Il CIO come “orchestratore” della Sostenibilità Digitale: intervista a Pietro Caminiti

Nuovo ospite della rubrica CIO 4 Sustainability è Pietro Caminiti, VP Information & Communication Technology di Aeroporti di Roma

Una nuova intervista ad arricchire lo spazio CIO 4 Sustainability, la rubrica di Tech Economy 2030 dedicata a raccontare il punto di vista dei CIO sui temi della Sostenibilità Digitale. L’ospite, per questo nuovo appuntamento, è Pietro Caminiti, VP Information & Communication Technology di Aeroporti di Roma e, con il recente ingresso di ADR nel network della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, nuovo membro del Comitato di Indirizzo di quest’ultima: dopo la laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni con tesi sperimentale svolta presso il laboratorio di ricerca TIM di Torino (TILab), dal 2006 al 2017 è in Accenture, dove si specializza su tematiche innovative e ricopre incarichi di crescente responsabilità su programmi di trasformazione tecnologica presso le principali aziende internazionali nei settori Communications, Media e Technology. A ottobre 2017 entra in Aeroporti di Roma, dove assume la responsabilità degli sviluppi IT dell’azienda. Nel 2023 assume il ruolo di Vice President Information & Communication Technology alla guida della definizione e implementazione della strategia di trasformazione digitale del Gruppo.

L’importanza del CIO per la Sostenibilità Digitale

Spinti da un’esperienza negativa come quella del Covid, credo che l’Italia, come sistema Paese, abbia fatto un enorme salto non solo nella comprensione di come la tecnologia possa aiutare a trasformare il modo di lavorare, in alcuni casi semplificandolo, ma anche di come possa concorrere in maniera determinante alla definizione e al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità. Nello specifico, in Aeroporti di Roma è ormai da anni che la funzione Information Technology collabora alla definizione di un programma condiviso a livello di board sulla sostenibilità, ed è quindi riconosciuta come uno degli stakeholder fondamentali in questa direzione”.

Una nuova prospettiva, dunque, che come conseguenza, ha portato al riconoscimento di una maggiore centralità della figura del CIO nell’ottica di una sempre più importante trasformazione sostenibile per le aziende. “Devo dire che in questi ultimi anni la consapevolezza dell’importanza del ruolo del CIO è molto cresciuta: certo, molto dipende da quanto il core business dell’azienda sia basato sulla tecnologia, ma nel complesso ritengo che le funzioni IT siano ad oggi abbastanza riconosciute come centrali per una trasformazione sostenibile”, ha spiegato Pietro Caminiti. “Dal mio punto di vista, quello che il CIO dovrebbe svolgere è soprattutto un ruolo di ‘orchestratore’, aiutando a sviluppare consapevolezza, in particolare, su tre dimensioni: in primo luogo, su come l’IT può supportare una trasformazione sostenibile; in secondo luogo, su come l’IT è sostenibile nel suo modo di offrire servizi all’azienda o all’utente finale; e in ultimo, ma non per importanza, su come un mindset IT nativo può aiutare a definire un nuovo modo di lavorare digitale, pensare digitale all’interno dell’azienda”.

In questa direzione, Pietro Caminiti è convinto che una delle principali sfide che i CIO sono chiamati ad affrontare per la sostenibilità sia quella di concorrere alla creazione di soluzioni che siano nativamente sostenibili, non solo da un punto di vista ambientale. Un obiettivo, questo, che deve essere particolarmente centrale in tema di sviluppo software aziendale. “La linea di codice, in fondo, è come l’espressione ultima di una catena di pensiero e di un’esigenza manifesta”, ha spiegato, “per questo motivo sarebbe importante che ci fosse un disegno realmente sostenibile in ottica ambientale, economica e sociale che scaturisca in soluzioni digitali in linea con quel disegno: una sorta di sviluppo esteso, dunque, che sia totalmente sostenibile, in modo da fare in ogni step del ciclo di vita del software delle scelte coerenti con l’obiettivo dell’aumento della sostenibilità”.

