Ma quanti supereroi di piccolissime gesta circolano da un po’ di tempo! C’è chi per tre giorni non ha fatto neanche un tweet, chi ha lasciato nella cassaforte dell’ufficio l’iPad prima di partire per il fine settimana, chi ha resistito eroicamente alla tentazione di aggiornare Facebook subito dopo l’amplesso con una “lei”, agognata da anni. E che dire del celebre giornalista che, per una settimana (addirittura!), si è disconnesso da ogni protesi tecnologica!?
Tutti poi si riconnettono. Questi “riconnessi”, che più assatanati di prima ci inondano dei loro racconti, sono di due tipi:
- quelli che dichiarano di aver riconquistato sensazioni dimenticate quali (udite, udite!) il piacere di infilare l’indice in un vecchio telefono a disco (nostalgia freudiana), di ascoltare la radio accendendo un apparecchio radio (ma guarda!), di comprare un quotidiano in edicola e (ri)scoprire (con trepidazione!) che si sfoglia proprio come l’Ipad!
- quelli che ci resocontano invece su quanto è stata dura “stare a rota”, di quanto sia dolorosa la crisi di astinenza, e perfino sulla caduta del desiderio erotico perché che gusto c’è a farlo se non segue il raccontarlo (con “Instagram” poi è tutto così glamour, che meraviglia quel filtro tra noi e la realtà!)
Mi sembrano tipici casi di rimozione o spostamento del problema che, infatti, non è Scollegarsi/Riscoprire, Scollegarsi/Soffrire o, indefinitiva, Connettersi/NonConnettersi, perché on line e off line sono ormai complementari e intrinsecamente legati. E siccome sconnettersi è impossibile perché sarebbe come scollegare la nostra vita dal contesto che ci circonda, il vero problema è: la vita, come me la gestisco tra on line e off line?
Mi sembrerebbe presuntuoso dettare regole, mi limito quindi a rappresentare la mia personale lista dei “se” (non definitiva e in costante evoluzione):
- Se sei nato analogico, smetti di pensare che tutto quello che è rilevante avviene off line, nella così detta vita “fisica”
- Se sei nato digitale, smetti di credere che la vita sia solo sugli schermi e che più ne hai (di schermi) più sei vitale
- Se sei un meticcio digitale, non credere che questa condizione di per se stessa garantisca l’equilibrio
- Se sei un immigrato digitale, smetti di fare l’integralista tecnologico. Il numero di device che ti porti appresso non cambia il dato anagrafico e le “app” non risolvono i tuoi complessi
- Se fai priorità, di qua e di là, ti accorgerai che le cose importanti della giornata sono sia nell’off line sia nell’on line. E segui l’ordine che ti sei dato, senza aprire parentesi
- Se hai una scadenza, spegni i device che non servono, utilizza solo quello più funzionale chiudendo tutte le applicazioni che possono distrarti
- Se hai sensi di colpa per aver comprato un Kindle, non ti preoccupare! È solo una nuova forma di disagio psicologico, di tipo temporaneo, tipica degli analogici. Ai libri che dagli scaffali ti guardano in cagnesco, puoi dire: “è solo perché nei viaggi risolve il problema del peso…”. Ma non infilarlo in mezzo a loro, il Kindle; c’è un limite alle provocazioni!
- Se pensi che la tecnologia e l’era di Internet spingano all’individualismo e all’isolamento familiare, prova a immaginare un uso “familiare” dei Social: un account Twitter della famiglia Rossi, una pagina Facebook della famiglia Scognamiglio, un canale Youtube con i video di tre generazioni di Brambilla, un Family Blog del clan…ecc. ecc.
