E-gov: servizi online al cittadino, Italia penultima in Europa secondo Ocse

L’Italia non porta a casa buoni piazzamenti nell’indagine Ocse “Government at a Glance” che fa il punto su una serie di fattori legati a sviluppo e PA nei Paesi dell’area Ocse. Non manca, tra le molte voci di analisi, anche il rapporto tra PA, digitale e cittadini che riserva sorprese non positive all’Italia. La performance meno incoraggiante arriva nel settore dei servizi online per cittadini e imprese: nel 2014 solo il 20% degli italiani ha usato il web per chiedere informazioni online e solo l’11% per inviare moduli compilati. E siamo penultimi, con l’8,9%, nella classifica che misura l’uso del web da parte degli utenti per comunicare con la PA: dietro all’Italia c’è solo il Cile. Meglio, invece, l’uso del web per dialogare con la pubblica amministrazione fronte imprese: nel 2014, sempre secondo i dati Ocse, il 77,7% delle aziende italiane ha richiesto informazioni o moduli via web, il 58% ha anche inviato moduli compilati.

Nel complesso Ocse analizza quattro aree di analisi, vediamole nel dettaglio.

Servizi di E-gov

Nei Paesi OCSE nel 2014 il 49% delle persone ha utilizzato Internet per ottenere informazioni da parte delle autorità pubbliche e il 33% ha presentato moduli amministrativi in via elettronica. I cittadini più attivi in questo senso sono quelli del nord Europa che segnalano la massima diffusione dei servizi di e-government mentre, come detto, in Cile, Italia e Polonia l’utilizzzo da parte dei cittadini è molto più basso, di fatto in coda alla classifica.

Servidi digitali

L’utilizzo dei servizi di e-government da parte delle imprese è superiore a quella dei cittadini. Lo studio sottolinea come questo dato potrebbe riflettere il fatto che in molti paesi l’uso del canale digitale è obbligatoria per le aziende. In media in tutta l’OCSE nel 2013, l’83% delle imprese ha dichiarato di aver utilizzato Internet per ottenere informazioni/dalle loro autorità pubbliche e il 78% ha restituito un modulo compilato on-line. I Paesi nordici, ma anche Francia e Irlanda, segnalano un elevato livello di  attività, mentre Canada, Svizzera, Germania e Messico sono in posizioni più defilate. Un numero crescente di imprese nei paesi europei dell’OCSE utilizzare anche i sistemi di e-procurement. L’e-procurement facilita l’accesso agli appalti pubblici e aumenta la concorrenza: tra i paesi europei dell’OCSE nel 2013 la percentuale di aziende che utilizza sistemi di e-procurement va da più del 35% in Finlandia e Slovenia per l’accesso ai documenti al poco confortante il 18% in Italia, Spagna e Ungheria. L’utilizzo di sistemi di e-gara è particolarmente elevata in Irlanda (30%), Estonia (24%)  Polonia (24%).

Digital goverment e ICT

L’indagine Ocse  Survey on Digital Government Performance ha rilevato su un campione di soli 23 paesi, che vi sono stati 579 progetti ICT di governo con budget di oltre 10 milioni di dollari, e di questi, più della metà dei paesi che hanno risposto (pari a circa il 44% del 579 progetti individuati) hanno avuto una durata media di progetto più di tre anni. Ciò suggerisce che molti paesi stanno gestendo grandi progetti ICT complessi che hanno alti rischi di fallimento, ma anche una maggiore propensione a superare i loro bilanci iniziali rispetto ai progetti più piccoli. L’Italia compare tra gli ultimi Paesi per quanto riguarda i progetti Ict con un valore superiore ai 10 milioni di dollari.

Social network

A partire dal novembre 2014, i principali uffici delle istituzioni esecutive (Capo dello Stato, capo del governo, o di governo nel suo complesso), sono stati attivi su Twitter in 28 su 34 paesi OCSE e mantenuto una pagina Facebook in 21 su 34 paesi. Oltre ai governi centrali, molti ministeri, agenzie o programmi individuali hanno una presenza sui social media, come fanno molti livelli regionale e locale. Gli uffici direzionali nel Regno Unito (@ Number10gov) e Cile (GobiernodeChile) sono riusciti a costruire una comunità di seguaci su Twitter che equivale a circa il 4% della popolazione nazionale. Tuttavia, lo scopo e ritorni di utilizzo dei social media da parte degli uffici governativi non sono sempre chiaramente identificati, il che può portare a incertezza su come utilizzare al meglio i social media per gli obiettivi strategici nelle operazioni quotidiane. In questo senso la metà dei governi nazionali dei paesi OCSE ha formulato una strategia o un piano globale. La maggior parte dei governi vedono ancora i social media come un ulteriore strumento per trasmettere messaggi di comunicazione tradizionali e solo pochi cercano di sfruttare davvero i social media per scopi più avanzate, come l’apertura dei processi di politica pubblica o la trasformazione di fornitura di servizi pubblici. social media

Open governement

Incrociando 3 parametri diversi, ovvero disponibilità dei dati sui portali nazionali, accessibilità degli stessi, supporto del governo a riusp innovativo dei dati ed engagement degli stakeholder, emerge che gli sforzi maggiori in ottica open sono stati compiuti nel 2014 da Corea, Francia, Regno Unito, Australia, Canada e Spagna, mentre sono stati più bassi in Polonia. Alcuni paesi come la Svizzera, Estonia, Paesi Bassi, Svezia e Finlandia stanno attualmente intraprendendo importanti trasformazioni nel loro portale e non sono previsti nell’indice Ocse.  Anche in questo caso l’Italia non segna un buon risultato e si piazza sest’ultima.

Open data

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