Passare dal “come” al “senso” per sfruttare il pieno potenziale della Trasformazione Digitale: intervista a Massimo Rosso

"La trasformazione digitale non deve più essere intesa come il mezzo per ottimizzare qui e ora, ma come lo strumento tramite il quale attuare un investimento per il futuro e generare degli effetti positivi per gli anni a venire". Parola a Massimo Rosso, Direttore della Direzione ICT Rai, nostro ospite all'interno della rubrica CIO 4 Sustainability

Massimo Rosso, Direttore della Direzione ICT Rai

Maturare un approccio proattivo, per contribuire a diffondere la consapevolezza, nell’ambito delle organizzazioni, che il digitale non abiliti soltanto un mero efficientamento, ma una vera e propria trasformazione, anche e soprattutto nell’ottica della sostenibilità: è questo il ruolo strategico che i responsabili IT possono ricoprire nello sviluppo di una cultura della Sostenibilità Digitale. È il punto di vista di Massimo Rosso, nostro terzo ospite della rubrica CIO 4 Sustainability: laureato con Lode in Fisica Teorica presso l’Università di Torino, si occupa inizialmente di “Cromodinamica Quantistica” in collaborazione con l’Indiana University (USA), per poi essere assunto in RAI nel 1990, nella Direzione ICT, come analista programmatore. Dal 2013 è nominato Direttore della Direzione ICT Rai, oggi impegnata a contribuire alla trasformazione dell’azienda in una Digital Media Company. Nel 2017 diventa, inoltre, Presidente di CIONet Italia – tra le principali comunità internazionali di Executive IT. In questi giorni si sta formalizzando la sua nomina a Direttore Acquisti della Rai.

Diversi approcci alla trasformazione digitale

Un approccio proattivo, come quello citato, assume rilevanza specie considerando che, ancora ad oggi, il ruolo dell’ICT è spesso visto come un ruolo marginale rispetto a quello di altre funzioni aziendali. Ciò che deriva anche dalla percezione che le diverse organizzazioni hanno ancora nei riguardi della trasformazione digitale. “Credo che, in questa prospettiva, ci sia una differenza tra le grandi aziende e le piccole e medie imprese”, ha spiegato Massimo Rosso: “ad oggi, infatti, ritengo che le aziende di grandi dimensioni riconoscano una maggiore centralità alla figura del CIO, del Direttore ICT e in generale del Responsabile IT, essendo partite necessariamente prima delle altre nell’avvio della trasformazione digitale, anche come strumento per perseguire la sostenibilità.

Allo stesso tempo, ci sono però ancora molte aziende nelle quali il ruolo dell’ICT, come paradigma, non è ancora stato completamente sdoganato. Questo rappresenta un ostacolo in grado di rallentare l’innovazione e la capacità di sfruttarla nella direzione della sostenibilità”.

Dalla digitalizzazione alla trasformazione digitale

Nonostante questi rallentamenti, secondo Massimo Rosso è in atto un grande cambiamento nella percezione nei confronti del digitale all’interno delle organizzazioni. “I responsabili dell’IT hanno sempre vissuto nel “mondo” dell’IT separato che lavora, svolge le sue attività, con difficoltà a rapportarsi con il resto dell’organizzazione, non “parlando” il linguaggio del business. Ecco, credo che questa epoca sia oramai superata”.

L’aumentata attenzione per gli strumenti digitali deve essere oggi accompagnata da un adeguato cambiamento del modo in cui il potenziale di tali strumenti viene sfruttato. “La digitalizzazione è stata a lungo interpretata come mera automazione: ciò significa che era semplicemente vista come lo strumento tramite il quale automatizzare, per l’appunto, il modo in cui si era soliti lavorare. Difatti, la digitalizzazione si sposa perfettamente con il concetto del ‘come’, del modo in cui le cose possono essere fatte. Con la trasformazione digitale, però, si parla della dimensione del senso, e questo vuol dire ragionare sul fatto se abbia ancora senso o meno fare le cose che abbiamo fatto fino ad oggi, nel modo in cui le abbiamo fatte fino ad oggi. Ecco, credo che il digitale possa giocare un ruolo realmente trasformativo se dimentica la dimensione del come e sposa quella del senso: potrebbe non avere senso andare a digitalizzare determinati processi se non vi è una reale volontà di trasformarli. Questa, peraltro, è una chiave che dovrebbe essere condivisa da tutti i responsabili IT: ponendo il tema da questo punto di vista, infatti, si riuscirebbe anche ad indirizzare le risorse limitate dove è più opportuno, piuttosto che avere un approccio olistico e a 360 gradi. Credo sia più facile riuscire a passare dal ‘come’ al ‘senso’ se vi è la reale percezione che la trasformazione digitale può abilitare la sostenibilità, in ognuna delle dimensioni di cui questo concetto è composto”.

Il ruolo e le sfide dei responsabili IT nella strada della Sostenibilità Digitale

La Direzione ICT ha un ruolo di primaria importanza nell’indirizzare questo fondamentale cambiamento. In questa prospettiva, maturare un diverso approccio, che da reattivo deve diventare sempre più proattivo, rappresenta una delle principali sfide che i responsabili in questo ambito devono affrontare all’interno delle organizzazioni. “Fino al recente passato la Direzione ICT aveva un preciso demand, che era quello di rispondere a delle esigenze, coincidente principalmente con la necessità di informatizzare, automatizzare, proporre delle soluzioni più moderne”, ha spiegato Massimo Rosso. “Per questo, credo che oggi sia fondamentale cambiare anzitutto il rapporto con i nostri interlocutori interni: ciò significa che dobbiamo iniziare a giocare un ruolo che, da reattivo com’era in passato, diventi sempre più proattivo.

