Internet #cambia l’Italia, il forum di Confindustria sull’Agenda Digitale

L’Italian digital agenda annual forum, tenutosi oggi a Roma presso l’Auditorium Parco della Musica, si è aperto all’insegna della frase “Internet #cambia l’Italia”.
Quella che segue è una cronaca dell’incontro, nella quale abbiamo cercato di evidenziare le affermazioni di maggior rilievo fatte dai numerosi partecipanti.
L’incontro, moderato da Luca De Biase, è stato aperto da Attilio Befera, che ha sottolineato come la possibilità della “riduzione dei costi pubblici grazie all’innovazione e la digitalizzazione possono essere messi a disposizione del settore privato, intensificando l’attività del mercato informatico, aumentando il PIL”. La ricetta proposta dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate è quella di “Liberare risorse ed eliminare costi, investire in modo efficiente, più sul software e meno sulle infrastrutture. Spostare le risorse dove c’è maggior valore aggiunto.
Molte le voci che hanno arricchito la manifestazione di testimonianze, esperienze e suggestioni.

Carlo Maccari, Assessore alla Semplificazione e Digitalizzazione della Regione Lombardia che è intervenuto in sostituzione del previsto Roberto Formigoni, ha sottolineato l’importanza degli organismi regionali e locali nello sviluppo di strategie ed investimenti in IT: “le regioni possono giocare un ruolo importante: hanno come lo Stato la capacità di legiferare. Ad esempio in Lombardia, su 1544 comuni, 707 di questi non hanno accesso alla banda larga. Ad oggi il mercato ha puntato tutto sui grandi centri, lasciando isolate le aree marginali, ed i Comuni non hanno possibilità di investire nelle reti, ma la Regione può investire e fare molto. La Lombardia è l’unica regione che ad oggi si è data un’agenda digitale, ma è sbagliato utilizzare questa per tutte le altre realtà regionali: ognuno deve implementare il suo piano in base alla mappa del proprio territorio, senza dimenticare che l’interoperabilità dei sistemi è una componente necessaria per cambiare le cose e creare innovazione”.
Successivamente Marco Polillo, Presidente di Confindustria Cultura Italia, ha sottolineato come non sia vero che l’editoria tradizionale sia contraria al digitale: “La prima società di e-commerce in Italia, IBS.it, vende libri”, anche se ha manifestato con vigore come sia necessario favorire lo sviluppo del digitale attraverso specifici provvedimenti legislativi “ l’iva sugli e-book – ha citato a titolo di esempio – assorbe i costi del cartaceo, mantiene i prezzi alti e ne ostacola la diffusione: l’Iva sulle copie cartacee è al 4%, sul digitale il 21%”.
Matteo Renzi, Sindaco di Firenze, ha portato l’attenzione su un punto fondamentale: la necessità di concretezza, ricordando alla platea che “le tematiche digitali sono estremamente connesse alla vita quotidiana” e come serva, per uscire dalla crisi, “una Visione, un orizzonte ampio: non ci salveranno due slide sui conti, abbiamo bisogno di raccontare il sogno che ci anima. Internet può aiutarci nel recupero, nel restituire un orizzonte al Paese”.
Stefano Parisi, Presidente Confindustria Digitale, mostrando i dati raccolti che fotografano la situazione italiana, ha dichiarato: “l’economia digitale può far crescere il paese, in cui ad oggi la percentuale del PIL dovuta all’ICT è rappresentata solamente dal 4%. Se le aziende moltiplicassero gli investimenti in ICT la produttività crescerebbe del 10%”.
Parisi ha parlato anche di spesa pubblica, già analizzata da Befera nel suo intervento d’apertura: “non bastano i tagli, continua a crescere per le spese del personale e l’acquisto di beni e servizi. L’unico modo per ridurre è investire in innovazione tecnologica, con un risparmio stimato al 2015 superiore a 40 miliardi di euro”. L’innovazione tocca anche i cittadini: “una famiglia che usa pienamente il web per le sue attività private risparmierebbe intorno a 2000 euro l’anno, aumentano così le sue risorse”.
E ancora:  “L’Italia non è indietro sulle infrastrutture: siamo avanti rispetto agli altri paesi europei, quelli in Italia sono il 20% di tutti i collegamenti in fibra ottica presenti in Europa, ma siamo indietro su altri punti, come l’e-gov”.
Eppure in Italia l’uso di Internet è ancora poco diffuso, anche tra i giovani, e soprattutto per gli anziani. “Non si usa internet per molti servizi come ad esempio l’e-commerce o il web banking, e proprio le banche avranno bisogno di una grande ristrutturazione dei costi grazie al digitale per stare nei parametri europei, e quindi dovranno presto puntare al web”.
Ma allora perchè i servizi costano troppo o ci sono problemi con la banda larga? In realtà secondo Parisi: “i prezzi sono in linea con gli altri Paesi europei, i problemi sono dovuti all’usabilità di internet (skill) e internet ancora non serve: sono pochi i servizi indispensabili su internet, bisogna portarne nuovi affinché le persone si abituino”.
Il Digital divide del mondo delle imprese italiane è ancora elevato: 300 mila imprese sono fuori dalla banda larga. Per risolvere questo problema Confindustria Digitale ha proposto i seguenti punti:
  1. aumentare i servizi sul web sia della PA che dei privati
  2. sviluppare gli investimenti nella rete e nel cloud
  3. spingere sull’innovazione e sulle startup
  4. affrontare il tema dell’ecosistema internet, valorizzando i contenuti
  5. formazione per i non nativi digitali
E’ necessario – continua Parisi – un piano per lo sviluppo di LTE e delle reti di nuova generazione. Crescendo il traffico, sono indispensabili investimenti per mantenere la rete ai livelli di efficienza necessari”. Ma più di tutto è necessaria per la PA una “formazione dedicata ai lavoratori, non si può aspettare che tutti i non nativi digitali vadano in pensione”.
Corrado Passera, Ministro per lo sviluppo economico, infrastrutture e trasporti, ha successivamente sottolineato come  “il margine di miglioramento ed innovazione nella PA è enorme” e nel contempo “il disagio occupazionale ha costi e dà problemi enormi in Italia ed in Europa, non possiamo più permettere che cresca. L’Agenda Digitale accelera la competitività d’impresa, si porta dietro strumenti per trasformare problemi di coesione sociale che non potrebbero essere risolti altrimenti”.
Passera aggiunge che su alcuni settori l’Italia è forte, ma nei settori di debolezza le imprese possono ricoprire un ruolo importante per colmare il gap con gli altri Paesi europei: “Prima di spingere l’applicazione pratica delle soluzioni online c’è bisogno di superare problemi che riguardano alfabetizzazione, reti e logistica”. Quindi, “briglia sciolta nel quadro generale, ma non fare errori già compiuti in passato, non definendo standard e regole comuni”.
L’agenda digitale – continua Passera – ha un’implicazione epocale: si può costruire un futuro senza limiti, per la prima volta possibile nel mondo dell’impresa. In pochi mesi dobbiamo tirare fuori tutte le cose concrete che possono aiutare la nascita di nuove imprese. Creando un mondo in cui il sogno di qualsiasi imprenditore può diventare realtà, eliminando le barriere.” Avere un sogno e lavorare insieme, secondo Passera, giustifica i sacrifici per portare avanti i propri obiettivi.
Il suo intervento si può riassumere nella sua dichiarazione conclusiva: “Parlare di agenda digitale vuol dire crescita, parlare di crescita vuol dire futuro”.
Questo è quanto si è detto oggi. Vedremo quante di quelle dette si riveleranno soltanto parole.

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