Sustainable Mobility, il ruolo del digitale nella mobilità sostenibile del futuro

"Sustainable Mobility": la ricerca sviluppata dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale, presentata ieri pomeriggio. Il racconto del Webinar con i commenti degli esperti intervenuti

Il digitale può avere un ruolo di primo piano nell’evoluzione – sostenibile – del settore della mobilità e dei trasporti. Una parte significativa del cambiamento passerà però dalle scelte dei cittadini: per questo motivo, conoscere il loro punto di vista in merito è un obiettivo di fondamentale importanza. Ed è a questo scopo che risponde la ricerca Sustainable Mobility realizzata dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale, presentata ieri pomeriggio in un webinar dedicato, guidato da Luciano Guglielmi, Direttore del Comitato di Indirizzo della Fondazione, e parte di un percorso di ricerca – che ha già toccato ambiti come Commercio ed Energia e Ambiente – basato sul DiSI™ City, l’indice che misura il livello di sostenibilità digitale delle 14 Città Metropolitane italiane.

La mobilità urbana sostenibile è un obiettivo ambizioso, ma il digitale rappresenta una risorsa fondamentale per raggiungerlo”, ha spiegato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, in apertura del convegno. “La transizione verso una mobilità più sostenibile richiederà un impegno congiunto di Istituzioni, aziende e cittadini. È essenziale, infatti, garantire che tutti possano beneficiare appieno delle opportunità offerte dalle tecnologie digitali per migliorare la qualità della vita nelle città italiane e per far fronte agli impegni presi dal nostro Paese in Europa”.

Dati e Intelligenza artificiale: un italiano su quattro ne sottostima il potenziale

Dai risultati del rapporto emerge come per l’81% degli intervistati le tecnologie digitali siano indispensabili nel miglioramento della mobilità urbana: un posizionamento senz’altro netto, che tuttavia, dall’altro lato, mostra come circa un cittadino italiano su cinque non riconosca il potenziale del digitale in questo campo. Allo stesso tempo, una percentuale pressoché analoga degli stessi (77%) ritiene che i dati e i sistemi di intelligenza artificiale abbiano un impatto positivo sul settore, ma circa un italiano su quattro non condivide questa visione.

L’indagine, inoltre, ha analizzato la percezione degli utenti riguardo la relazione tra le tecnologie digitali e la loro esperienza nel settore della mobilità e dei trasporti relativamente ai prossimi sei mesi: ed è, in questa direzione, quasi un cittadino italiano su tre (30%) a ritenere che l’esperienza utente non avrà miglioramenti grazie all’uso della tecnologia. “Questi risultati mostrano che nel passaggio dalle domande più astratte a quelle più concrete, dalle affermazioni alla esperienza, si riduce il grado di disponibilità dei cittadini a fidarsi della tecnologia e aumenta la sfiducia, lo scetticismo”, ha evidenziato Giuliano Castigliego, psichiatra e psicoterapeuta, nel corso del suo intervento.

Insomma, i primi dati presentati mostrano un quadro di luci e ombre, evidenziando già, come sottolineato da Francesco Castanò, Vice Direttore Generale di ACI Informatica, la necessità di una forte operazione culturale. “I dati presentati evidenziano la necessità di dare informazioni chiare, e istruire le persone sul reale potenziale della tecnologia per la sostenibilità, anche in questo settore. Bisogna alzare il livello medio di conoscenza su questi temi. Basti pensare ai risultati emersi da quei cittadini che utilizzano la tecnologia ma senza attenzione alla sostenibilità, i cosiddetti ‘Insostenibili Digitali’: persone che, in questo momento, utilizzano uno strumento senza sapere realmente dove questo possa portarli”.

