Business online? Pensiamo “inbound marketing”

Quando pensiamo a marketing e comunicazione “classica”, in realtà pensiamo a una cosa che possiamo definire “Outbound Marketing”.

Un marketing che parte da noi e va a cercare, prova a colpire più o meno militarmente un target passivo.

D’altra parte storicamente non era possibile fare venire à se i propri clienti, almeno non su grandi numeri. La pubblicità, il Direct Marketing… strumenti pensati per portare il messaggio dall’azienda al suo pubblico. Prenderlo di sorpresa, mentre sta facendo altro e a noi non pensa proprio. Un cliente che non ci conosce, così facciamo awareness. Da convincere con ripetute esposizione (frequenza) e su ampi strati della popolazione (copertura).

Anche perché o parlavamo noi, dei nostri prodotti, o nessuno aveva la possibilità di portare il nostro verbo alle masse.

Il digitale ha stimolato l’inbound

L’arrivo di Internet ha innescato un meccanismo diverso, che passa da Google, dal passaparola, la raccomandazione, i social media.

Si guarda allora la mercato in un’ottica di Inbound Marketing dove il gioco è di intercettare le domande e i desideri dei possibili clienti, in modo che anche chi non ci conosce ci trovi, possa arrivare a noi e alla nostra offerta. A volte l’unica possibilità che hanno aziende con piccoli budget.

Perché le persone adesso cercano attivamente marche, prodotti e soluzioni. Possiamo dire che chi cerca un prodotto è virtualmente con i soldi in mano, in uno stadio molto avanzato del processo d’acquisto, si sta documentando (più o meno intensamente) perché è interessato, sta in qualche misura contemplando l’acquisto del prodotto – è dunque un target ad alto potenziale.

Nuove logiche per andare a caccia

La pubblicità non ha più i ritorni di una volta, e oggi la fruizione dei media è frammentata.

Quanto più facciamo fatica ad andare dai clienti, tanto più possiamo pensare a fare sì che i clienti inciampino nella nostra proposta, che siano i loro a trovarci. Invece di cercare (solo) di comprare l’attenzione dei prospect con attività pubblicitarie outbound, guadagniamoci il loro interesse con contenuti, con l’essere nel posto giusto al momento giusto, nel dare risposte e servizio.

Quindi essere nei luoghi dove c’è il nostro target, non solo con la pubblicità ma con messaggi e contenuti interessanti per le loro necessità, i loro interessi.

Significa fare bene il SEO, essere dove sta il target, in primis sui social media ma anche tutte quelle aree di internet che occupano il tempo privato e quello professionale. Con informazione, servizio, con la risoluzione di problemi o facendo divertire, emozionare, saziando una domanda di emozioni, di evasione – attraverso la quale costruire una percezione della nostra marca.

Non ci sono solo tecniche ma soprattutto una strategia

Quello che è importante per manager e imprenditori è comprendere la filosofia di base; invece di andare a cacciare clienti nella jungla, mettiamo delle trappole per intercettarli dove passano.

Proprio per essere trovati è fondamentale allargare la propria presenza, essere in molti luoghi, coprire molti spazi, con attività strategicamente coordinate per presidiare i vari tool della rete… E dato che non possiamo essere ovunque e in ogni momento (sia per il carico di lavoro conseguente, sia perché finiremmo per essere antipatici e insopportabili), la soluzione sta nel fare sì che siano gli altri che parlino di noi.

Poi, naturalmente, una volta stabilito il primo contatto, che ci siamo fatti trovare, lì può ripartire il marketing più tradizionale; che ancora ha molti strumenti e molte metodologie che sono ancora validissime per fare business.

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1 COMMENT

  1. Un altro ottimo (e autorevole) esempio di come la visione “Inbound” del marketing digitale (oltre al termine stesso) si stia progressivamente diffondendo anche nella Rete Italiana. Ottima notizia per chi, come noi, cerca di trasmetterla ogni giorno al mercato. Grazie!

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