Sabrina Tomassini: vita da Network Engineer

Dove c’è bisogno di fare rete, ci vuole una rete. E la progettazione di reti efficienti è proprio il lavoro di Sabrina Tomassini, ingegnere delle telecomunicazioni, Network Engineer per la rete GARR che interconnette ad altissima capacità università, centri di ricerca, biblioteche, musei, scuole e altri luoghi in cui si fa istruzione, scienza, cultura e innovazione su tutto il territorio nazionale. Circa 15.000 km tra collegamenti di dorsale e di accesso che consentono connessioni veloci, sicure, affidabili.

Sabrina segue in particolare i progetti di connessione di nuove sedi e cura i rapporti con gli utenti. Tra le attività più significative in cui è impegnata c’è il progetto con il Ministero della Salute, che ha portato a collegare in banda ultralarga oltre 50 sedi di IRCCS, ovvero gli ospedali in cui si fa ricerca biomedica e di IZS, gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali. Segue in prima persona la comunità dei beni culturali che ad oggi vede la connessione di decine di sedi prestigiose tra cui spiccano il Colosseo e altre sedi archeologiche e museali di Roma, gli Uffizi, la Basilica di San Marco, il parco archeologico di Pompei.

Ha incontrato difficoltà nel lavoro legate al fatto di essere donna?

Non ricordo nessuna particolare difficoltà legata al fatto di essere donna nel mio lavoro. Ammetto però che il momento del rientro in ufficio, dopo la pausa legata alla maternità, è stato molto faticoso. Spesso i colleghi uomini ti considerano poco produttiva nella tua nuova veste di mamma, in quei momenti devi dimostrare di essere sul pezzo più degli uomini e strenuamente lotti per non mollare posizioni precedentemente raggiunte.

Cosa serve per superare gli ostacoli che si potrebbero incontrare nel percorso lavorativo?

La tenacia è stata la mia arma per superare diffidenza e pregiudizio, negli anni della mia formazione universitaria e anche all’ingresso del mondo del lavoro.

Il divario digitale di genere è realtà. Come pensa si debba affrontare il problema? Cosa servirebbe per avere un numero maggiore di donne che lavorano in IT?

Penso sia importante il ruolo della scuola, le ragazze devono maturare fin dai primi anni di scuola elementare e media la consapevolezza di poter affrontare qualsiasi disciplina in modo paritario rispetto ai ragazzi. Certamente anche la famiglia ha un ruolo importante, ma è il contesto scolastico che dovrebbe favorire e alimentare le passioni e le ambizioni future dei nostri ragazzi.

Quali sono i vantaggi portati dal digitale a favore dell’inclusione di genere? Come farli emergere e cogliere da tutti (uomini prima che donne)?

Il “digitale” come fenomeno di massa ha allargato la platea di utilizzatori di oggetti digitali quali il telefonino, il tablet e il computer. Un contesto chiuso e accessibile a pochi esperti, uomini per la maggior parte, è stato improvvisamente aperto a moltissimi utenti, quindi a più donne.

Purtroppo questo fenomeno non ha ancora avuto effetti sulle opportunità di realizzazione professionale per le donne. Il digitale non risolve completamente il problema della mancanza di servizi che tutelano il lavoro femminile, come l’offerta di asili nido, ma la tecnologia permetterebbe oggi di partecipare alla vita di un’azienda senza dover essere fisicamente presenti in un posto di lavoro con l’ausilio di videoconferenza e strumenti collaborativi.

Per incrementare il numero di donne in ICT si dice che ci sia bisogno di buoni esempi e punti di riferimento. Uno di questi è sicuramente questa ing con l’apostrofo.

 

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