Quasi 1 impresa su 3, il 31,2% della imprenditoria extra agricola, ha investito in prodotti e tecnologie green negli ultimi 5 anni, quasi un 10% in più rispetto al quinquennio precedente. L’undicesimo rapporto GreenItaly della Fondazione Symbola e di Unioncamere registra un crescente interesse delle aziende nei confronti di sostenibilità ed efficienza, dimostrato anche dalla crescita dei brevetti green in Italia: complessivamente 3.500 (10% dei brevetti europei), con un aumento del 22% nel periodo 2006-2015, e una dinamica in contro-tendenza rispetto ai brevetti in generale.
Su cosa le imprese investono di più? Con quali risultati?
A far registrare importi consistenti sono gli investimenti in efficienza energetica e fonti rinnovabili, insieme a quelli mirati al taglio dei consumi di acqua e di rifiuti, e alla riduzione delle sostanze inquinanti. Investimenti che hanno consentito alle aziende “votate al green” una maggior resilienza. Secondo il rapporto, infatti, nel mese di ottobre 2020 sono proprio le imprese che hanno effettuato investimenti per la sostenibilità a vedere incrementato il proprio fatturato (sono un 16% a fronte di un 9% di imprese non green). Guardando ai numeri riferiti al lavoro, nel 2018, l’occupazione legata all’ambiente è crescita di oltre 100 mila unità, con un incremento del 3,4% rispetto a un +0,5% di altre figure professionali.
C’è relazione tra green economy e innovazione?
Secondo il GreenItaly Report, le aziende eco-investitrici innovano di più (73% contro 46%), investono maggiormente in R&S (33% contro 12%) e utilizzano o hanno in programma di utilizzare in misura maggiore tecnologie 4.0.
L’accoppiata digitale e ambiente, o verde e blu come descritto da Luciano Floridi, rafforza la capacità competitiva delle aziende italiane, visto che quelle green e orientate al 4.0 nel 2020 hanno visto un incremento di fatturato nel 20% dei casi, a fronte di un 16% delle sole imprese green e del 9% delle non green.
La sfida per il futuro – si legge nel rapporto – è di connettere sempre di più le tecnologie green con quelle della quarta rivoluzione industriale. I trend di cambiamento di Industry 4.0 maggiormente integrati con la green economy sono: la “servitisation”, che si sta diffondendo in diversi settori (ad esempio leasing di automobili, noleggio di strumenti, piattaforme di condivisione); la modifica delle modalità di produzione dei beni, con forme evolute di decentramento produttivo, facilitata da nuove tecnologie come la stampa 3D o da piattaforme digitali che facilitano il riutilizzo, il riciclaggio e la rigenerazione, in un’ottica di economia circolare; la modifica degli input chiave nei processi industriali, con materiali innovativi – che usano le nanotecnologie o le biotecnologie – capaci di generare prodotti industriali più durevoli, riducendo gli sprechi e migliorando la sostenibilità e la produttività.
Quali le imprese che investono di più in ambiente e innovazione?
Le imprese giovanili sono quelle che guardano con maggior interesse al green: il 47% delle imprese di under 35 ha, infatti, investito nella green economy nel passato triennio contro il 23% delle altre imprese. Investimenti in ambiente e innovazione fa rima anche con sostenibilità sociale. Il 56% delle imprese green (contro un 48% delle non green), infatti, investe nel benessere economico e sociale dei propri lavoratori e della comunità di appartenenza, relazionandosi con gli attori del territorio (altre imprese, stakeholder, organizzazioni non profit, ecc.).
Quale lo scenario energetico?
Secondo il Green Italy Report “i dati della crescita delle rinnovabili sono impressionanti”, nonostante si ravveda la necessità di fare molto di più per affrontare l’emergenza climatica.
Nel decennio 2010-19 gli investimenti globali nella elettricità verde, secondo il rapporto “Tendenze globali negli investimenti delle rinnovabili” pubblicato dall’Unep, hanno raggiunto la cifra di 2.600 miliardi di dollari. “Una cifra che sottolinea il successo di queste tecnologie con una decisa accelerazione delle installazioni, che dai 414 GW del 2009 sono arrivate ai 1.650 GW nel 2019”. La metà degli investimenti è andata al solare, passato in soli dieci anni da 25 a 663 GW, evidenziando il forte calo dei prezzi del fotovoltaico in questi anni. “Queste tecnologie – è scritto nel rapporto – contribuiscono solo al 13% della produzione elettrica mondiale. Considerando anche i 1.292 GW idroelettrici, in buona parte grandi impianti, la quota delle rinnovabili arriva al 26,3%. La strada dunque da percorrere per decarbonizzare il sistema elettrico è ancora lunga. Conforta il fatto che le rinnovabili in molte parti del mondo sono ormai competitive con le nuove centrali a gas o a carbone”.
Green Economy, una sfida per il futuro
Parlare di economia, innovazione e ambiente, in un momento di crisi come questo, è ancora più importante. Serve, si legge nella prefazione, “un’Italia che fa l’Italia, che non dimentica i suoi problemi, ma si rimbocca le maniche per azzerare il contributo netto di emissione dei gas serra entro il 2050, senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno. Non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia. Da qui si deve ripartire”.
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