Diritto all’oblio, Google: in un anno e mezzo ricevute quasi 350 mila richieste di rimozione

Non si ferma il flusso continuo di richieste che Google riceve dai cittadini europei per effetto del diritto all’oblio. Come noto con la discussa sentenza del mese di maggio del 2014, Google Spain contro AEPD e Mario Costeja González, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che gli utenti hanno il diritto di chiedere ai motori di ricerca come Google di rimuovere determinati risultati che li riguardano. I motori di ricerca, Google in primis, devono valutare la richiesta di rimozione di ogni persona al fine e possono continuare a mostrare determinati risultati soltanto se esiste un interesse pubblico che ne giustifichi la visualizzazione.

totale richieste
Totale delle richieste di rimozione di URL

Da quando il colosso ha messo a disposizione dei cittaini un apposito modulo di richiesta rimozione, ha ricevuto 348.508 richieste cui è seguita nel complesso l’analisi di più di un milione e duecentomila Url. Di questi il 42% è stato rimosso dai risultati di ricerca, mentre per il 58% dei link non si è attuata la procedura di cancellazione.
Dal nuovo aggiornamento pubblicato da Google è la Francia lo stato da cui sono pervenute più domande, più di 73 mila per 246 mila url analizzzate, e il 51% di esse non sono state rimosse. Seguono Germania e Inghilterra, con circa 60 mila e 43 mila richieste, e poi Spagna e Italia: il Belpaese si ferma a 26 mila richieste con ben il 70% delle url non rimosse. Google riporta che il numero massimo di link eliminati fa riferimento a pagine Facebook con 10229 url rimossi, seguito da profileengine, groups.google.com, youtube.com e badoo.com.

Quali criteri per la rimozione?
Non è un mistero che il controllo dei link e loro valutazione non sia una questione semplice da gestire. Per questo Google ha pubblicato anche alcuni esempi utili a comprendere che tipo di richieste vengono accettate e quali no: in GB, ad esempio, in seguito alla rimozione di una notizia relativa a un reato minore, un giornale ha pubblicato un articolo sulla rimozione stessa ma l’Information Commissioner’s Office ha di nuovo imposto di rimuovere il secondo articolo dai risultati di ricerca relativi al nome della persona. In questo caso la rimozione è avvenuta. Stesso dicasi per un caso dalla Germania in cui un cittadino accusato di un reato grave negli ultimi cinque anni ma la cui condanna è stata annullata in appello ha chiesto di rimuovere un articolo in merito al caso e Google ha proceduto.
Diversamente, un funzionario pubblico italiano che ha chiesto di rimuovere articoli recenti relativi a una condanna penale risalente a decenni fa non ha visto rimosso alcun link perchè la richiesta non era rispondente ai criteri in base ai quali si può esercitare il diritto all’oblio. Stessa cosa è accaduta, spiega Google, a un importante uomo d’affari polacco che ha chiesto di rimuovere articoli relativi all’azione legale che ha intentato contro un giornale cui è stata negata la rimozione.

 

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