Finanza e sostenibilità: intervista a Marco Fedeli di Assosef

Covid-19, se da un lato ci ha fatto accantonare per un momento i diversi appuntamenti importanti legati ai temi della sostenibilità e della Zero Carbon, dall’altro ha fatto emergere chiaramente quanto sia fragile e pieno di ingiustizie il mondo in cui viviamo. Ci siamo, una volta di più, resi conto che non c’è alternativa a un cambiamento di paradigma che metta al centro la sostenibilità sociale, ambientale ed economica come base imprescindibile per la costruzione di un sistema di convivenza e di lavoro che possa guardare al futuro con maggior serenità”. Marco Fedeli, presidente Assosef, Associazione Europea Sostenibilità e Servizi Finanziari che vuole promuovere la sostenibilità nel settore della finanza, apre la conversazione sottolineando un possibile aspetto positivo di questo momento così complicato. “Credo che la pandemia abbia aiutato tutti a fare un salto di qualità nella riflessione e nel convincimento di quale sia il modello di Paese che vogliamo e questo modello si allinea con le richieste dell’Agenda 2030”.

A proposito del legame Zero Carbon e finanza, peraltro, già a gennaio la casa americana degli investimenti BlackRock, numero uno dei grandi fondi americani, aveva annunciato la sua volontà di rendere la sostenibilità lo standard di riferimento per gli investimenti. “Ogni Governo, azienda e azionista deve fronteggiare il cambiamento climatico” ha scritto il CEO di BlackRock, Larry Finck in una lettera inviata ai CEO delle aziende.

Quali sono gli obiettivi di Agenda 2030 sui quali l’associazione sta lavorando e in quale modo?

La nostra associazione è un po’ come se fosse un laboratorio di idee, di condivisione e di confronto tra coloro che dentro o a contatto con il sistema finanziario guardano alla relazione della finanza con la sostenibilità ambientale, sociale, economica, culturale, istituzionale. In questo mondo piuttosto vario e articolato, Assosef è focalizzata sul mercato retail, con al centro l’attività degli Istituti finanziari verso famiglie e piccole/medie imprese e, in genere, verso l’economia reale. Il principale obiettivo è quindi quello di studiare come la finanza, attraverso i suoi prodotti retail, possa essere una leva per lo sviluppo sostenibile, orientando e incoraggiando i consumi delle famiglie verso prodotti e scelte di acquisto legate alla sostenibilità, al green, al sociale. Sebbene questo tema coinvolga un universo fatto da milioni di persone è ancora decentrato rispetto al raggio d’azione della finanza che preferisce orientarsi ai prodotti di investimento e gestione dei capitali, che sono appannaggio soprattutto dell’asset management con logiche e target generalmente abbastanza lontani dai bisogni finanziari quotidiani delle famiglie. Il nostro obiettivo è quindi di sensibilizzare sempre di più il mondo finanziario verso i consumi sostenibili delle famiglie, in maniera coerente con il concetto di Sviluppo Sostenibile e con i Goal dell’Agenda 2030, in particolare il 12 riferito a consumi e produzione responsabili.

Quale il progetto portato avanti da ASSOSEF di maggior rilievo?

Facciamo tutto il possibile per aumentare il livello di consapevolezza del sistema finanziario sulla necessità di un cambio di rotta verso la sostenibilità e gli sdGs. La comunicazione è la nostra grande alleata. Il progetto che ci caratterizza si chiama GGB 2030, Gran Premio Sviluppo Sostenibile – Financial Service for SDGs. Come dice il nome, si tratta di un premio che viene assegnato a un player del settore finanziario (banca, assicurazione, società finanziaria) per il suo contributo al raggiungimento degli SDGs. E’ un’iniziativa nata nel 2007 con il nome Green Globe Banking, quando considerava soprattutto le buone pratiche green. Dalla XI edizione ha abbracciato gli sDGs. Con questo Gran Premio vogliamo che emergano, siano conosciuti e si diffondano servizi/prodotti, modelli e pratiche di business, iniziative centrate sugli SDGs. Li analizziamo a partire dalla DNF, Dichiarazione Non Finanziaria, che il Decreto Legislativo 254 del 2016 ha istituito e reso obbligatorio per le imprese con più di 500 dipendenti. Con il tempo abbiamo messo a punto un sistema di valutazione blended molto efficace, che integra le valutazioni qualitative di prestigiosi accademici del Comitato Scientifico, guidati dal Presidente Enrico Giovannini e dal Coordinatore Francesco Timpano, con un sistema tecnologico di intelligenza artificiale molto avanzato che definisce ratio di sostenibilità. In questo modo siamo sicuri di assegnare il nostro Gran Premio alla società effettivamente più meritevole dell’anno. Negli ultimi 3 anni il Gran Premio è stato assegnato a Intesa Sanpaolo, Gruppo Unipol e BNL Gruppo BNP Paribas, tre imprese finanziarie dove la cultura dello Sviluppo Sostenibile è già penetrata in profondità. La cerimonia di premiazione di fine anno che chiude l’evento è sempre accompagnata da una conferenza di altissimo livello, ogni anno con un tema diverso. Per esempio nel 2019 il focus è stato sulla educazione finanziaria e l’anno precedente sulla Finanza Sostenibile per l’Economia reale con un interessante e vivace dibattito multistakeholder.

