A Gela, in Sicilia, economia circolare fa rima con bioraffineria, la seconda d’Italia dopo Venezia e la più innovativa d’Europa sulla quale Eni ha investito per la riconversione circa 294 milioni di euro e 3 milioni di ore di lavoro e per la quale è previsto un ulteriore investimento di 73 milioni.
Biodiesel, bionafta e biogpl ovvero biocarburanti di qualità saranno prodotti da oli esausti da cucina, come oli vegetali usati e di frittura, grassi animali, alghe e sottoprodotti di scarto per una capacità operativa fino a 750mila tonnellate annue.
La storia della raffineria di Gela
Gli impianti del petrolchimico di Gela, realizzati a partire dal 1962, sono stati fermati nel 2014. Nel 2016 è iniziato il processo di riconversione che ha visto la modifica delle due esistenti unità di desolforazione e la costruzione dello “Steam Reforming” per la produzione di idrogeno: componente fondamentale nel processo di produzione dell’HVO (Hydrogenated Vegetable Oil), ovvero il biodiesel che, addizionato al gasolio fossile in una quota pari al 15%, compone il carburante premium Enidiesel+.
Entro il terzo trimestre del 2020 sarà ultimato l’impianto per il pre-trattamento delle biomasse, che consentirà di alimentare la bioraffineria con materie prime di seconda generazione, composte da scarti, oli vegetali grezzi e materie advanced.
Oltre alla bioraffineria, il sito gelese ospita l’impianto pilota Waste to fuel che, dallo scorso dicembre, trasforma i rifiuti organici in bio olio, bio metano e acqua, ed è destinato a diventare per Eni un laboratorio per l’applicazione delle più avanzate tecnologie nel campo ambientale e delle rinnovabili.
Quale la particolarità di Gela?
La bioraffineria garantisce il miglioramento di tutte le matrici ambientali grazie all’abbattimento delle emissioni (SO2, NOX, CO, polveri) superiore al 70% rispetto al ciclo tradizionale. Oltre a questa, numerosi sono stati gli interventi di bonifica, per cui sono stati spesi oltre 800 milioni di euro dal 2000 a oggi.
Al fine di migliorare l’impatto visivo del sito, inoltre, saranno realizzati svariati interventi che vanno dalla demolizione del camino alla rimozione della vecchia torcia più alta, sostituita da nuove di minore altezza e che migliorano l’impatto ambientale.
Diversi anche i lavori di demolizione di varie infrastrutture, tra cui serbatoi, pensiline di carico, le strutture per il recupero gas e la desolforazione del gasolio e del frazionamento benzine. Lo skyline dell’area industriale è destinato a migliorare con gli interventi in programma fino al 2022, compresa la demolizione del camino dello Snox non più in uso.
Quanto l’olio alimentare di scarto da riciclare?
Il ruolo della bioraffineria è tanto importante quanto elevata è la quantità di olio alimentare di scarto che potenzialmente si può raccogliere: nel 2018 – secondo i dati del CONOE, il Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti – sono state prodotte 260mila tonnellate di oli esausti, 94mila dai settori professionali e 166mila da attività domestica. A oggi solo un quarto degli scarti casalinghi arriva alle bioraffinerie, il resto viene disperso nell’ambiente oppure gettato nei lavandini.
La bioraffineria di Gela è progettata per trattare cariche advanced e unconventional fino al 100% della capacità di lavorazione, ed è una delle poche bioraffinerie al mondo a elevata flessibilità operativa. La caratteristica di processare materie prime di seconda generazione derivanti da scarti della produzione alimentare, quali oli usati e di frittura rigenerati (RUCO, Regenerated Used Cooking Oil), grassi animali (tallow) e sottoprodotti legati alla lavorazione degli oli vegetali fa di Gela un impianto innovativo a elevata sostenibilità ambientale.
“Con la bioraffineria di Gela – afferma Claudio Descalzi, AD Eni – si fa un grande passo avanti nel percorso di decarbonizzazione Eni. Un cammino che abbiamo intrapreso da tempo ma al quale negli ultimi cinque anni abbiamo impresso una fortissima accelerazione, investendo significativamente sull’efficienza, e in particolare sulla produzione di energia verde, sulle rinnovabili e sull’economia circolare, attraverso la trasformazione di sostanze organiche e inorganiche, minimizzando gli sprechi e valorizzando i rifiuti e i materiali di scarto. Il tutto sviluppando ricerca, tecnologie e iniziative industriali che rappresenteranno per Eni vere e proprie future linee di business. E una parte significativa di questo percorso lo stiamo facendo proprio in Italia”.
In collaborazione con Eni
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