App: quelle Android costano di più

Le applicazioni a pagamento Android costano di più. La società di analisi Canalys ha effettuato una ricerca ponendo a confronto i diversi ecosistemi di applicativi mobile. Le app più acquistate sull’Android market hanno un prezzo superiore delle corrispettive applicazioni a pagamento più scaricate dall’Apple App store.

Le 100 app Android non gratuite più scaricate negli USA costano in totale 374 dollari, in media 3.74 dollari l’una che è quasi 2 volte e mezzo il prezzo medio dell’app Apple a pagamento più popolari. Le Top 100 app Apple costano in totale 147 dollari, 1.47 l’una di media.

Stesso discorso anche restringendo l’analisi alle top 10 o alle top 20 app non gratuite, le applicazioni Android, almeno quelle più popolari, costano di più. Il costo medio per le app popolari a pagamento android è rispettivamente $3.47 o $4.09, contro i $0.99 o $1.04 Apple.

Il trend è simile in tutti e cinque i mercati analizzati da Canalys (Germania, India, Singapore, Regno Unito e USA).

Rachel Lashford, responsabile della società di riceraca per il mobile, spiega che la differente strategia di prezzo è giustificata dal minore volume di vendite nell’Android Market. “Gli sviluppatori… devono bilanciare il volume generato da iOS con un potenziale maggior valore per ogni singolo download su Android.”

Canalys ha inoltre riscontrato una scarsa corrispondenza tra le app a pagamento più popolari nelle due piattaforme, solo 19 su 100 erano presenti in entrambe le Top 100. I due ecosistemi sono molto differenti. L’App Store Apple è maggiormente chiuso, controllato e maturo; l’Android market è maggiormente aperto, meno sicuro e consumer friendly . Ugualmente differenti sono abitudini, gusti e profili socio-culturali degli utenti delle due piattaforme. Di conseguenza gli sviluppatori di app usano in maniera differente i due ecosistemi. Questo porta ad offerte a prezzi differenti delle stesse applicazioni che interrelandosi in maniera differente con abitudini e gusti diversi delle due clientele portano a classifiche di gradimento profondamente divergenti.

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