In generale, pensa che la tecnologia digitale possa essere strumento di sostenibilità?

Le tecnologie digitali sono imprescindibili in ogni campo e quindi anche nel settore finanziario.In alcuni Paesi Europei, per esempio, è diffusa una carta di credito, strumento principe per regolare le transazioni di pagamento, in grado di dialogare con gli strumenti di contabilizzazione dello store e di leggere per ogni acquisto l’impronta di Co2. Non solo quindi l’utente sa quanta Co2 produce la spesa acquistata ma può anche assegnare alla carta un tetto massimo e stabilirne perfino un blocco e sospendere il pagamento. Tutto questo solo la tecnologia ce lo può consentire!

Pensa che ci sia consapevolezza diffusa sul suo ruolo del digitale per la sostenibilità o la tecnologia è vista ancora come nemica?

Parlando del sistema finanziario certamente si può affermare che esso si “nutre” di tecnologia. Da qualche anno è in corso una vera e propria rivoluzione e questo grande cambiamento ha avuto come obiettivi principali la diminuzione dei costi di gestione, la sicurezza e l’assecondare e a volte imporre nuovi modelli di fruizione del servizio finanziario. La realizzazione di questi grandi cambiamenti ha però trascurato in parte la sostenibilità, come variabile strategica per la progettazione degli ecosistemi digitali. Non credo quindi che si possa parlare di tecnologia nemica della sostenibilità, ma che non sia stata ancora profondamente studiata la relazione tra sostenibilità e tecnologia digitale e che quindi questi due decisivi trend procedano per vie parallele invece che incontrarsi e mettere a fattor comune il proprio potenziale.

Quali gli strumenti digitali utilizzati per fare advocacy da parte della vostra associazione, con quali risultati?

La nostra Associazione è presente sui principali social e dispone di un sito web che risulta essere l’hub di diffusione delle nostre informazioni e delle nostre riflessioni. Non nascondo che la nostra è un’attività ancora parziale, sia per quanto riguarda la nostra branding awareness sia per la distribuzione di contenuti e di stimoli valoriali alla nostra community. Diciamo che possiamo migliorare molto. Siamo invece piuttosto attivi nella comunicazione, sia digitale che fisica, del nostro Gran Premio che è ormai diventato il centro di un sistema relazionale che coinvolge un’ampia platea di stakeholder, oltre naturalmente gli attori del sistema finanziario.

Ottimismo o pessimismo sul raggiungimento dei goal previsti da Agenda 2030? Quale il goal potenzialmente più a portata di mano e perché e quale quello più difficile e perché?

Il Covid–19 rappresenta, a mio avviso, un acceleratore del passaggio alla cultura dello sviluppo sostenibile, in tutti i suoi aspetti e declinazioni. Sono ottimista, pertanto, su una ripartenza con un forte approccio sociale, ambientale ed economico nella linea dei 17 SDGs. Per guardare invece all’avanzamento nel raggiungimento dei singoli SDGs, se guardiamo al report 2019 di Asvis dobbiamo ammettere che il nostro Paese migliora in alcuni campi (salute, uguaglianza di genere, condizione economica e occupazionale, innovazione, disuguaglianze, condizioni delle città, modelli sostenibili di produzione e consumo, qualità della governance e cooperazione internazionale), ma peggiora in altri (povertà, alimentazione e agricoltura sostenibili, acqua e strutture igienico-sanitarie, sistema energetico, condizione dei mari ed ecosistemi terrestri) ed è stabile per l’educazione e la lotta al cambiamento climatico. Ma, come dice il presidente di ASviS Pierluigi Stefanini: “i progressi compiuti, le misure adottate dai singoli Governi, dal settore privato e dalle organizzazioni internazionali non appaiono essere all’altezza della sfida. Serve perciò un urgente e deciso cambio di passo per rispettare il piano d’azione disegnato per dare un futuro al pianeta e a chi lo abita“. Che possa essere proprio Covid-19 l’artefice del cambio di passo?

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here