Cloud Backup and Recovery? Attenzione sul rischio

Commvault, azienda leader nel software per la gestione dei dati in ambiente cloud e on premises, ha reso noti i dati di una ricerca condotta da TechValidate su un campione di 261 clienti cloud dell’azienda, lo scorso aprile 2018, e dedicata al tema del backup and recovery nel cloud.

Quando si parla di cloud backup and recovery, qual è la principale preoccupazione per un’organizzazione? Nel 79% dei casi, l’attenzione si concentra sul rischio.

Negli scenari che tendenzialmente preoccupano di più, il rischio – e un ripristino rapido da questo rischio – è una fonte importante di inquietudine per i responsabili IT.

Il cloud backup and recovery è una priorità

In una survey condotta recentemente sui clienti cloud* di Commvault, è stata posta questa domanda: “Quando si parla di protezione dei dati nel cloud, qual è l’argomento che preoccupa maggiormente la vostra organizzazione?”

Le risposte più frequenti affrontano situazioni in cui l’organizzazione si trova esposta al rischio:

  • Il 36% degli interpellati sono preoccupati dal disaster recovery. Che si tratti di un disastro naturale, come un uragano o un allagamento, o di qualcosa di più comune, come un blocco hardware, il disaster recovery è una priorità.

  • Il 26% degli intervistati si preoccupa dei cloud data breach. Se i cloud pubblici hanno solitamente eccezionali dotazioni di sicurezza, proteggere dati e workload specifici è compito dell’azienda stessa.

  • Il 17% ha indicato come priorità il ransomware. Gli attacchi cyber possono prendere i dati in ostaggio oppure bloccare definitivamente i server, motivo per cui i professionisti IT considerano il ransomware tra le loro preoccupazioni.

Le principali tre indicazioni totalizzano il 79% delle risposte, e riguardano tutte il problema comune del rischio.

Gli strumenti attuali di cloud backup and recovery contribuiscono a ridurre il rischio?

Quando si parla di eventi di rischio, soluzioni puntuali o strumenti singoli nativi per il cloud possono non essere sufficienti.

I fornitori nativi cloud permettono ai dati e ai workload di restare ed essere utilizzabili costantemente online, ma i loro strumenti attuali sono necessariamente pensati per rispondere a SLA in tema di enterprise data recovery. Molti strumenti nativi richiedono processi manuali, indicazioni da seguire e creazione di script. Gli strumenti nativi spesso richiedono un intervento umano che può portare a errori, come l’esposizione di dati o addirittura il fallimento dei processi.

I prodotti puntuali di backup spesso hanno problemi in sede di recovery. Se per recuperare un singolo file si deve effettuare il ripristino di un’intera macchina virtuale, l’impegno in termini di tempo e lavoro può risultare eccessivo.

Altri prodotti puntuali non ripristinano i dati in un formato utilizzabile. In caso di rischio, l’obiettivo di un ripristino rapido è quello di tornare immediatamente a usare i dati. perché quindi mettere a rischio il business con processi di recovery non adeguati?

Copia & Incolla: perché questo titolo? Perché i contenuti di questa categoria sono stati pubblicati SENZA ALCUN INTERVENTO DELLA REDAZIONE. Sono comunicati stampa che abbiamo ritenuto in qualche modo interessanti, ma che NON SONO PASSATI PER ALCUNA ATTIVITÀ REDAZIONALE e per la pubblicazione dei quali Tech Economy NON RICEVE ALCUN COMPENSO. Qualche giornale li avrebbe pubblicati tra gli articoli senza dire nulla, ma noi riteniamo che non sia corretto, perché fare informazione è un’altra cosa, e li copiamo ed incolliamo (appunto) qui per voi.

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