- Se tendi a stoccare troppi file sul tuo PC o sulla nuvola, sappi che si tratta della “sindrome dell’archivista analogico”. Curabile. Considera che su Internet c’è un’immensa ricchezza di conoscenza in continua evoluzione. Valla a prendere quando ti serve, nel momento che ti serve, nella misura in cui ti serve. La troverai sempre fresca e aggiornata
- Se pensi che ogni SocialCoso abbia un suo specifico, hai ragione Ma non è necessario frequentarli tutti. Si conoscono già numerosi casi di asocialità di tipo “ipersocial”
- Se pensi che sui SocialCosi ci sia gente migliore di quella che frequenti offline, ti sbagli E’ sempre la medesima umanità, con le sue miserie e i suoi splendori. Tenta solo di vendersi meglio, perfino a se stessa
- Se ti chiedi: ma come fanno gli altri a postare più di cento tweet al giorno, inondare Pinterest d’immagini, aggiornare Linkedin prima e dopo i pasti…? Sappi che questi “altri” non sono particolarmente creativi, sono solo particolarmente compulsivi
- Se cerchi giustificazioni ecumeniche alla tua incontinenza digitale scrivendo nel profilo che sei un Social Media Evangelist (ovviamente “full time”), sappi che in realtà sei in preda a Satana. Chiama l’esorcista, visto che l’analista non ha funzionato
- Se ti riconosci in alcuni di comportamenti da evitare, non ti preoccupare: è umano. Ma perseverare è da “NeuroNerd” o, più fastidiosamente, da Troll
- Se a questo punto sei confuso, ricorda che la soluzione non è collegarsi/scollegarsi, ma imparare a concentrarsi (questa non è mia, ma di Alexandra Samuel giornalista statunitense).
In definitiva: comunque tu sia nato, analogico o digitale, accetta di non essere ubiquo. Dio non è il superlativo assoluto di multitasking e, comunque, il settimo giorno decise che era già stato abbastanza operativo nei precedenti sei. E fece la cosa più creativa di tutte: cioè non fece, e finalmente oziò.
Contro la solitudine di chi sta insieme agli altri, sulle nuove connessioni celebrali che stanno ricablando il nostro cervello e sul concetto di creatività in rete occorre una terapia sostenibile (e un po’ scanzonata). Mi pare che questo scritto sia un buon inizio…
Relazione ineccepibile, caro Marco. In veste umana la condivido appieno e la linko sul mio blog mentre ascolto la radio attraverso la parabola poiché dove abito non arriva alcun segnale analogico né digitale terreste, perciò il mio adorato apparecchio multifunzinale sta lì in bella mostra e mi serve solo per ascoltare le antiche audiocassette e i cd originali ricogoramente acquistati e non scaricati dal web perché chi ama l’arte sa che deve essere pagate perché gli artisti che amiamo continuino a produrla. Naturalmente posseggo anche iPod Tablet e smatphon, tre pc, ma sono sperimentazioni che tengo in casa perché il cimeliame tecnologico dentro i cassetti diventerà modernariato come il telefono a conchiglia acquistato nel mercatino delle pulci. Uso solo ed esclusivamente ciò che mi serve quando mi serve perché mi piace usare e non essere usata, almeno per quanto concerne gli oggetti. Per le creature vive dipende dai casi, se mi lascio usare è perché mi conviene o perché lo meritano. D’altra parte “quello/a” (nel senso di entità) che sono sta usando un contenitore che prima o poi dovrà abbandonare, quindi come potrai ben capire anche solo “vivendo” da umani rientriamo in qualunque categoria che hai perfettamente descritto nel tuo post.
bella analisi. Internet ed i Social Media restano degli strumenti e come tutti gli strumenti c’è chi li usa bene e chi li usa male. Usare e non essere usati questo credo sia l’approccio giusto
Che favolosa analisi Marco!
Molto interessante. Lo farò leggere a mio papà, uomo analogico per eccellenza, che si è appena comprato un iPad!! Ciao
ho riso e condiviso.
mi ritrovo completamente d’accordo su alcuni punti, nei quali purtroppo mi ritrovo categorizzata. Ma utilizzando al momento solo twitter e pinterest, sono ancora sicura di poter salvarmi.. dalla realta
Ma quanto può essere bellooooooo un pooost! Eh, avrebbe nomi di esorcisti da suggerire. Ma bravi, molto perchè sono un caso disperatoooo!!
Dimenticato il punto di domanda: avrebbe esorcisti da suggerire? Scusate tutti…non solo non ho le risposte e mi perdo pure le domande. Come i veri casi disperatiiiii!
Caro Marco, la tua analisi è brillante e sagace. Una fotografia nitida del nuovo mondo reale. Un mondo dove vive un’umanità accresciuta grazie alla tecnologia. In comunicazione con il futuro e legata al passato. In costante ricerca di equilibrio tra offline e online e, dunque, costretta a ringiovanire di continuo il proprio pensiero. Per individuare la posizione di ognuno è spesso necessario comprendere i toni del grigio.