Non è più possibile che il nostro ruolo si limiti semplicemente al rendere più efficienti le attività attraverso il digitale, perché quella dell’efficienza è un’idea che è collegata ad un concetto di tempo oramai superato: secondo questa concezione, infatti, il digitale, essendo stato per anni quasi esclusivamente finalizzato alla mera ottimizzazione, doveva soltanto portarti a guadagnare del tempo, che poteva poi essere reinvestito in altre attività. Oggi, però, è necessario lavorare per instaurare una diversa concezione del tempo. La trasformazione digitale non deve più essere intesa come il mezzo per ottimizzare qui e ora, ma come lo strumento tramite il quale attuare un investimento per il futuro e generare degli effetti positivi per gli anni a venire. È attraverso questo cambio di paradigma che è possibile impattare positivamente sulla sostenibilità, che sia essa ambientale, sociale ed economica. Perché ciò accada, come detto, è però fondamentale maturare un diverso approccio nei confronti degli stakeholder interni. Questo cambiamento, infatti, non può essere attuato solamente dai responsabili IT: è una nuova cultura che deve essere sviluppata dall’organizzazione nel suo insieme.

Ma la proattività, come evidenziato da Massimo Rosso, non deve limitarsi solamente alle relazioni interne all’organizzazione: deve, infatti, estendersi anche ai rapporti esterni alla stessa, con coloro che forniscono le soluzioni utili per attuare nel concreto la trasformazione digitale. “Anche nelle relazioni con i fornitori ritengo ci sia un grandissimo lavoro da fare. In passato, i responsabili hanno fatto proprie le visioni condivise dai grandi player tecnologici, come è accaduto ad esempio per la scelta del Cloud. Oggi che la sostenibilità è un tema così centrale, non c’è un fornitore che non ti venga a parlare della sostenibilità, del basso impatto della propria piattaforma, e sebbene questo sia importante, richiede di porre una grande attenzione: per attuare correttamente la sostenibilità digitale, infatti, la domanda deve oggi essere guidata da chi, nelle organizzazioni, tiene in mano la possibilità di attuare la trasformazione digitale. Occorre infatti fare attenzione a non ripercorrere un sentiero che, nonostante nello scorso decennio possa essere stato utile ad ammodernare e digitalizzare le aziende, non lo sarebbe altrettanto rispetto al tema della sostenibilità digitale, perché si lascerebbe solamente in mano ai grandi player la scelta delle soluzioni più funzionali alla sostenibilità, e il CIO rimarrebbe semplicemente il veicolo di quelle determinate visioni all’interno della propria azienda”.

Gestire il potenziale trasformativo del digitale

Insomma, la strada per la sostenibilità digitale pone non poche sfide da affrontare. Sfide che però, come più volte sottolineato da Massimo Rosso, non riguardano soltanto coloro che, per la propria posizione professionale, tengono in mano la “leva digitale”, ma piuttosto tutti coloro che ne sono in qualche modo toccati in questo contesto di trasformazione. Occorre infatti che tutti maturino una diversa percezione del ruolo della tecnologia, per far sì che il suo potenziale trasformativo possa essere concretamente sfruttato, soprattutto nell’ottica della sostenibilità. “La tecnologia è sempre stata vista, nella storia dell’uomo, come un fattore che ha abilitato delle trasformazioni. Ma tutte le volte che ci sono state delle grandi trasformazioni, inizialmente abbiamo utilizzato le nuove tecnologie per efficientare il modo in cui eravamo soliti compiere le nostre attività. Poi, proprio tramite l’intelligenza umana, siamo sempre arrivati a capire che il modo migliore per sfruttare tali tecnologie era l’accettare che le cose non potessero più essere fatte così come in passato. Ecco, credo che oggi la sfida per tutti sia proprio questa: capire come questa quarta rivoluzione industriale, le nuove tecnologie che abbiamo a disposizione, possano essere utilizzate nel modo che sia effettivamente funzionale al mondo che immaginiamo e che vogliamo costruire.

Perché ciò accada, però, è importante che si diffonda una nuova cultura relativa alla tecnologia, nelle organizzazioni e nella società nel suo complesso. Una cultura che aiuti a superare i timori spesso associati ai nuovi strumenti a disposizione, e a comprenderne il reale potenziale positivo. “Faccio un esempio, ChatGPT” ha aggiunto Massimo Rosso. “Se da un lato capisco che ci sia il timore di essere sostituiti da un’Intelligenza artificiale, dall’altro, ritengo che tutti dovrebbero rendersi conto che tecnologie di questo tipo possono essere un grande supporto, che rappresentano una grande opportunità, e penso sia inevitabile che ciò accada. Questo è un discorso applicabile a tutte le professioni che potrebbero beneficiarne, dal giornalista a chi si occupa di marketing etc. Sta avvenendo un cambio di paradigma, e credo che tutti dovranno adeguarsi a questo nuovo linguaggio”.

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