Per un uso responsabile delle nuove tecnologie

Se il modo in cui si sviluppa una data soluzione tecnologica può dunque fare un’enorme differenza, analogamente anche le modalità con le quali si adotta e si implementa una tecnologia contribuiscono a definire le ricadute che queste possono generare nell’ottica della sostenibilità. “Credo che l’impatto della tecnologia sia assolutamente positivo, ma bisogna capire come la si utilizza”, sottolinea il CIO di AdR: “da un punto di vista ambientale, ad esempio, bisognerebbe puntare sulle tecnologie che riescono ad avere una capacità e un ciclo di vita molto lungo, per evitare che debbano essere costantemente sostituite, ma anche su quelle che garantiscono una filiera di produzione intrinsecamente sostenibile. Sarebbe infatti troppo facile comprare una tecnologia che impatta lo 0,1% del mio bilancio, quando in realtà tutto ciò che è al di fuori della mia catena del valore ha un impatto molto più elevato: bisogna sempre guardare alla tecnologia nel suo ciclo di vita end-to-end.

Inoltre, non sono soltanto le modalità di acquisto a fare la differenza sulla sostenibilità di una tecnologia, ma anche come ci si accerta di mettere nelle condizioni i produttori, gli sviluppatori, i manutentori, i system integrator di fornire un servizio, una tecnologia o una piattaforma nel modo più sostenibile possibile, agendo anche con una logica di premialità verso quei partner che garantiscono il rispetto di determinati criteri”.

Ed è a partire da questo principio, dalla necessità di usare responsabilmente i nuovi strumenti, che bisogna implementare quelle tecnologie potenzialmente più impattanti, limitando i rischi e cogliendo i grandi benefici che queste sono in grado di generare. “Guardando agli effetti sociali delle nuove tecnologie, credo che tra le più promettenti ci siano quelle di cui oggi si evidenziano molto spesso i rischi, come l’Intelligenza artificiale e la robotica avanzata: sono fermamente convinto che un uso responsabile di questi strumenti potrà produrre degli enormi miglioramenti nelle condizioni di vita dei lavoratori e in generale dei cittadini, di gran lunga superiori rispetto ai costi necessari per implementarli”.

Una nuova percezione della tecnologia

Quando si parla del rapporto tra sostenibilità e tecnologia all’interno delle organizzazioni, anche la dimensione di costo tecnologico assume un ruolo di primaria importanza. “Bisognerebbe cambiare il concetto di costo, di ritorno dell’investimento in un concetto di ritorno del valore”, ha spiegato Pietro Caminiti, “nel momento in cui si identifica la sostenibilità come uno degli elementi strategici per lo sviluppo aziendale, ogni singolo euro utilizzato per componenti tecnologiche che contribuiscono a creare valore sposta di molto la percezione da costo per upgrade tecnologico a generazione e fruizione di tecnologie nell’ottica della sostenibilità.

È vero, negli anni passati era usuale, e quasi automatico, associare la tecnologia a una voce di costo all’interno di un bilancio. Credo però che questo errore sia stato abbondantemente superato: oggi la tecnologia è infatti percepita come una delle principali leve di trasformazione, come un elemento in grado di abilitare la sostenibilità in tutte le sue dimensioni”.

Abbattere le “barriere” per la Sostenibilità Digitale

Mettere in pratica tutti questi principi, nelle aziende, richiede però lo sviluppo e la diffusione di una cultura della sostenibilità digitale. Perché ciò avvenga occorre tuttavia intraprendere un percorso, nell’ambito del quale il CIO può rappresentare una figura chiave. “Credo che una cultura della sostenibilità digitale si possa e si debba basare sull’abbattimento di ogni barriera processuale e decisionale all’interno di un’azienda: in questa direzione, come detto, il ruolo del CIO, per mindset e modus operandi, può essere appunto quello di un ‘orchestratore’, che però mette quello che ha compreso e acquisito non solo a disposizione di una discussione tecnica, ma di una discussione di business”.

Il principio è dunque quello della condivisione per un obiettivo comune. Una caratteristica che, come evidenziato da Pietro Caminiti, fa parte del DNA di Aeroporti di Roma, nonché una delle principali motivazioni che hanno spinto l’azienda ad entrare a far parte del network della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Abbiamo trovato all’interno della Fondazione le caratteristiche principali che appartengono ad ADR, e che pone anche nei confronti degli stakeholder: condivisione di obiettivi, stimoli, generazione di idee ma soprattutto la capacità di identificare, a fronte di un obiettivo strategico a medio-lungo termine, dei passi concreti di attuazione”.

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