Auto “green” e soluzioni di sharing, tra impatto ambientale e scelte economiche

Passando ai mezzi di trasporto, la ricerca ha posto il focus sul ruolo delle automobili ibride e/o elettriche che, nel complesso, secondo gli intervistati hanno un impatto positivo più che negativo sull’ambiente: infatti, mentre per la metà di essi queste tipologie di automobili inquinano tanto quanto quelle a benzina o diesel, per il 71% consentono, al contrario, di abbattere i costi e di incidere positivamente sull’ambiente. Nonostante questo, pur dichiarando che sceglierebbero questo tipo di auto, il 43% dei cittadini afferma che non sarebbe disposto a spendere di più per acquistarle. “Credo non si tratti soltanto di una questione ideologica o economica, ma anche culturale e psicologica”, ha commentato Dario Ferrillo, Digital Innovation & Sustainability Manager di Almaviva. “Siamo in un’epoca in cui la vita è sempre più frenetica, e oggi la domanda che bisogna porsi è anche quanto sia comodo possedere un’auto green: se ci poniamo questa domanda, ci accorgiamo che esiste anche un problema di infrastrutture, che devono evolvere per rendere sempre più agevole l’utilizzo di questo tipo di auto. Occorre capire che le tecnologie sono pronte, ma ora bisogna lavorare sulle infrastrutture che ne sono alla base e sugli aspetti regolatori e normativi perché possano essere utilizzabili”.

Quello dei costi, come spiegato nel suo intervento da Luigi Mundula, Professore Associato all’Università per Stranieri di Perugia, sembra essere però solo uno dei fattori che ad oggi ostacolano un cambiamento nelle scelte di mobilità dei cittadini. “Siamo di fronte a un momento di passaggio da un paradigma di sviluppo a un altro, ma queste rivoluzioni richiedono tempo. Ciò significa che c’è un certo tempo, abbastanza lungo, per cui si riesce a passare dal nostro tradizionale modo di vedere il mondo a un altro, e questo definisce il nostro modello comportamentale. Oggi ci sono una serie di fattori che influiscono in questa direzione: costi, familiarità con la tecnologia, consapevolezza, e i risultati della ricerca lo inquadrano con chiarezza. Insomma, ci sono diversi aspetti che sommati definiscono oggi un modello comportamentale, che dovrà però evolvere in un nuovo paradigma di sviluppo”.

Un quadro analogo si riscontra anche nel caso delle applicazioni di condivisione dei mezzi di trasporto, strumenti che, per l’80% degli intervistati, consentono di abbattere i costi e di incidere positivamente sui consumi energetici: infatti, nonostante nella scelta degli operatori di car sharing dichiarino di preferire l’utilizzo di veicoli ecologici, oltre un intervistato su tre (39%) non vorrebbe spendere di più.

Dati significativi, questi, rispetto a un tema, come quello della condivisione abilitata dalla tecnologia, in grado di intercettare fortemente le tematiche della sostenibilità. Ma questa relazione non sembra essere chiara a tutti – un cittadino su cinque non ne è consapevole – rendendo necessario un importante lavoro di divulgazione volto a generare consapevolezza diffusa nella popolazione. “Oggi bisognerebbe cominciare a domandarsi se uno spostamento è davvero necessario, e la tecnologia, già oggi, ci sta aiutando a ridurre questa esigenza. Ma se mi devo spostare, la tecnologia può aiutare a integrare tre aspetti: la comodità, l’economicità e la sostenibilità”, ha spiegato Raffaele Munari, Responsabile Digital Strategy e Sostenibilità Digitale di MM. “Per questo credo che questi dati e queste riflessioni possano aiutare le persone a migliorare la comprensione, e magari la sensibilità, verso un argomento così importante. Sono convinto che il percorso di divulgazione sia fondamentale a tutti i livelli, anche nelle aziende, in funzione di un utilizzo virtuoso del digitale”.

Tutto passa dunque dalla conoscenza, dall’informazione, come ribadito anche da Alberto Busetto, CEO & General Manager di Generali JENIOT: “Nelle nostre attività, ci siamo resi conto che l’informazione, il grado di conoscenza che l’utente ha circa il proprio tipo di fruizione di mobilità, ha un impatto molto rilevante sui comportamenti. La sensibilizzazione, quindi, è la chiave: può aiutare anche gli utenti meno ‘sostenibili’ a cambiare in meglio i propri comportamenti di mobilità”.

