Come ci comportiamo online? Dati e previsioni per il futuro

Come ogni anno, puntuale come un treno in Giappone, arriva Global Digital, l’indagine condotta da We Are Social in collaborazione con Hootsuite che fotografa lo scenario digitale mondiale. Ma cosa dicono i tanti numeri e grafici presenti?

Quello che balza all’occhio è che i 4 miliardi di utenti internet spendono mediamente 6 ore ogni giorno online e molto di questo tempo è vissuto sui social network attraverso il filtro di uno smartphone, il nuovo telecomando della realtà.

I tailandesi battono ogni record di tempo speso online – dei “principianti” rispetto alla sottoscritta – mentre il nostro Paese si attesta appena sotto la media di utilizzo. Interessante il dato riferito alle lingue più utilizzate per i contenuti web diffusi: russo, italiano, persiano, ceco e coreano registrano una sensibile crescita dei contenuti diffusi nella loro lingua.

 

La statistica rivela un incremento dell’utilizzo dei social network per effettuare ricerche relative a brand e prodotti (social search) e preannuncia una virata internazionale – ed effettiva – verso il social commerce, l’acquisto diretto sulle piattaforme della Silicon Valley, a partire da quella blu di Mark Zuckerberg.

E se i social sono stati la porta d’ingresso verso internet dei Paesi emergenti, crescono con progressione geometrica le ricerche e le interazioni vocali e per immagini, tanto da far pensare che gradualmente si smetterà (perché non ne avremo più bisogno) di scrivere. Chissà che questo non porti alla nascita di nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione, finché l’essere umano evolverà, fisionomicamente intendo, per adattarsi a questo cambiamento.

Continueremo a chattare con i servizi di messaggistica che, i dati promettono, punteranno al video e alla realtà aumentata per favorire una maggiore interazione. Mentre impera la moda dei gruppi e dei video (ancora?!) su Facebook, You Tube registra un 70% di crescita e Instagram coinvolge con le sue storie: ben 250 milioni di utenti giornalieri.

Non sarà un caso che tutti questi contenuti visivi siano una conseguenza della sempre crescente fruizione passiva dei contenuti di intrattenimento (a mo’ di TV, per capirci). E se è vero che 1+1 fa 2, ecco un’ulteriore conferma del desiderio di leggerezza: tra le App più scaricate a livello globale troviamo i giochi e quelle di intrattenimento. Intanto che 2 miliardi di utenti piangevano dal ridere su Twitter, attraverso l’emoji con i lacrimoni e il sorrisone, su Instagram, nel 2017, tutti digitavano l’hashtag #love.

E in Italia?

Puntando il cannocchiale sul Belpaese osserviamo una (inaspettata) attenzione alla privacy, una discreta fiducia nella trasformazione digitale e un uso assiduo del world wide web: l’88 % va su internet con una regolarità invidiabile da qualsiasi stitico.

Facebook domina e amplia il suo bacino d’utenza ai non-proprio-nativi-digitali che, per pochissimo, sono in prevalenza uomini. La portata organica dei post diminuisce (nulla di nuovo), mentre diventa conditio sine qua non foraggiare le casse dell’azienda di Menlo Park, sempre più piattaforma di marketing e sempre meno social network.

Come utilizziamo lo smartphone in Italia? In prevalenza per fare foto, svegliarci, annotare appuntamenti, leggere news e sapere che tempo fa. Ma usiamo il telefono anche per “andare in banca” e “trovare la retta via”.

Gli italiani online comprano prevalentemente prodotti e servizi legati al mondo della moda e dei viaggi: ancora bassa la percentuale per il settore food che, tuttavia, registra una crescita anche a livello mondiale. Vuoi vedere che c’è lo zampino di Jeff Bezos?

 

Il primo stimolo all’acquisto arriva ancora dalla TV, ma l’online è a solo 4 punti percentuali. Chi diventerà più mainstream tra qualche anno?

Se provo a immaginare il futuro lo vedo pieno di voce, batterie da ricaricare, mixed reality e una fruizione sempre più superficiale dei social, tanto che il vero intrattenimento si avrà voglia di trovarlo all’interno degli store fisici, sempre più interattivi.

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