ‘roam like home’ (‘RLAH – paghi come a casa’), uno dei punti di riferimento del cosiddetto pacchetto Kroes, la proposta di riforma delle tlc presentata dall’ex Commissario per l’agenda digitale Neelie Kroes.

Secondo l’analisi dell’organismo, l’abolizione dei sovrapprezzi che i consumatori pagano per usare il cellulare dall’estero “non è attualmente sostenibile né fattibile in pratica date le significative variazioni in una serie di importanti parametri tra gli stati membri”, tra i quali le tariffe al dettaglio, i costi (sostenuti e praticati) degli operatori e i modelli di consumo.

La vicenda è iniziata l’11 settembre 2013 quando la Commissione Europea (CE) ha presentato una proposta di regolamento sia per stabilire le misure relative al mercato unico europeo delle comunicazioni elettroniche sia per creare un regolamento volto a dare norme univoche in relazione alle connessioni: tale proposta comprendeva incentivi agli operatori per incoraggiare i clienti ad utilizzare i loro telefoni quando si viaggia in tutta l’UE, dietro il pagamento delle semplici tariffe nazionali.

Poco dopo, il 17 ottobre 2013, il BEREC ha pubblicato il primo parere sulla proposta di regolamento, dichiarando che in relazione alle proposte di roaming “preferirebbe vedere i progressi compiuti verso la riduzione delle tariffe di roaming a zero, per quanto possibile, all’interno del quadro giuridico esistente di Roaming III”. In pratica l’organismo era già favorevole ad una eliminazione graduale delle tariffe di roaming solo dopo la scadenza naturale dei limiti tariffari in vigore.

Su questa linea il Berec ha valutato le proposte che si sono succedute nel corso del 2014, dichiarando problemi di incertezza normativa individuati nelle proposte avanzate dagli organismi comunitari e potenziali difficoltà per gli operatori. La questione dell’abolizione delle tariffe di roaming, fissata per la fine del 2015, sta creando infatti non pochi attriti tra gli Stati membri. Una delle soluzioni per evitare eccessivi danni economici per gli operatori contemplava l’introduzione graduale del principio del ‘roam like home’, ossia ‘paghi come a casa’ ma la proposta ha incontrato dissensi e discordie tra i vari stati. Tanto più che secondo il Berec, al di là delle divisioni politiche, la situazione è resa ancor più complicata dalle differenza tra i prezzi praticati dagli operatori e le abitudini di consumo tra gli Stati membri.

Dall’analisi del Berec, ad esempio, i prezzi delle chiamate voce in Europa variano in media per un minuto dai 2 ai 14 centesimi, mentre quelli dei dati vanno da 0,2 centesimi a 5 per Mb, con un uso di questi ultimi che passa, a seconda dei paesi, dal 7% al 561% della media Ue. Senza contare che il tempo speso all’estero varia da un minimo di un giorno per i greci o dei 2,2 per gli italiani ai 27 dei lussemburghesi o a una media di 12 per i paesi del Nord che viaggiano (e quindi usano il roaming, con i rispettivi operatori tlc che devono “acquistare” i servizi da quelle del Sud) in quelli del Mediterraneo dove vanno in vacanza.

E anche i costi per fornire i servizi da parte degli operatori cambiano molto, e per il roaming possono salire per quei paesi a destinazione turistica che dovrebbero potenziare le proprie infrastrutture per rispondere a una domanda crescente. In «queste circostanze», quindi, conclude il Berec, con una tale disparità tra i mercati europei delle tlc, «non è possibile delineare una singola soluzione sostenibile» per il roaming.

Anche gli approcci alternativi  presi in considerazione dai regolatori Ue implicano rischi a medio-lungo termine, o finiscono per favorire quegli operatori presenti in più paesi che possono più facilmente assorbire costi e ricavi. Il nodo sta nella differenza tra i prezzi all’ingrosso e al dettaglio, soprattutto per i dati. Sarebbe quindi necessario intervenire sul mercato del roaming all’ingrosso, con la riduzione dei tetti all’ingrosso che al momento sono più alti dei costi. Secondo i regolatori, in particolare, dal momento che in molti paesi i prezzi praticati al dettaglio sono inferiori ai prezzi all’ingrosso, il RLAH potrebbe non essere sostenibile per molti operatori, che si vedrebbero costretti ad aumentare i prezzi al dettaglio, con la conseguenza che a pagare la diminuzione delle tariffe applicate ai viaggiatori potrebbero essere i clienti che non viaggiano mai o lo fanno raramente.

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