I dati sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi Net zero carbon

Sviluppando la gestione dei dati, le imprese hanno una grande opportunità di migliorare la propria ‘impronta di sostenibilità’ lungo tutta la catena del valore, come evidenzia il Report del Capgemini Research Institute, intitolato Data for Net zero

Immagine distribuita da Pixnio con licenza CCO

Aziende e organizzazioni devono sfruttare al massimo il potenziale dei dati per raggiungere i loro obiettivi Net zero carbon. Sviluppando migliori capacità collaborative e di gestione dei dati a livello di settore, le imprese hanno un’enorme opportunità di migliorare la propria ‘impronta di sostenibilità’ (Sustainability footprint) lungo tutta la catena del valore.

Ma se, da un lato, la stragrande maggioranza delle aziende riconosce il valore dei dati sulle emissioni (85% del totale), dall’altro, la metà di esse sostiene di non riuscire a utilizzarli efficacemente nei processi decisionali.

Attualmente, le imprese si avvalgono dei dati sulle emissioni soprattutto per misurare le performance di sostenibilità, e solo in pochi casi anche per migliorare i processi esistenti o individuare le opportunità di riduzione delle emissioni attraverso strumenti di analisi avanzata.

Il Report di Capgemini ‘Data for Net zero’

Sono alcune delle evidenze e tendenze che emergono dal recente Report del Capgemini Research Institute, intitolato ‘Data for Net zero. Why data is key to bridging the gap between net zero ambition and action’.

La ricerca, che ha visto la partecipazione a livello mondiale di oltre 900 aziende che hanno definito i loro obiettivi Net zero, rileva che oltre la metà (53%) di quelle che utilizzano i dati sulle emissioni nel loro processo decisionale ha registrato progressi più rapidi verso il raggiungimento del Net zero carbon, come una riduzione media delle emissioni del 4,6% e una maggiore trasparenza.

Passi basati sui dati nel percorso verso la sostenibilità

“Anche se organizzazioni e governi hanno fissato i loro obiettivi Net zero a cinque, dieci, trent’anni di distanza, ciò non significa che la sostenibilità sia un problema futuro”, sottolinea Marco Perovani, manager di Capgemini in Italia: “il nostro Pianeta è in crisi e per monitorare i propri progressi, implementare nuovi requisiti normativi o rispondere alle richieste dei consumatori, i dati e la loro analisi sono fondamentali”.

Sono ancora troppo poche le aziende e organizzazioni di ogni settore che stanno adottando un approccio davvero basato sui dati nel loro percorso verso gli obiettivi di sostenibilità e riduzione delle emissioni di CO2 e altre sostanze inquinanti.

“Anche la collaborazione gioca un ruolo cruciale, sia coinvolgendo l’intera catena del valore, sia attraverso alleanze globali per migliorare collettivamente i sistemi di gestione delle emissioni”, osserva Perovani: “le organizzazioni devono inoltre investire in risorse dedicate alla contabilità del carbonio e definire chiari obiettivi in termini di emissioni, in modo da passare dall’ambizione all’azione”.

Spesso c’è ancora mancanza di fiducia nei dati raccolti

Per la maggior parte delle organizzazioni, la raccolta e gestione di dati sulle emissioni risulta particolarmente impegnativa: in media, si stima che queste ultime rappresentino fino al 95% della Carbon footprint di un’azienda, ma solo il 24% delle organizzazioni dichiara di avere un sufficiente livello di consapevolezza circa i fornitori che producono la maggior parte delle emissioni.

Inoltre, meno di un terzo (30%) delle aziende misura le emissioni derivanti dall’acquisto di beni e servizi, e solamente il 27% quelle derivanti dall’uso dei prodotti venduti. Questo si spiega “in parte con una mancanza di fiducia nei dati raccolti, che spesso si basano su stime di settore e su fonti terze”, rimarca il manager di Capgemini Italia: “un altro motivo è da ricercare nella scarsità di competenze in materia di Carbon accounting, che non permette alle imprese di misurare efficacemente le emissioni e applicare i dati raccolti al processo decisionale”.

Poi sottolinea: “competenze e collaborazione sono essenziali per migliorare la raccolta e la comprensione dei dati”.

Serve maggiore collaborazione a livello di ecosistema

Dal Report emerge anche che una maggiore collaborazione a livello di ecosistema per ottenere dati affidabili sulle emissioni è essenziale per fare progressi verso gli obiettivi Net zero. Attualmente, meno di un terzo (32%) delle aziende dichiara di prendere parte a iniziative di ecosistema per condividere i dati sulle emissioni con realtà esterne come ONG, competitor, fornitori e clienti.

“Per raggiungere le zero emissioni nette, le imprese devono aumentare la collaborazione con i loro fornitori, per aiutarli a migliorare le competenze di misurazione e gestione delle emissioni”, auspica Perovani.

Purtroppo – e questa non è certo una novità, ma una costante ormai storica – molte imprese e i loro imprenditori faticano a muoversi e agire in un contesto di ecosistema, mettendo a fattor comune le risorse, gli sforzi e i risultati di un determinato obiettivo, come può essere quello della decarbonizzazione e di attività più Green.

Raggiungere gli obiettivi Net zero in modo più smart

Il Report di Capgemini evidenzia inoltre “la necessità di una solida base di gestione dei dati che consenta alle organizzazioni di raccogliere, consolidare e ottimizzare i dati provenienti da più fonti, come parametro fondamentale per raggiungere gli obiettivi Net zero in modo più smart. Ciò richiede l’implementazione di meccanismi per individuare la responsabilità della decarbonizzazione all’interno delle organizzazioni, la definizione di chiari KPI per i team aziendali e maggiori investimenti nelle competenze di Carbon accounting”.

Allo stesso tempo, imprese e organizzazioni devono assicurarsi che i dipendenti a tutti i livelli siano adeguatamente preparati e motivati a svolgere il proprio ruolo nel percorso verso il Net zero carbon, ma solo poche (7%) stanno investendo per aumentare l’Awareness e la formazione su temi legati alla sostenibilità e al cambiamento climatico: agire in questo senso potrebbe dare un contributo significativo per colmare la carenza di competenze.

La data strategy di Eni per la decarbonizzazione

Guardando all’Italia, alcune realtà considerano già i dati e il loro utilizzo consapevole come uno strumento essenziale nell’ottica del raggiungimento dei propri obiettivi Net Zero. Tra queste, c’è senz’altro Eni: azienda per la quale la trasformazione digitale ha, infatti, un ruolo centrale nel garantire competitività nel lungo periodo e una crescita sostenibile.

La strategia di trasformazione digitale dell’azienda riconosce proprio all’unione tra dati, potenza di calcolo e Intelligenza artificiale un ruolo di primaria importanza per l’ottimizzazione della produzione, l’efficienza delle operazioni industriali e per una progressiva decarbonizzazione verso l’obiettivo “net zero” per tutte le emissioni di gas serra Scope 1, 2 e 3 entro il 2050. Tra i progetti portati avanti in questo ambito rientrano, ad esempio, soluzioni predittive basate su machine learning e IA, o ancora modelli predittivi volti ad ottimizzare manutenzioni e interventi in campo. Soluzioni, queste, che vedono al centro un’attenta analisi di dati provenienti da diverse fonti, e che mostrano come questi strumenti, se ben indirizzati, possano abilitare e accelerare il raggiungimento di importanti obiettivi di sostenibilità.

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