Nomine Agcom e Garante Privacy: l’ultimo sopruso

Le cose cambiano. Più o meno lentamente, con maggiori o minori resistenze. Ma cambiano.

E così accade che anche la nomina dei componenti delle Autorità Amministrative Indipendenti, come Agcom e Garante Privacy, scateni una mobilitazione senza precedenti.

È la prova che la nostra democrazia sta cambiando, è già cambiata. Probabilmente non ancora nelle regole giuridiche che la reggono e nemmeno nei comportamenti della gran parte delle persone che la governano. Ma, nel suo cuore pulsante, i cittadini, è già cambiata.

Basti pensare proprio alla nomina dei commissari delle Autorità da parte del Parlamento: quello che, finora, era stato un appuntamento seguito soltanto da pochi è diventato un evento a cui cittadini, esperti e società civile si sono preparati per mesi.
Le parole-chiave di questa mobilitazione sono state trasparenza (sulla professionalità dei nominandi e sulla procedura di scelta), apertura (a tutti coloro che ritenessero di avere le carte in regola per candidarsi) e partecipazione (il progetto “Vogliamo Trasparenza” di Open Media Coalition è nato aggregando le associazioni della società civile più attive sui temi del diritto all’informazione).

Chiunque abbia vissuto la Rete negli ultimi mesi avrà respirato l’aria di questa “primavera”: non solo messaggi su twitter e gruppi su facebook, ma anche interviste, articoli di stampa e, addirittura, eventi con i candidati. E tanti, tantissimi, appelli al Parlamento e ai partiti ad adottare scelte valide, all’esito di un procedimento trasparente.
Naturalmente, questo non significa che tutto sia andato bene in questa mobilitazione: diversi sono i punti da rivedere (ingenuità e autoreferenzialità di alcune iniziative, su tutti). Ma non c’è dubbio che il metodo della consultazione pubblica partecipata sia quello con cui lavorare anche in futuro.

Purtroppo – ma questa è cronaca delle ultime ore – al momento della scelta il Parlamento (e precisamente Pd, Pdl e Udc) ha deciso di adottare vecchie logiche. I CV presentati non sono stati presi seriamente in considerazione, i commissari sono stati spartiti secondo logiche lottizzatorie tra i partiti, ma – soprattutto – le competenze non sono state il criterio che ha guidato il Parlamento nelle nomine.
Un caso su tutti: l’On. Antonello Soro (che tutti danno come Presidente del Garante Privacy) è un dermatologo con significativa esperienza politica (è parlamentare dal 1994), mentre la legge prevede che i componenti dell’autorità debbano avere significative competenze in materia di diritto o informatica.

Difficile pensare che dietro questa (sciagurata) scelta dei partiti (e di un governo che se ne è “pilatescamente” lavato le mani) non ci sia un disegno preciso: occupare tutte le poltrone possibili con fedelissimi. Pazienza se questo potrà pregiudicare l’innovazione nel nostro Paese, la competitività delle imprese, le libertà fondamentali e, quindi, la vita di tutti noi.

Non è possibile non vivere questo episodio come un sopruso, l’ennesimo. Ma la sensazione è quella di assistere all’ultima partita di un calciatore ormai bolso.

Se, come diceva Darwin, non sopravvivono i più forti e i più intelligenti ma i più reattivi al cambiamento, questa classe politica è ormai prossima all’estinzione.
Perché non ha capito che tutto cambia, anche la democrazia.

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Avvocato, specializzato con lode in Diritto Amministrativo e Scienza dell’Amministrazione. Si occupa, per professione e per passione, di diritto delle nuove tecnologie e di diritto amministrativo. Docente presso l’Università degli Studi della Basilicata, è relatore in convegni, incontri e seminari sulle materie di attività e tiene lezioni in Master Universitari, corsi di formazione e specializzazione. Autore di numerose pubblicazioni (cartacee e digitali) sui temi del Diritto Amministrativo e dell’Information Technology Law, è Vice Direttore del Quotidiano di informazione giuridica “LeggiOggi.it” e componente del Comitato Scientifico della Rivista “E-Gov” di Maggioli. È referente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Potenza presso la Fondazione Italiana per l’Innovazione Forense (FIIF) e componente del Gruppo di Lavoro per i giovani avvocati del Consiglio Nazionale Forense. È socio fondatore e segretario generale dell’Istituto per le Politiche dell’Innovazione e Presidente dell'Associazione Italiana per l'Open Government; oltre al proprio blog (“Diritto 2.0”), è tra i curatori di "TheNextGov", uno spazio sul sito de "L'espresso" in cui parla di nuove tecnologie e innovazione in ambito pubblico.

1 COMMENT

  1. Non voglio certo difendere le scelte dei partiti ma ho
    una domanda: come è possibile conciliare la scelta di veri esperti senza sollevare il problema del conflitto di interessi? Se uno è esperto, è sicuro che abbia interessi pregressi con le varie aziende interessate alle decisioni della AgCom. Forse mi sfugge qualcosa…

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