Com’è fatta una mappa di resa

Le tre domande fondamentali a cui rispondere per capire come funzionano le mappe di resa e quali sono i vantaggi del loro utilizzo per agricoltori e tecnici del mondo agricolo.

Cosa sono?

Le mappe di resa sono mappe dei campi in cui viene riportata la resa rilevata in ogni singolo metro quadro. Sono molto diffuse per i cereali come grano e orzo, che vengono raccolti con una mietitrebbia dotata di un apposito sistema.

Sono molto utili per l’agricoltore in quanto permettono di identificare immediatamente le zone del campo che hanno avuto una resa più o meno alta.

Come vengono prodotte?

Si procede innanzitutto alla fase di raccolta dati. Un sensore installato all’interno della mietitrebbia pesa – ad intervalli di tempo predefiniti dell’ordine di alcuni secondi – la quantità di granella che viene raccolta.

Ogni dato è georeferenziato, in modo da poter essere visualizzato in mappa.

Questa prima fase produce dati illeggibili da parte dell’agricoltore, chiamati “dati raw”, ovvero “dati grezzi” che devono essere processati per poter fornire informazioni concrete e facilmente leggibili dall’utente finale. Per questo motivo devono essere puliti prima dell’elaborazione finale.

La fase di pulizia consiste nell’eliminare i dati ritenuti errati.

Il data analyst seleziona i dati che risultano errati secondo criteri empirici o statistici.

I criteri empirici prevedono, ad esempio, l’eliminazione dei dati con valori di resa che la pianta non è in grado fisiologicamente di produrre perché troppo alti, oppure di dati registrati in punti in cui la velocità rilevata della mietitrebbia risulta troppo elevata.

I criteri statistici prevedono l’eliminazione dei dati che si trovano all’esterno di intervalli definiti statisticamente, in base alla media oppure ai quartili.

Infine, la fase di generalizzazione permette di ridurre il livello di dettaglio del dato, identificando le tendenze spaziali principali della resa e producendo le vere e proprie “mappe di resa”, pronte per essere lette e interpretate da tecnici e agricoltori.

Come utilizzarle?

Ecco alcuni vantaggi dell’utilizzo delle mappe di resa:

  • Prevedere le rese negli anni successivi
  • Ottimizzare le mappe di prescrizione azotata
  • Possono essere utilizzate per studi di vocazionalità ambientale, utili a capire se una coltura è adatta o meno a un determinato territorio
  • L’analisi delle mappe di resa di un campo, raccolte in diversi anni, permette di capire quali aree del campo producono di meno in modo persistente o sporadico, consentendo all’agricoltore di correre ai ripari.

In conclusione le mappe di resa aiutano agricoltori e tecnici a capire come migliorare le pratiche agricole in un determinato campo, e quali colture piantare o seminare in quell’area nell’annata agraria successiva, migliorando così la redditività aziendale.

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