Colmare le mancanze: il futuro passa dalla Sostenibilità Digitale. Intervista a Stefano Denicolai

Stefano Denicolai, Professore di Innovation Management all’Università di Pavia è il nuovo ospite della rubrica University 4 Digital Sustainability

Qual è il ruolo dell’Università nello sviluppo della Sostenibilità Digitale? Dopo averne discusso, nei precedenti appuntamenti con University 4 Digital Sustainability, con Fabio Ciracì dell’Università del Salento, Giuseppe Pulina dell’Università di Sassari, Tiziana Catarci della Sapienza Università di Roma e Gianfranco Fancello dell’Università di Cagliari, entriamo questa volta all’Università di Pavia – ateneo particolarmente sensibile alla Sostenibilità Digitale, tanto da aver creato il primo corso in Italia interamente dedicato al tema – per parlarne con Stefano Denicolai: professore di Innovation Management, all’Università di Pavia è anche Presidente dell’ “institute for Transformative Innovation Research” (ITIR). È stato, inoltre, visiting professor/visiting scholar presso diverse Università all’estero, come Harvard Business School, e membro della Covid-19 Task Force del Ministero per l’innovazione e la Digitalizzazione (MID).

Il ritardo sulla Sostenibilità Digitale

Quello della sostenibilità è un tema rispetto al quale l’attenzione è oggi crescente e molto diffusa, e noto sempre più corsi universitari che, pur non essendo dedicati esclusivamente alla sostenibilità, aggiungono delle considerazioni legate a queste tematiche. Tuttavia, devo dire che spesso mi viene quasi da parlare di ‘education washing’: in altre parole, se c’è senz’altro chi ha realmente compreso l’importanza di affrontare l’argomento, in altri casi non capisco se questa sia un’attenzione davvero convinta, un investimento davvero importante, oppure un approccio al tema frutto della consapevolezza che oggi non si possa più evitare di parlarne”. Insomma, nonostante sia spesso difficile capire se questa attenzione sia reale oppure “di facciata”, siamo comunque all’inizio di un percorso di cambiamento.

Il tema, infatti, sembra essere ormai entrato in pianta stabile entro le mura universitarie, e trattato – seppur con diversi gradi attenzione – in ognuna delle sue possibili declinazioni. Tranne forse che per una, quella che oggi, secondo Stefano Denicolai, è una delle più importanti: la Sostenibilità Digitale. “Io lavoro in un dipartimento di economia e management, quindi quello della sostenibilità economica è per noi un tema caldo da sempre: è centrale quando parliamo di business modeling, così come quando parliamo di valutazione di azienda e via dicendo. Oggi sento che si comincia anche a parlare della sostenibilità sociale, e ovviamente di sostenibilità ambientale: dimensione, quest’ultima, che anche nel nostro ambito tende spesso ad essere vista inconsciamente come sinonimo di sostenibilità.

In questo contesto, la dimensione veramente nuova, e rispetto alla quale vedo ancora poca attenzione, è quella della Sostenibilità Digitale. L’interazione tra la trasformazione digitale e la sostenibilità nelle sue diverse accezioni non viene ancora affrontata in maniera sistematica. Proprio su questo tema, però, l’Università di Pavia sta lavorando molto: basti pensare al fatto che abbiamo attivato un corso sulla Sostenibilità Digitale tenuto dal professor Stefano Epifani, che è il primo corso in Italia ad occuparsi interamente di questi argomenti”.

Il ruolo dell’Università: quali competenze per gestire il cambiamento?

Considerando l’attuale importanza del concetto, il basso livello di attenzione verso la Sostenibilità Digitale da parte delle università rappresenta un tema al quale guardare con attenzione. È infatti a partire dalla piena consapevolezza dell’importanza di affrontare l’argomento, che le università possono esprimere il proprio potenziale in questo ambito: quello, cioè, di costruire le competenze utili per gestirlo, e per sfruttare le grandi opportunità che mette a disposizione. “Partendo dal presupposto che, secondo me, la Sostenibilità Digitale è una competenza in quanto tale, le università dovrebbero oggi lavorare allo sviluppo di alcune competenze specifiche, che ritengo siano fondamentali in questo campo. Le prime riguardano sicuramente la misurazione, perché qualsiasi fenomeno, affinché possa realmente emergere, deve poter essere misurato. Le seconde sono quelle competenze legate alla strategia e all’organizzazione agile: molto spesso, quando si parla di sostenibilità, si tende a pensare che per avere dei risultati positivi in questo ambito siano necessari anni. Quando però si va ad intrecciare questo tema con quello della trasformazione digitale, lo si intreccia con un ambito che va ad una velocità incredibile: per questo motivo, l’ibridazione tra questi due mondi deve necessariamente portare ad un nuovo modo di affrontare la sostenibilità, in modo per l’appunto agile, scattante e veloce. La terza riguarda invece la gestione dell’innovazione, perché in questo contesto le idee ci sono, sono belle, sono chiare, ma poi si fa fatica a metterle in pratica: quindi tutto ciò che riguarda la messa a terra di progetti di cambiamento e di trasformazione ha bisogno dello sviluppo di competenze ad hoc, che sono diverse rispetto al passato”.

