La tecnologia non è un costo, ma un investimento per la sostenibilità: intervista ad Antonella Periti

Antonella Periti, Deputy Chief Information Officer di Edison è la nostra nuova ospite della rubrica CIO 4 Sustainability

Il CIO ha un ruolo cruciale negli sforzi di trasformazione digitale delle aziende. A mio avviso la pandemia ha dato una grande spinta, e ora la funzione di questa figura manageriale sta evolvendo”. Esordisce così Antonella Periti, Deputy Chief Information Officer di Edison, in questa nuova intervista per CIO 4 Sustainability: oltre trent’anni di esperienza nel settore informatico, inizia il proprio percorso professionale come consulente, guidando lo sviluppo di progetti in importanti aziende italiane dei settori Automotive e Communication. Successivamente fa il suo ingresso in Edison, e all’interno dell’azienda ricopre ruoli di sempre crescente responsabilità, come quello di ICT Demand Manager per le diverse aree di business. È, inoltre, membro dell’Advisory Board di AIxIA (Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale): board industriale di circa 12 Top Manager, che ha lo scopo di dar voce alle aziende nel Paese sul tema dell’IA raccogliendo indicazioni, proposte ed esigenze per lo sviluppo di questa tecnologia su diversi processi produttivi industriali.

Il CIO, un ruolo in evoluzione

Gli eventi degli ultimi anni – la pandemia su tutti – hanno aperto la strada ad un nuovo modo di guardare alla figura del CIO, il cui ruolo è sempre più centrale nell’ambito delle aziende. Nonostante questo, il riconoscimento dell’importanza del suo ruolo non sembra ancora viaggiare di pari passo con la consapevolezza della sua centralità per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità che l’impresa si pone. “Un tempo il CIO era il motore che supportava il business e portava valore alle aziende. Oggi, a mio avviso, è considerato un co-creatore di modelli aziendali, di nuovi modelli di business”, ha spiegato Antonella Periti, “è quindi meno focalizzato nella gestione dei servizi puramente IT, e sta diventando sempre di più un business leader. In questo senso, mantenendo la necessità di possedere le competenze tecniche che il CIO ha per natura, è fondamentale che sviluppi anche un sottoinsieme di competenze aziendali, proprio perché il suo ruolo sta evolvendo. Penso che il nostro ruolo sia quello di aiutare l’azienda a identificare e utilizzare la tecnologia per diventare più efficiente, efficace e più competitiva in un’economia sempre più digitale.

Oggi anche l’importanza della sostenibilità è sempre più riconosciuta, e sono convinta che il ruolo del CIO, per raggiungere gli obiettivi che le aziende si pongono in questo campo nei propri piani strategici, sia fondamentale. Tuttavia, il livello di consapevolezza rispetto alla sua importanza varia ancora molto in base all’azienda, all’organizzazione aziendale e anche al settore nel quale si opera: infatti, mentre in alcune imprese c’è un elevato livello di consapevolezza, e il CIO può guidare o comunque sostenere le iniziative di sostenibilità, in altre ce n’è di meno.

Il CIO può però fare molto per aumentare il proprio valore e la propria rilevanza in questo ambito. In questa prospettiva, credo sia fondamentale che si impegni attivamente nei programmi strategici di sostenibilità aziendale, in modo tale che sia proattivo nel proporre delle soluzioni efficaci e adeguate in grado di sviluppare questi piani strategici”.

Le sfide per la Sostenibilità Digitale

Sebbene non sembri ancora essere diffusamente riconosciuto, quello del CIO può essere un ruolo cruciale nell’ambito delle aziende, per abilitare un cambiamento nella direzione della sostenibilità basato sulle nuove soluzioni digitali. In tal senso, se maturare un approccio proattivo può aiutare molto nell’ottica del riconoscimento di questo ruolo, non mancano certo alcune sfide da affrontare, oltre che azioni prioritarie che questa figura deve mettere in campo. “Tra le sfide che sicuramente il CIO dovrà affrontare, e che in alcuni casi sta già affrontando, c’è senz’altro quella di indirizzare gli investimenti verso la Sostenibilità Digitale”, ha evidenziato Antonella Periti, “mi spiego meglio: mi riferisco, ad esempio, a quelle soluzioni che consentono di dematerializzare un prodotto, un processo in qualche punto del ciclo di vita, e che quindi migliorano l’efficienza nell’uso delle risorse, dell’energia e riducono anche le emissioni. Tra queste soluzioni, che in Edison abbiamo già implementato, ci sono quelle IoT, o di Intelligenza artificiale per analisi predittive sugli impianti, e molto altro ancora.

Oltre al reindirizzare gli investimenti, bisogna però anche non dimenticarsi l’importanza di investire sulla sicurezza. In tempi di crescente incertezza economica e politica come quelli attuali, una delle principali questioni di qualsiasi business è quella di mantenere sostenibile anche la cybersecurity, a fronte delle necessità della trasformazione digitale in atto.

