Economia digitale e strategie infrastrutturali

Il Regno Unito è uno dei Paesi che ha cercato di andare oltre il mandato più o meno volontaristico dei Digital Champion, per creare Ministeri o dipartimenti dedicati all’economia digitale. Nel caso britannico, è nato un ibrido  che attinge a due Ministeri (Department for Business, Innovation and Skills (BIS) e Department for Culture, Media and Sport (DCMS).

Responsabilità. Lo spettro è indubbiamente molto ampio: la strategia digitale, temi legati alla sicurezza e resilienza delle reti, infrastrutture digitali, industria dei contenuti digitali, ma anche: mercato unico digitale; smart city; imprenditoria digitale; competenze digitali; fino alle tecnologie del futuro (esemplificate nell’Internet of Things e i Big Data). Tante cose, ma come sempre permane il problema delle leve e risorse realmente dedicate.

La richiesta di maggiori livelli di servizio. Nonostante la separazione funzionale  pionieristica delle infrastrutture passive della rete di BT in Openreach, è cresciuta negli anni la richiesta da parte degli operatori alternativi  (tra i quali Sky, Vodafone, Talk Talk) di andare oltre, al fine di garantire un maggiore livello di servizio, a maggior ragione a fronte dell’evoluzione verso le reti di nuova generazione, che BT ha ormai esteso alla maggior parte del Paese e che coprirà nel 2017 il 95% della popolazione. Sale la richiesta di misurazioni oggettive delle performance dei servizi ai clienti finali.

A volte ritornano. La “paura” di molti nasce innanzitutto dall’aggressività competitiva di BT, che è rientrata nel mercato del mobile attraverso l’acquisizione di EE (per 12,5 miliardi di Sterline), ma ha anche acquistato i diritti TV del calcio, sia per la Premiership, che per la Champions. In questo scenario, l’accusa degli operatori alternativi è che sia ormai sorto un conflitto di interessi tra Openreach e la divisione retail di BT.

Regolatore. L’Autorità di settore, l’Ofcom, che ha storicamente svolto un ruolo importante anche nell’influenzare gli orientamenti comunitaria e si contraddistingue per le sue vision sul futuro della regolamentazione, ha indetto una consultazione per valutare i diversi possibili scenari di ulteriore evoluzione del modello di riferimento e garantire la piena parità di trattamento. Il futuro oltre la  siepe.

Governo. La risposta del Governo, per bocca del Ministro dell’Economia Digitale, non si è fatta attendere. Il messaggio è piuttosto chiaro: la definitiva separazione è un’opera immane, richiede molto tempo e non è scevra da potenziali controindicazioni. In sintesi, una misura non necessariamente proporzionata rispetto ai possibili obiettivi strategici. La parola spetta all’Ofcom, ma rimane lo scetticismo del Ministro.

Le promesse e paure del Ministro.  Il Ministro ipotizza la possibilità di un servizio universale con velocità tra i 5 e i 10 Mbps, contributi per la realizzazione delle infrastrutture nelle aree  più svantaggiate. Difficile invece ipotizzare un intervento pubblico per la realizzazione delle reti FTTH (fibra fino a casa utente), a maggior ragione secondo il modello australiano (acquisto della rete dell’operatore nazionale), che si è rivelato fallimentare. Assume invece un nuovo  ruolo la rete mobile, sia per lo sviluppo delle nuove generazioni di reti, che per coprire le parti più remote del Paese. La promessa è la revisione del quadro normativo per favorire la densificazione delle antenne. Qualche paura invece riguardo all’impatto sui consumatori derivante dalla concentrazione del settore delle telecomunicazioni mobili, in  particolare sullo sviluppo di nuovi investimenti. L’affermazione che “la maggior parte dei cittadini può vivere con 6-7 Mbps” fa invece venire qualche dubbio sulle capacità di foreward looking del Ministro d’Albione.

Non solo certezze, per fortuna. 

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here