A queste se ne aggiunge poi una quarta, basilare per sfruttare il potenziale delle nuove tecnologie, e per lo sviluppo della quale le università ricoprono un ruolo di fondamentale importanza: la competenza digitale. Ma per farlo al meglio, secondo Stefano Denicolai, la formazione universitaria dovrebbe adottare uno specifico approccio. “Quelle sul digitale sono competenze che non dovrebbero essere raccontate, ma piuttosto testate nella pratica: per questo, hanno bisogno di un tipo di apprendimento che sia esperienziale e fortemente applicato. Applicato perché i ragazzi devono essere messi nelle condizioni di utilizzare davvero questi strumenti, per ritrovarsi poi, nella loro vita professionale, a conoscere già il loro reale funzionamento. Ed esperienziale perché se un insegnamento lo immagini legato ad un’esperienza, funziona meglio. Questo non vale per tutte le materie universitarie, ma le competenze digitali si legano molto bene a questo tipo di apprendimento”.

Dall’IA ai sensori, passando per i wearables: il potenziale della tecnologia nelle sfide per la sostenibilità

Il futuro della Sostenibilità Digitale, in termini di capacità di approccio al concetto, passa dunque fortemente dell’università, il cui ruolo è quello di consentire lo sviluppo di competenze fondamentali per gestire l’innovazione e gli strumenti che essa mette a disposizione, e per sfruttare il loro pieno potenziale: un potenziale vasto, in grado di intercettare le più importanti sfide che la sostenibilità ci pone di fronte. “Dal punto di vista della sostenibilità ambientale, penso sicuramente all’Intelligenza artificiale”, ha spiegato Stefano Denicolai, “che può aiutare a fare delle simulazioni, dei modelli predittivi che rendano conto delle conseguenze di una data azione, in modo tale da prendere delle decisioni migliori: questo, soprattutto per alcune attività, è fondamentale per evitare di arrecare danni ad un ambiente già compromesso. Poi ci sono ovviamente i sensori, che possono abilitare un costante monitoraggio. Sono convinto, infatti, che il principale vantaggio del digitale in questo campo sia quello di avere una sostenibilità data-driven, quindi basata sui dati in real time, per valorizzare i cosiddetti ‘digital data streams’ ”.

E se dall’ambiente si passa alla dimensione sociale il potenziale della tecnologia resta enorme, nell’ottica del miglioramento delle condizioni di vita umane. “Penso ai temi della salute e del benessere, e qui mi aspetto molto dai wearable devices. Sono convinto che la digitalizzazione farà sì che in futuro si avranno degli ospedali sempre più leggeri, sempre più concentrati su attività ad alta intensità di cura, e un ospedale sempre più ‘diffuso’ attraverso dispositivi che avremo addosso o nelle nostre case in grado di rilevare parametri importanti per la nostra salute. Mi rendo conto che questo potrebbe spaventare, ma quello della sanità è un mondo che va verso la prevenzione piuttosto che verso la cura, e più avremo device e digitalizzazione diffusa e più potremo raggiungere un obiettivo di questo tipo. Inoltre, questo è un tema che riguarda da vicino anche l’inclusione e le pari opportunità, perché tutti dovrebbero avere le stesse possibilità di cura e di benessere”.

Il pilastro fondamentale della sostenibilità

Insomma, questi vantaggi rendono evidente la necessità di colmare quel ritardo, evidenziato da Stefano Denicolai, nell’approccio al tema da parte delle università, per fare di queste un luogo fertile in grado di dare la spinta decisiva allo sviluppo di una cultura della Sostenibilità Digitale. “Bisogna che questi temi siano affrontati nei corsi di laurea, nei master e quant’altro, con l’obiettivo di sviluppare le competenze di cui abbiamo parlato. E poi, è necessario lavorare per maturare una maggiore conoscenza di questi argomenti, per capire quali sono i fattori critici di successo, gli indicatori per misurare, in una parola: Ricerca. E sulla Sostenibilità Digitale, ad oggi, di ricerca ce n’è veramente poca”.

Ma non solo. La possibilità di implementare correttamente questo concetto e di beneficiarne per un futuro più sostenibile, ha concluso Stefano Denicolai, richiede anche che sia preso maggiormente in considerazione da parte delle istituzioni. “Dovrebbero iniziare ad affrontare l’argomento, perché non lo trattano. Mentre della sostenibilità, in generale, oramai se ne parla, la parola Sostenibilità Digitale è ancora assente nel dibattito delle istituzioni, negli investimenti. Ma bisogna capire che questa è la componente più importante di tutte, perché è l’unico modo per accelerare realmente il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità rispetto ai quali siamo in enorme ritardo”.

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