Venerdì mattina si è tenuto a Londra l’Innotech summit, un evento nel quale oltre 200 startupper hanno avuto la possibilità di esporre le proprie idee di fronte ad una vasta platea di Venture capitalist provenienti da tutto il mondo.
Non che l’evento sia stato ripreso in maniera rilevante dalla stampa, ma quello che mi ha fatto effetto è stata la presenza del sindaco Boris Johnson, attualmente la figura più influente del partito conservatore britannico e papabile successore di Cameron.
Questo mi ha fatto pensare, ancora una volta, quanto in questa città la questione dell’ICT sia assolutamente centrale. Il sindaco ha voluto sottolineare come Londra al momento sia “l’ecosistema digitale più importante al di fuori degli Stati Uniti” e che in una anno, le Start Up intorno alla “Silicon Roundabout” (la risposta British alla Silicon Valley) siano passate da 200 a 600.
E’ un segnale molto importante che spiana la strada a migliaia di giovani che non solo vogliono dar prova del proprio talento, ma che vogliono anche imparare un mestiere dalle indubbie prospettive attraverso tirocini spesso pagati. Per capire la portata del fenomeno basta dare un occhiata a questa mappa interattiva presentata dal Primo Ministro in occasione della sua visita, avvenuta in Novembre 2011, in cui è evidente come la stragrande maggioranza delle compagnie hi-tech si trovi nella east-London.
Al di là di questo, la notizia del giorno è che la City Hall londinese sta facendo lobby per prendersi in carico la gestione della Tech City e che ha già presentato un offerta pubblica. Questo darebbe la possibilità al governo cittadino di integrare al meglio le politiche di supporto alle Start up e di trarre maggior beneficio dal boom che sta investendo la capitale.
Non tutti però sono d’accordo col rendere Londra il centro nevralgico dell’innovazione Britannica. Olivia Garfield, CEO della BT (British Telecom) ha fatto notare come escludere tutto il resto della GB dalla possibilità di poter usufruire dei benefici degli aiuti governativi, non sia esattamente una mossa innovativa. Cosi si eliminano tutti i talenti proveniente da altre regioni del Regno Unito invece di incentivare lo sviluppo.
“Il problema e’ che gli imprenditori vogliono parlare con investitori che li capiscano, è per quello che cercano gloria nella Silicon Valley piuttosto che in GB” ha commentato Charles Irving, venture capitalist. “In Europa siamo ancora lontani dall’avere investitori intelligenti, a noi non fa alcuna differenza se investire in GB, USA o Germania” e aggiunge “il posto ideale dove investire al momento è Berlino, perché’ costa poco, mentre Londra è carissima”; ciononostante già alla fine dell’anno scorso si segnalava la penuria di uffici nella zona della Tech City segno che forse i costi, rispetto ai guadagni, non siano poi cosi proibitivi soprattutto se confrontati con i vantaggi dell’essere nel centro dell’innovazione Europea.
Sicuramente a Londra va molto meglio che in Italia (ma confermo che Berlino e’ + vitale al momento) ma ma attenzione a riportare affermazioni fatte da politici interessati, qualche ricerca andrebbe fatta:
– “le Start Up intorno alla “Silicon Roundabout” (la risposta British alla Silicon Valley) siano passate da 200 a 600”: numeri ampiamente criticati da tempo. Purtroppo centinaia di quelle 600 non sono vere startup nel senso “classico” del termine. La maggioranza sono agenzie/consulenza
– quella che ora viene chiamata Silicon roundabout e’ una zona che ha attratto startup unicamente perche’ gli affitti costavano pochissimo (brutta, spesso diroccata, mal servita rispetto al resto di Central London). Nessun gran piano politico/amministrativo e anzi, da quando la politica sta’ cercando di impadronirsi di quanto accaduto le critiche si sono alzate numerose. Devono supportare, non cercare di sostituirsi a chi le cose le sta’ facendo davvero.
Esempio ne sono le varie grosse societa’ che la politica sta’ ora coinvolgendo, peccato che fino all’altro ieri non sapessero neanche del fenomeno e anche oggi lo capiscono ancora molto poco. Certo questo non gli impedisce di offrire servizi e consulenze per startup.. (immaginiamo sponsorizzate/pagate dai comuni…).
P.S.: mai sentito nessuno considerare seriamente Johnson come papabile successore di Cameron 🙂
Ciao Marco,
grazie mille per le tue precisazioni 😉
Certo dipende da quello che definisci come Startup nel senso “classico”. Qui e nel mondo anglosassone le agenzie vengono considerate come start up lo stesso. Poi e’ vero che i numeri sono contestati e variano, ma mi limito a far notare un crescente interessamento della politica alla causa della Silicon Roundabout, citando le parole del sindaco. Guardando alle fonti citate, Boris parla anche di quanto gli avrebbe fatto piacere poter prendere il merito dello sviluppo della Tech City, ma proprio non può. Lo sviluppo e’ stato autonomo, ma e’ dal 2009 che e’ stato attuato il piano della “Digital Britain” a sostegno dello crescita digitale del paese ed e’ stato confermato anche dall’utlimo budget.
E’ vero che inizialmente Shoreditch era il quartiere più popolare, ma ora ti assicuro che gli affitti sono tutto meno che poco costosi, e che le strutture non sono affatto più fatiscenti. Anzi!!
Per quanto riguarda la questione politica, in realtà si parla abbastanza spesso di Boris come possibile futuro candidato, ma ovviamente questo dipende da tutta una serie di fattori che ora e’ difficile prevedere. 🙂
Grazie per la risposta.
Anche se fuzzy, cosa sia da considerare startup IT e cosa non lo sia rientra in quei casi che sono “hard to define, but that “I know it when I see it.” e le agenzie decisamente non lo sono, neanche nel mondo anglosassone (vivo a Londra da 7 anni, avuto ufficio per 3 anni a 10 minuti da Shoreditch fino a Dicembre scorso).
Il problema della politica, anche qui in UK, e’ che tende a saltare sul treno di qualcosa che funziona ed e’ promettente ma lo fa portandosi dietro quegli stessi schemi da cui le persone, in questo caso che hanno dato vita alla Silicon Roundabout, rifuggono.
Tutto ovviamente IMHO