Il periodo natalizio, si sa, è un buon momento per le iniziative di solidarietà. A Natale sono tutti più buoni e molte ong e associazioni umanitarie lanciano, proprio nelle settimane delle feste, campagne di raccolta fondi o iniziative benefiche. In questo i social media hanno assunto via via un ruolo sempre più centrale, con la creazione di contenuti tesi a raggiungere la viralità facendo leva sulle emozioni per raggiungere un pubblico il più ampio possibile e, di conseguenza, massimizzare le donazioni.
È la strategia seguita anche dalla Croce Rossa Italiana che, un paio di giorni prima di Natale, ha pubblicato un video di poco più di 30 secondi su Facebook che ha fatto discutere non tanto per le intenzioni o per i temi scelti, ma piuttosto per la scelta dei contenuti e per le modalità con cui questi sono stati diffusi.
Il video in questione – che a oggi ha ottenuto oltre 11 milioni di visualizzazioni e che bene o male è apparso un po’ in tutte le nostre timeline – mostra in reverse una serie di crolli strutturali di diversi edifici, tanto che gli edifici in questione sembrano ricostruirsi invece di distruggersi. Al termine delle immagini compare un testo in tre schermate: «Non si può mai tornare indietro. Ma si può guardare avanti. Insieme. Sostieni la ricostruzione del Centro Italia e supporta la Croce Rossa Italiana».
Un riferimento esplicito al terremoto che, tra agosto e settembre, ha causato danni e vittime nelle regioni del Centro. Un concetto ribadito anche nel lancio del video sulla pagina Facebook: «Premere un tasto, riavvolgere il nastro come se niente fosse accaduto, purtroppo non è possibile. Ieri come oggi. Possiamo però guardare avanti per ricostruire. Insieme. Come stiamo facendo con grande impegno nelle zone colpite dal sisma grazie all’aiuto di tutti #reversiblelive #CroceRossa».
Fino a qui, nulla di strano. Ma qualcosa ha fatto saltare la mosca al naso degli utenti, innescando una polemica di cui si trova traccia nei commenti al video. Nel filmato, infatti, sono presenti anche alcuni fotogrammi del crollo della Basilica Superiore di Assisi, immagini indimenticabili nella loro drammaticità, risalenti però al terremoto del 1997 e non al sisma di sei mesi fa. Qui si potrebbe obiettare che lo scopo di Croce Rossa Italiana è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, scopo che si raggiunge anche e soprattutto proponendo immagini particolarmente forti, che restino impresse nella mente di chi guarda. Insomma, non si può parlare di strumentalizzazione. A meno che quelle immagini non si presentino con un video in diretta su Facebook e un lancio un po’ diverso, questo:
Per farla breve: Invece di pubblicare il video “alla solita maniera”, Croce Rossa Italiana ha deciso di pubblicare il video della propria campagna come fosse un live e con un lancio che suggeriva che le immagini mostrate fossero relative a un “qui e ora” legato al presente: nella selva di immagini in diretta che stanno proliferano sui social network, però, quelle immagini indimenticabili relative al sisma del 1997 non sono passate inosservate e più qualcuno ha fatto notare come spacciare per “in diretta” quei fotogrammi fosse quantomeno fuorviante per chiunque fosse capitato sul video, dando l’impressione che, a pochi giorni dal Natale, un nuovo sisma avesse colpito e regioni del Centro Italia. Così Croce Rossa Italiana si è affrettata a correggere il tiro, o meglio il lancio: passando da un “ecco cosa sta succedendo” al più motivational: “non si può tornare indietro ma possiamo guardare avanti”.
La cronologia delle modifiche del post è pubblica e si nota come sia stato necessario più di un ritocco prima che il lancio trovasse la forma definitiva:
Nel frattempo, però: c’è chi fa notare come il post di Croce Rossa Italiana, oltre che essere fuorviante dal punto di vista di accuratezza dell’informazione – fortunatamente non c’è stato nessun nuovo terremoto – risulta essere anche dannoso per chi, nei centri colpiti dal sisma e nelle aree limitrofe, sta facendo di tutto per ritornare alla normalità sfruttando anche il periodo natalizio nella speranza di recuperare un po’ sulle attività turistiche: la faccenda culmina con una diffida e la successiva querela da parte del Comune di Assisi (non colpito dal sisma dei mesi scorsi) nei confronti di Croce Rossa Italiana e con la successiva risposta di CRI, che sottolinea l’avvenuta modifica del lancio del video, sottolineando come le immagini del sisma del 1997 siano state inserite allo scopo di creare una campagna «che potesse tenere i riflettori accesi anche quando l’emergenza fosse passata a fronte di una permanenza reale dei bisogni» e che Assisi «spicca per la sua tenacia e la forza mostrata dopo il sisma del ’97 da cui si è rialzata, tornando a risplendere».
Le parole di Croce Rossa Italiana, però non riescono a convincere tutti: sopratutto perché, come fanno notare diversi utenti, nel filmato sono presenti immagini di cedimenti di edifici che non hanno nulla a che vedere con il terremoto (l’edificio giallo che si vede crollare nel video è la sede della Facoltà di Veterinaria dell’Università Federico II di Napoli, crollato nel dicembre del 2015 probabilmente a causa di un cedimento del suolo).
E questo, nel dibattito già caldissimo di questi giorni su bufale, post-verità e diffusione di false notizie sui social media, ha un peso notevole sulla percezione che il pubblico ha avuto della campagna di Croce Rossa Italiana: certamente partita con gli intenti più nobili ma finita per generare una polemica consistente su due fronti, ugualmente delicati: quello dei centri colpiti dal terremoto che lavorano per ridare vita alla propria terra e, dall’altra parte il tema della veridicità delle informazioni che circolano in rete.
Sarebbe andata diversamente se Croce Rossa avesse ideato e diffuso il suo video in un momento in cui la polemica sulla post-verità non era ancora così accesa? Forse. O forse gli utenti avrebbero comunque fatto notare di non apprezzare il “giochino” di spacciare per eventi scollegati tra loro per immagini legate a un luogo e a un momento preciso. Sta di fatto che, anche quando si fa leva sulle emozioni per scopi nobili come può esserlo la solidarietà, non ci si può permettere di correre il rischio di non raccontare qualcosa di vero. Sopratutto quando si tratta della reputazione e dell’immagine di un’organizzazione umanitaria che, in quel momento, sta sollecitando un impegno concreto da parte del pubblico.
Lesson Learned: Qualsiasi cosa tu voglia raccontare al tuo pubblico, in qualsiasi modo tu voglia raccontarla, metti la coerenza davanti all’obiettivo che vuoi ottenere. Così come il tuo messaggio più diventare virale, possono diventarlo anche gli interventi di coloro che fanno notare un tuo errore o una tua leggerezza.
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