Gli strumenti della Smart Mobility

La ricerca ha esaminato anche il livello d’uso, tra i cittadini italiani, di alcuni dei principali strumenti della Smart Mobility. Più diffuse, come prevedibile, le app o i siti per la navigazione satellitare – utilizzate dal 65% degli intervistati – mentre le percentuali d’uso si abbassano in modo significativo per altre tipologie di servizi e soluzioni. Ad utilizzare le app di car sharing e/o bike sharing è un italiano su cinque, di cui soltanto una quota residuale (5%) dichiara di farne un uso regolare. È invece solamente il 16% degli intervistati a usare, raramente o con regolarità, le app di carpooling. “Siamo in un momento storico epocale. Il digitale è la nuova rivoluzione in questo settore, l’elemento che favorisce l’integrazione e l’accessibilità dei servizi di mobilità in un’ottica sostenibile”, ha commentato Gianfranco Fancello, Professore associato di Progettazione dei Sistemi di Trasporto all’Università di Cagliari. “I risultati mostrano però come ancora una bassa percentuale di soggetti utilizzino sistemi alternativi all’auto privata, come il car sharing e il carpooling: ciò significa che tali alternative non vengono ancora percepite come sistemi in grado di soddisfare bisogni reali di mobilità per una platea ampia e variegata. Tuttavia, la ricerca evidenzia anche una forte propensione al cambiamento da parte dei cittadini. Questo fa ben sperare sul fatto che un cambio di rotta possa esserci anche nel medio-breve periodo, ovviamente accompagnato da rilevanti politiche pubbliche in tema di mobilità sostenibile”.

Un basso livello di adozione, di questo tipo di servizi e in generale di tutti quelli abilitati dalla tecnologia e in grado di impattare positivamente sulla sostenibilità in questo settore, che ha aperto la strada a diverse riflessioni da parte dei partecipanti alla tavola rotonda. “L’innovazione digitale è sicuramente un abilitatore in questo ambito e, nell’ecosistema della mobilità, è oggi parte integrante e imprescindibile dell’esperienza utente”, ha commentato Alice Colombo, Head of Digital, Communication and Customer Value di Be Charge (società di Plenitude). “In questo senso, vedo il futuro nella creazione di efficienza tra abilitatore digitale e la sostenibilità, che è il punto di atterraggio finale. L’utente, infatti, è interessato al servizio che gli viene offerto: se questo è efficace, a quel punto anche elementi come la sostenibilità vengono favoriti”.

Nel caso specifico delle soluzioni di sharing, come evidenziato da Giuseppe Borruso, Professore Associato di Geografia Economico-Politica all’Università di Trieste, la ancora scarsa penetrazione nella popolazione italiana può trovare, ad oggi, diverse motivazioni: “Il digitale abilita cambiamenti nelle abitudini di mobilità degli italiani, consentendo lo sviluppo di soluzioni che altrimenti, come lo sharing, sarebbero state impossibili da sviluppare. In questa direzione, però, c’è una componente geografica e demografica molto rilevante da considerare. Anzitutto, l’Italia non è un Paese giovane, e nonostante in futuro l’utilizzo del mezzo di trasporto prevarrà sulla sua proprietà, ad oggi la quota di persone ancorata al tradizionale possesso è e resterà ancora elevata. Inoltre, per molte persone l’utilizzo del mezzo privato non è una scelta, ma una necessità, soprattutto per coloro che vivono in zone periferiche dove è più difficile erogare sistemi capillari”.

Insomma, anche nel settore della mobilità, la trasformazione digitale mette a disposizione diverse soluzioni in grado di abilitare importanti cambiamenti nei comportamenti in favore della sostenibilità, ma c’è ancora molta strada da fare. E perché questa rivoluzione possa accadere, occorre lavorare sulla cultura e sulla consapevolezza dei cittadini, ma anche metterli nelle condizioni di poter fare la propria parte. “In tema di mobilità, e di sostenibilità, che in una realtà urbana è un elemento fondamentale, si è parlato oggi di modifiche comportamentali, di diverse generazioni, di problemi culturali e di consapevolezza”, ha concluso Antonio Falvo, Responsabile dell’Area Trasformazione Digitale e Innovazione di Roma Mobilità. “Oggi la tecnologia, in qualsiasi settore, c’è ed è molto avanzata: bisogna soltanto calarla nella realtà specifica, e renderla accessibile per i cittadini. Quello dell’accessibilità, in particolare, è un elemento di cruciale importanza”.

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