Tax ruling è illegale: dalla Ue stangata per Fiat e Starbucks. Apple e Amazon saranno le prossime?

Arrivano le prime decisioni della Commissione europea sul tax ruling, ovvero sui regimi di tassazione agevolata verso colossi stranieri, che taluni Stati avrebbero concesso a danno dell’erario. Trattamenti non concorrenziali, dunque: i “tax ruling” concessi da Lussemburgo e Olanda rispettivamente a Fiat Finance and Trade (controllata Fca) e a Starbucks sono “illegali”. E’ questa, infatti, la decisione del Commissario Ue per la concorrenza, Margrethe Vestager. Le due società dovranno restituire “almeno 20-30 milioni di euro” dei vantaggi illeciti e non potranno più godere dello stesso trattamento di favore.

Di per sé i ruling fiscali sono strumenti perfettamente legali” scrive la Commissione europea in una nota, ma gli accordi per Fiat e Starbucks “hanno però avallato metodi complessi e artificiosi allo scopo di determinare gli utili imponibili delle imprese e non riflettono la realtà economica“. In particolare, si nota che i due accordi “hanno fissato prezzi per la vendita di beni e servizi tra società dello stesso gruppo (i cosiddetti ‘prezzi di trasferimentò) che non corrispondono alle condizioni di mercato”. Di conseguenza, aggiunge la Commissione, “la maggior parte degli utili generati dalla società di torrefazione del caffè di Starbucks sono stati trasferiti all’estero, per di più in paesi dove non sono tassati” mentre “la società di finanziamento di Fiat ha sottostimato gli utili da assoggettare a imposta”. Tale pratica “è illegale ai sensi delle norme Ue sugli aiuti di Stato” perché, osserva l’esecutivo europeo, i ruling fiscali “non possono servirsi di metodologie, per quanto complesse, per fissare prezzi di trasferimento economicamente non giustificabili e che trasferiscono indebitamente gli utili per ridurre le tasse a carico di una data società“. Così facendo, infatti, “si concede un vantaggio concorrenziale sleale a determinate imprese a discapito di altre (soprattutto Pmi) che sono state tassate in base ai loro utili effettivi perché pagano prezzi di mercato per i9 beni ed i servizi di cui si avvalgono”.  Il Lussemburgo ha subito contestato la decisione dell’antitrust europeo e “si riserva tutti i diritti”di analizzare “con la dovuta diligenza” tanto la decisione quanto “il ragionamento giuridico” e già “constata che la Commissione ha fatto ricorso a criteri inediti“.

Quelle di oggi, spiega la Ue, sono “le prime due decisioni, ma abbiamo altre indagini in corso” e la Commissione è “pronta ad aprire altre inchieste” se emergeranno sospetti. La decisione di oggi rappresenta, secondo gli analisti, una spia e forse un antipasto, delle prossime decisioni dell’Europa su Apple e Amazon, sotto inchiesta per medesime accuse rispettivamente in Irlanda e Lussemburgo.

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