“Spiegare il grande lavoro che può esserci per esempio dietro un video Netflix di qualità eccellente o una videoconferenza ad alta definizione che consente agli utenti di vedersi come se fossero di persona non è cosa banale”. Così Paolo Campoli, Head of Global Service Provider Business per il Sud Europa di Cisco, inizia a presentare l’accordo TIM-Cisco per l’avvio di un progetto di trasformazione della rete Optical Packet Metro (OPM) di TIM, infrastruttura che raccoglie e aggrega il traffico proveniente dagli accessi su linee fisse e mobili e dai collegamenti aziendali.
“La rete che sta dietro i benefici effetti percepiti dall’utente e che raccoglie e aggrega gli accessi delle linee fisse, mobili e aziendali – continua Campoli – deve essere solida e sicura, ma soprattutto deve essere in grado di abilitare una maggiore efficienza operativa e la definizione di nuovi modelli di business funzionali anche all’adozione del 5G”. Un 5G che porterà non solo velocità ma anche bassa latenza e possibilità di connettere a basso consumo oggetti di ogni genere supportando così l’IoT.
“Insieme a TIM – continua Campoli – abbiamo raccolto una sfida importante: modificare la rete “in corsa”, senza svilupparne una nuova quindi, ma garantendo continuità operativa per tutti i servizi durante la sua trasformazione. Una trasformazione che sarà trasparente agli occhi dei clienti ma che, nell’arco di due o tre anni, cambierà profondamente il livello qualitativo dell’infrastruttura”. Grazie all’accordo, infatti, la nuova rete OPM di TIM integrerà la tecnologia Cisco Aggregation Services Router, la piattaforma di ultima generazione in grado di offrire livelli elevati di velocità, completezza del servizio ed efficienza e di supportare la richiesta generata da picchi di traffico video e dati in tutte le reti.
“Sempre più le reti – afferma Paolo Campoli – saranno in grado di apprendere e auto-adattarsi alle nuove esigenze di traffico. Se pensiamo che fino a qualche tempo fa il tempo richiesto per creare e lanciare un nuovo servizio si misurava in mesi mentre oggi lo si misura in giorni, capiamo quanto questo sia importante. L’automazione serve proprio a questo: ottimizzare le risorse presenti sfruttando nuove tecnologie per rendere i servizi sempre più veloci o svilupparne di nuovi in casa o grazie ad accordi con partner commerciali”.
L’investimento di TIM consentirà di indirizzare in modo ancora più efficace la digitalizzazione dei servizi su linee fisse e mobili in ambito consumer, business e wholesale, garantendo la semplificazione e l’ottimizzazione dei modelli operativi, ulteriore qualità nel trasporto del traffico IP e adeguata larghezza di banda, attraverso la diffusione di connettività IP a 100G in ambito metropolitano, fondamentale, in particolare, per sostenere la crescita del traffico video.
“Il nostro Paese, secondo l’ultima relazione Agcom, ha fatto grandi passi avanti recuperando posizioni sia in termini di utenti connessi con banda ultralarga che di riduzione del digital divide anche nelle aree meno servite. Una cosa assolutamente necessaria, direi quasi scontata in un Paese normale ma che garantisce competitività alle nostre aziende altrimenti condannate a restare al palo. Questa sfida tecnologica non potremmo certo concederci il lusso di perderla. Avere infrastrutture di rete solide, veloci, sicure è condizione necessaria oggi per ogni tipo di attività si voglia intraprendere”.
L’investimento rientra nel piano di TIM per il triennio 2017-2019 che prevede circa 5 miliardi per una più veloce realizzazione della copertura nazionale con le reti ultrabroadband (fibra e 4G), con l’obiettivo di copertura a fine 2019 di circa il 99% delle abitazioni su rete fissa e di oltre il 99% della popolazione con il 4G.
“Questo genere di progetti – conclude Campoli – costituiscono mattoni fondamentali per la competitività del Paese in quanto abilitano la digitalizzazione e quindi la costituzione di nuovi ecosistemi”.
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