Intelligenza Artificiale in PA: un libro bianco serve?

Un libro bianco su L’Intelligenza Artificiale a servizio del cittadino, presentato in questi giorni da Agid, con 9 sfide individuate dopo un mese di consultazione pubblica e diversi esempi di applicazione descritti dalle persone della task force, rappresentative di 30 profili professionali multidisciplinari. Un documento che raccoglie indicazioni e riflessioni aperte sull’applicazione sostenibile dell’intelligenza artificiale in diversi ambiti pubblici.

Questo è solo l’inizio di un percorso finalizzato a migliorare l’efficienza dei servizi pubblici attraverso lo stanziamento di 5 milioni di euro, utili allo sviluppo di progetti pilota di AI che le PA potranno realizzare in collaborazione con AgID, seguendo le raccomandazioni contenute nel Libro Bianco.

Perché parlare di Intelligenza Artificiale? Su cosa riflettere?

Parlare di IA – afferma Paolo Giardini, esperto di sicurezza informaticanon  è semplice soprattutto per i non addetti ai lavori, quindi mi limiterò solo a poche considerazioni. Tempo fa ho fatto qualche chiacchierata con Cleverbot, un’applicazione AI creata da Rollo Carpenter che nel 2011 ha superato il testi di Turing. Il test diTuring è un metodo per determinare se una macchina sia o meno in grado di pensare come un essere umano.  Durante il test, Cleverbot ha raggiunto un punteggio di oltre 59 su 100, mentre i partecipanti umani hanno raggiunto al massimo 63 su 100. Da notare che il test si ritiene superato con un punteggio di 50 su 100. Le mie discussioni con questa IA sono sempre state molto divertenti, in particolare per le risposte ricevute. A volte coerenti, altre volte quanto meno surreali. Di sicuro non ho avuto l’impressione di parlare con un altro essere umano. Di certo questo non può essere indicato come il massimo esempio di IA ma vi invito a farvi una chat con Cleverbot o Evie se non altro per abituarvi a ricevere consulenze, assistenza, tutoraggio, da “entità intelligenti non umane”. E non sto parlando di alieni ma di sistemi già in uso per le più disparate applicazioni.

Avete mai ascoltato la canzone “Not easy” di Alex Da Kid? Nell’ottobre 2016 è stata prima su Spotify. La particolarità di questa canzone è che è stata scritta “in collaborazione” con  Watson, un sistema IA di IBM. La prima applicazione commerciale del sistema di intelligenza artificiale Watson di IBM è stata installata presso il Memorial Sloan-Kettering Cancer Center dove viene usato per suggerire cure sul cancro. Da notare che il partner del progetto è una compagnia di assicurazioni sanitarie, la Wellpoint. Il che ci porta a fare  una considerazione relativa agli aspetti del diritto e delle responsabilità. Ne abbiamo avuto un esempio con l’auto a guida autonoma coinvolta in un incidente qualche giorno fa. Di chi è la responsabilità? Dovremo forse pensare di applicare le famose tre leggi della robotica inventate da Asimov anche alle IA. Il problema, se mai, è come“.

AI: qualcuno ne parla?

Di intelligenza artificiale si sente parlare solo in riferimento al timore che possa dar vita a robot in grado di sostituire delle persone? Per comprendere meglio il “sentiment” rispetto a questo tema, la task force AgID ha istituito anche un Osservatorio italiano, in collaborazione con l’istituto di ricerca HER – Human Ecosystems Relazioni, con l’obiettivo di analizzare con diverse tecniche le conversazioni sull’IA nei principali social network.

Una prima immagine, riportata sotto, riferita alle conversazioni pubbliche presenti sui principali social network a tema Intelligenza Artificiale mostra la risposta neutra del sentiment negli ultimi 30 giorni in Italia. Come a dire: AI? Nè buona né cattiva.

Oltre all’Osservatorio, la task force ha dato vita anche ad una mappa e un elenco dell’Ecosistema, ovvero dei produttori e utilizzatori italiani di soluzioni di IA (startup, imprese, organismi di ricerca, PA, EPR, etc) che possono “autosegnalarsi” attraverso uno specifico form pubblicato sul sito dell’Agenzia.

Quale la relazione tra AI e PA?

Credo che la domanda più corretta da farsi non sia “qual è il ruolo della AI nella PA presente e futura” ma “quale ruolo vogliamo che abbia?”. Così esordisce il nostro visionist Marco Caressa. “L’AI può rendere più efficienti le strutture di governo e amministrative, migliorare il lavoro dei dipendenti pubblici, liberando tempo e risorse per task non ripetitivi, e accrescere la qualità dei servizi offerti ai cittadini.  C’è però un prerequisito fondamentale: i dati. Per alimentare il motore degli algoritmi c’è bisogno di dati di alta qualità, quanti più possibile, normalizzati, rappresentativi e non-biased. Esiste oggi un framework maturo di data management nella PA? La PA conosce se stessa attraverso i suoi dati? Allo stato attuale no. Non sappiamo con precisione nemmeno quante norme oggi siano attive. Chi dice 70.000, chi di più, ma nessuna istituzione (Parlamento, Governo, Presidenza della Repubblica) è in grado di dirlo. La PA non sa (e quindi non è in grado di comunicare al cittadino) come stanno andando le migliaia di progetti che porta avanti nei vari settori. Non esiste un cruscotto pubblico da navigare  come questo del governo USA per sapere come vengono impiegate le risorse.  Accanto ad normale problema tecnologico (le soluzioni di AI sono molto specifiche e nuovi task o modifiche sostanziali agli obiettivi determinano spesso la riscrittura di nuove soluzioni da zero) c’è poi un problema relativo al fattore umano, con la necessità di colmare un gap di competenze che metta in grado i dipendenti pubblici di cooperare efficacemente con soluzioni di AI. Infine, da una prospettiva politica e amministrativa, c’è la sfida posta dall’AI al concetto di “responsabilità”. In futuro, un’intelligenza sintetica sarà in grado di pensare e prendere in autonomia decisioni amministrative o riguardanti la cosa pubblica. Per questo sarà necessaria una profonda riflessione, in termini giurisprudenziali, in relazione al concetto di “responsabilità” dei pubblici atti e decisioni. Lo tsunami determinato dall’automazione non più soltanto delle azioni meccaniche, ma delle decisioni e ben presto dei ragionamenti, è compatibile con scenari utopici e distopici in egual misuraPossiamo aspettarlo sulla spiaggia o prepararci a salirci sopra, per vedere come andrà a finire da una prospettiva più comoda“.

E la PA italiana è davvero pronta a cavalcare l’onda dell’Intelligenza Artificiale?

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