I millennials, ovvero i nati tra il 1980 e il 2000, rappresentano oggi in molte realtà aziendali la maggioranza dei lavoratori. Nel 2015 in America, secondo il Pew Research Center, avevano raggiunto i 53,5 milioni superando quelli appartenenti alla generazione X, nati tra il ’65 e l’80, e i Baby Boomers (1946-1964) e la tendenza non può che confermare il dato.
Cosa comporta per un’azienda avere a che fare con lavoratori della cosiddetta generazione Y? Come cambia il modo di gestire e formare la forza lavoro? Un report pubblicato di recente da Docebo mette in evidenza le differenze di approccio al lavoro e aspettative dei lavoratori in termini di formazione continua.
Secondo la Canadian Human ReFontes Professionals Association, i Millennials si caratterizzano sul lavoro per essere nativi digitali e avere una maggiore familiarità con gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione. Ma oltre questo risultano anche poco coinvolti nel proprio lavoro (solo il 29% afferma di esserlo, infatti) e alla ricerca di nuove motivazioni e soddisfazioni. Non è una novità il fatto che questa generazione sia incline ad abbandonare facilmente il proprio lavoro per nuove opportunità: il 60% dei lavoratori cambierebbe lavoro in vista di nuove offerte e il 21% dei millennials lo ha già fatto negli ultimi anni. Un turnover che rappresenta un costo elevato per le aziende che investono sulle persone assunte.
Quali le aspettative dei millennials sul lavoro?
Sviluppo professionale. Il 35% degli intervistati da HRPA dichiara di apprezzare molto in un’azienda programmi di formazione e sviluppo di alta qualità.
Opportunità di promozione. C’è desiderio da parte dei giovani lavoratori (51% degli intervistati da Qualtrics e Accel) di sviluppare le competenze necessarie per raggiungere il successo.
Salario competitivo. Il 44% dei millennials è attratto da questo e il 37% decide di cambiare lavoro proprio perché meglio retribuito in altri contesti.
Ambiente di lavoro flessibile. Flessibilità e capacità di gestire le responsabilità lavorative e la propria vita privata sono ritenute molto importanti dal 39% dei lavoratori.
Responsabilità sociale d’impresa. Secondo una indagine Deloitte, quando un’organizzazione offre attività di beneficenza dando spazio a iniziative di responsabilità sociale i lavoratori più giovani “mostrano un maggiore livello di fedeltà, hanno un giudizio più positivo del comportamento aziendale e sono meno pessimisti sulla situazione sociale generale”.
Benefit. Il 31% dei millennials concorda sul fatto che gli incentivi sul lavoro possano rendere le aziende più attraenti.
Collaborazione e community. Un ambiente incentrato sul lavoro di squadra e un senso di comunità sono le cose alle quali i lavoratori tengono di più secondo una ricerca di PwC, con un 36% che dichiara di sviluppare amicizie principalmente nel posto di lavoro.
A fronte di queste aspettative, è necessario per le aziende mettere in campo delle iniziative di formazione adatte ed efficaci, che tengano conto di un pubblico aziendale multigenerazionale. Per farlo nel report Docebo si evidenziano quattro consigli finali:
Supportare molteplici formati e approcci formativi, ovvero far convivere diversi modi di formare il personale tenendo conto che una parte di questo privilegia ancora la modalità frontale, mentre i millennials per esempio richiedono formazione informale.
Valutare skill e competenze. Analizzando i gap di competenze, è possibile progettare un percorso di formazione personalizzato per i lavoratori che sia in linea con le sue esigenze e soprattutto con le aspettative di carriera.
Supportare il mobile learning. Visto il desiderio di flessibilità dei lavoratori più giovani, finalizzato a raggiungere un equilibrio sano vita/lavoro, sfruttare il mobile come strumento di formazione è da ritenersi utile per incentivare i lavoratori più giovani.
Supportare il social learning. Secondo HRPA il 60% delle aziende canadesi non dispone di un programma di tutoring. Questo non aiuta certamente la formazione che vive oggi anche di condivisione e strumenti che agevolano la creazione di comunità di pratica dove collaborazione e condivisione del sapere rendono più efficaci le iniziative formative.
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