Terzo e ultimo punto, anch’esso molto importante per le sfide da affrontare, è sicuramente quello di investire nella formazione. Intendo proprio investire nel capitale umano: occorre sviluppare le competenze legate alle nuove tecnologie, e in generale una cultura digitale, per garantire quel livello di occupabilità fondamentale per vivere nel nuovo ecosistema in cui ci troviamo oggi”.

La tecnologia tra costi e benefici

Come sottolineato ancora dalla Deputy CIO di Edison, però, ci sono ancora molte altre sfide che i CIO devono – e dovranno – affrontare nella direzione della Sostenibilità Digitale. Che si intrecciano, in primo luogo, con la comprensione del potenziale positivo dei nuovi strumenti digitali che, oggi più che mai, non possono più essere intesi come un costo. “Come CIO, abbiamo la responsabilità di far capire che alcune soluzioni sulle quali investiamo oggi possono generare dei benefici aziendali in un futuro prossimo. Inoltre, quando si parla di trasformazione digitale, di ammodernamento dell’infrastruttura o dei sistemi applicativi a supporto dei processi di business, spesso si pensa che questi siano costi. Ma non è così, e siamo noi CIO a dover essere in grado di comunicare perfettamente al management che alcuni costi che si affrontano oggi sono in realtà degli investimenti, che abilitano enormi benefici secondo il piano strategico aziendale”.

Ma non solo. Com’è ormai noto, la tecnologia, al netto del suo enorme potenziale per la sostenibilità, è uno strumento che ha esso stesso un proprio impatto, che deve essere considerato. Ed è in questo necessario bilanciamento, tra costi e benefici, che il CIO può e deve intervenire in maniera decisiva. “È fondamentale un cambiamento culturale nell’affrontare questa trasformazione digitale, che non riguardi soltanto i cambiamenti proposti dall’IT, ma un piano strategico aziendale che consenta, col tempo, di avere soluzioni di business sostenibili”, ha rimarcato Antonella Periti. “Non bisogna sottovalutare il fatto che, come ci raccontano alcune stime, l’impatto del digitale nel 2040 sarà pari al 14% delle emissioni mondiali, e se quindi non prevediamo delle azioni sostenibili dall’infrastruttura ai programmi aziendali, ci troveremo comunque nel futuro ad avere problemi di sostenibilità molto importanti. Dunque, da un lato, dobbiamo essere consapevoli dell’impatto ambientale che la tecnologia porta, e dare priorità all’adozione di pratiche sostenibili. Per fare un esempio, anche lo sviluppo del software aziendale può richiedere molta energia: se limitare l’innovazione guidata dal software non è una strada percorribile, le aziende potrebbero comunque rendere il suo sviluppo più sostenibile, e giudicare le sue prestazioni in base alla sua efficienza energetica.

Dall’altro lato, la trasformazione digitale è un enorme strumento per la sostenibilità: tecnologie come l’Intelligenza artificiale, l’Internet of Things, la Blockchain, possono essere usate per ottimizzare l’uso delle risorse, ridurre gli sprechi, migliorare la trasparenza della supply chain, solo per fare alcuni esempi. Quando si considera la relazione tra tecnologia e sostenibilità, occorre adottare un approccio olistico, che consideri sia i potenziali benefici che i costi dei nuovi strumenti. Perché lo sappiamo, la tecnologia può essere un’arma a doppio taglio, e tutto dipende da come viene utilizzata: in questo senso, il compito del CIO è proprio quello di bilanciare tali costi con i vantaggi che essa offre e, come detto, di comunicare adeguatamente i suoi benefici, perché con un’attenta pianificazione negli investimenti può rappresentare un abilitatore fondamentale per la sostenibilità, in ogni sua declinazione”.

La strada per una cultura della Sostenibilità Digitale

Dunque, la capacità delle aziende di utilizzare la tecnologia – e di farlo adeguatamente – per la sostenibilità passa fortemente dall’operato del CIO. Il cui ruolo, come sottolineato in conclusione da Antonella Periti, è decisivo nello sviluppo di una vera e propria cultura della Sostenibilità Digitale. “Bisogna enfatizzare l’importanza del digitale come driver per i piani strategici, e quindi il CIO deve comunicare, a tutti i livelli, i vantaggi che questo strumento può generare, in termini di riduzione dei costi, miglioramento dell’efficienza e via dicendo. Bisogna poi investire in una tecnologia più sostenibile e lavorare allo sviluppo di applicativi più green, e guardare a quali applicazioni consumano di più e quali riduzioni di sprechi potremmo operare. E poi sicuramente, fondamentale, è la capacità di misurare e riferire sulla sostenibilità: oggi molte aziende non sono ancora in grado di farlo, ed è quindi molto importante proporre di utilizzare tecnologie in funzione di questo obiettivo, per identificare aree di miglioramento e monitorare i progressi verso gli obiettivi di sostenibilità. Infine, occorre promuovere una cultura dell’innovazione digitale, non soltanto attraverso la formazione, ma anche facendo percepire a tutti i dipendenti che sono liberi di proporre nuove idee, che possono essere sostenute affinché possano trasformarsi in realtà. Insomma, attraverso una serie di azioni è possibile sviluppare una cultura della sostenibilità digitale all’interno delle aziende, che può portare ad un futuro più sostenibile per tutti”.

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