Crowdfunding: come finanziare un progetto imprenditoriale?

Come far comprendere il crowdfunding se non raccontando  la propria esperienza e condividendo qualche informazione, utile a chi desideri avvicinarsi a questa forma di finanziamento per realizzare una idea imprenditoriale?

Mi sono avvicinato a Kickstarter a fine 2015 con un primo esperimento, con l’intento di dare voce a un hobby personale: i giochi da tavolo, e contemporaneamente verificare in prima persona cosa significhi gestire una campagna di raccolta fondi con questa metodologia. Si parla tanto di crowdfunding, delle potenzialità, delle opportunità e dei nuovi mercati. Si parla di come tutto il mondo sembri usufruirne e di come, anche noi in Italia, abbiamo finalmente la possibilità di utilizzare questa novità.

Attualmente quella che in America è considerata una fonte di finanziamento utilizzabile, in Italia appare ancora come una sorta di colletta senza troppe pretese, tanto che a parte qualche caso raro, come la raccolta fondi del 2014 organizzata dal Festival Internazionale del Giornalismo, si trovano solo campagne da poche migliaia di euro, al massimo finalizzate a produrre singoli progetti artistici, musicali, di recupero urbano… e in ogni caso di respiro assolutamente locale.

La mia esperienza finalmente fa presagire qualcosa di diverso, mostrando che esiste una strada diretta verso mercati globali. Una strada percorribile da tutti se affrontata con la giusta mentalità e mezzi adeguati. Per questa ragione ho deciso di investire ulteriormente negli anni 2016 e 2017, lanciando un nuovo prodotto su Kickstarter, che ha raccolto più di 200.000 euro in un mese; un percorso che ha dato linfa vitale e fortificato le convinzioni per continuare a investire in questo mercato.

Il crowdfunding non è adatto a tutte le situazioni, è un sistema che funziona se affrontato in modo ordinato e strutturato, ma potrebbe non bastare. Bisogna essere consapevoli che si sta chiedendo denaro a privati, perciò ci si deve mettere nella condizione di comprendere ogni loro preoccupazione o dubbio, essendo sempre pronti a rispondere celermente.

Tutto ciò è molto difficile quando si opera su una rete globale: i “backers” (le persone che aderiscono economicamente alla campagna) provengono principalmente da altri Paesi, quindi oltre alle difficoltà di comunicazione in lingua inglese, bisogna considerare i fusi orari, che di fatto rendono l’orario di lavoro h24.

Organizzare una campagna su Kickstarter ci costringe ad adottare scadenze estremamente rigide e improrogabili; è necessario servirsi di un team multidisciplinare, composto da persone con professionalità molto differenti, ma tutte indispensabili.

Nonostante ci siano tanti casi di successo, in cui un singolo individuo con una brillante idea è riuscito a conquistare il supporto di migliaia di persone su Kickstarter, è sbagliato pensare che questo sia l’approccio “standard” al crowdfunding; è come credere che creando un’app qualsiasi si avrà in breve tempo successo incondizionato. Il crowdfunding è una richiesta di finanziamento per un’attività imprenditoriale e va quindi affrontata come un processo aziendale.

Quali gli step da seguire?

Come primo passo è necessario creare un Business Plan concreto e realistico, inclusivo di ogni spesa che l’imprenditore dovrà anticipare oltre a un accurato breakdown di come i fondi andranno impiegati. Il rischio è di ritrovarsi con i fondi nel conto corrente e rendersi conto che il prodotto costa il 10% in più del previsto, o che non si era dato un giusto valore alle tasse da pagare. Una situazione del genere può mettere in seria difficoltà una piccola azienda.

La piattaforma Kickstarter accompagna l’azienda durante tutto il percorso, offrendo uno spazio ottimizzato e collaudato, per divulgare il progetto scomponendolo in varie sezioni, guidando l’imprenditore a non lasciare nessun particolare al caso.

L’aspetto comunicativo è importantissimo: i backers basano la loro scelta d’investimento esclusivamente su ciò che l’azienda è in grado di mostrare attraverso la piattaforma Kickstarter e i canali di comunicazione online. Quindi una volta che i canali sono stati selezionati, è importante scegliere il linguaggio idoneo al proprio backer ideale e ottenere validazione anche da soggetti terzi che riscuotano fiducia nell’area tematica pertinente al progetto.

L’ostacolo maggiore di qualunque campagna sta nel trasmettere l’affidabilità della propria azienda, riuscendo a convincere persone sconosciute a contribuire, a scatola chiusa, alla realizzazione del progetto. La comunità di riferimento (giocatori da tavolo nel nostro caso) è fondamentale: il suo giudizio può decretare l’esito della campagna.

Il crowdfunding di tipo reward si adatta perfettamente a una comunità di persone altamente interessate a un singolo argomento, ma richiede un alto livello qualitativo, poiché si sta dialogando con individui esperti con altissime aspettative ma che, se convinti, saranno il miglior veicolo promozionale possibile.

La campagna di Barbarians: The Invasion è stata buona, ma ha richiesto mesi di lavoro da parte di un team di persone pronte a soddisfare anche le richieste più improbabili. Se dovessi fare una sintesi estrema, le colonne portanti che hanno sorretto la comunicazione sono state: un team multidisciplinare e affiatato insieme all’approvazione del lavoro svolto fino a quel momento da influencer della comunità dei giocatori di boardgames.

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