Addio Lussemburgo: Amazon pagherà le tasse ai paesi Ue in cui opera

Amazon comincerà a pagare le tasse in alcuni paesi europei in cui opera maggiormente, modificando la sua politica fiscale con la quale effettuava operazioni solo attraverso il Lussemburgo (noto paradiso fiscale per molte aziende tecnologiche), dove è situata la sua sede principale nel vecchio continente. Questa mossa, come riporta il New York Times, potrebbe mettere sotto pressione i suoi principali competitor, spingendoli a seguire la stessa direzione. A dare la notizia rilanciata dal NYT era stato il Guardian che ha sottolineato come, analizzando le procedute applicate al mondo anglosassone, dal primo di maggio Amazon abbia iniziato ad accettare le prenotazioni di vendita passando attraverso il Regno Unito, “il che significa utili che ne derivano saranno tassati dal governo britannico.” Il gruppo ha registrato 8,3 miliardi di dollari di vendite globali da acquirenti online britannici, ma per 11 anni tutte queste transazioni internet sono state iscritte al Lussemburgo. La novità, sostiene Reuter, interesserà quindi anche gli altri paesi Ue.

Un portavoce, interrogato dal NYT, ha rifiutato di dichiarare se i cambiamenti siano stati causati dalla crescente pressione da parte del mondo politico europeo sulle aziende tecnologiche americane a pagare più tasse sulle loro attività nell’Unione europea, dove proprio Amazon negli ultimi anni ha guadagnato il 14% delle sue entrate, arrivando a 15 miliardi dollari nel 2013 (ultimo anno in cui è possibile ricomporre l’intero quadro dei ricavi europei della società). Invece, la società ha sottolineato che le modifiche al modo in cui gestisce il suo fatturato in Europa arriva dopo due anni di studio e di revisione.

Diversi paesi europei infatti, tra cui la Germania, la Francia e l’Italia hanno spesso criticato le strategie fiscali di alcune società tecnologiche americane tra cui Google, che utilizzano politiche fiscali complesse in grado di ridurre drasticamente l’importo delle imposte che pagano nei singoli paesi europei. La Commissione europea sta anche indagando su Apple e Amazon, e precisamente sta cercando di comprendere se queste due società ricevono aiuti statali sotto forma di accordi fiscali rispettivamente in Irlanda e Lussemburgo (i due stati in cui le aziende operano in Europa).

Amazon sta affrontando anche altre pressioni in Europa: in Germania ad esempio, i sindacati hanno indetto una serie di scioperi per il trattamento dei dipendenti. Entrambe le parti si sono scontrate su quanto i lavoratori di Amazon dovrebbero essere pagati e quali benefit dovrebbero ricevere in base alle attuali leggi in vigore in Germania. Inoltre l’Irlanda, in seguito a numerose critiche, ha di recente dichiarato che avrebbe posto gradualmente fine al suo “Double Irish”, la normativa fiscale che consente ai giganti tecnologici un regime fiscale di estremo vantaggio.

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