The Daily: Murdoch chiude il primo quotidiano tablet only

Rupert Murdoch chiude il primo quotidiano pensato specificamente per i tablet. The Daily, nato a Febbraio 2011, era una testata quotidiana multimediale e interattiva, aggiornata in tempo reale, disponibile esclusivamente in versione digitale per tablet; inizialmente esclusivamente Apple ed, in seguito, Android e Amazon.

La scommessa della News Corp sembra essere fallita. Presentato come il futuro del giornalismo e dell’informazione quotidiana, non ha riscontrato il successo sperato e il magnate dei media ha, così, deciso di chiudere i battenti il 15 Dicembre.

Murdoch, all’epoca del lancio, aveva dichiarato enfaticamente: “crediamo che the Daily sarà il modello per come le storie verranno raccontate e consumate.” Ora è costretto ad ammettere:  “Dal suo lancio The Daily è stato un coraggioso esperimento…ma sfortunatamente abbiamo verificato che non è stato possibile trovare una audience sufficientemente vasta per convincerci che il modello di business fosse sostenibile nel lungo periodo”.

La scommessa era sin dall’inizio complessa, data l’abbondanza di news gratuite online: convincere i consumatori a pagare (14 centesimi al giorno, 99 alla settimana o 39.99 dollari l’anno per iPad) non poteva essere di certo semplice.

La chiusura del primo quotidiano per tablet non mancherà di suscitare accese polemiche, visto che molte testate puntano su app a pagamento per questi device al fine di rinvigorire i conti perennemente traballanti. La rivoluzione dei tablet è un fallimento? The Daily era in anticipo sui tempi? È il modello di business a pagamento che per le news non funziona nell’ecosistema digitale? O era The Daily ad aver sbagliato strategia editoriale e tipologia di contenuti?

Le risposte possibili sono molte. The Daily di certo non è mai riuscito a raggiungere il break even point, secondo molti per la forte concorrenza gratuita, come si accennava, ma anche per un design poco fluido dell’app. La testata era riuscita a raggiungere soltanto i 100mila abbonati (settimanali o annuali), molti meno dei 500mila a cui la News Corp puntava.

I problemi incontrati dalla testata di Murdoch dipendono da molti fattori. Tra i più sottolineati si conta una focalizzazione eccessiva sui tablet e una scarsa integrazione con il web, dovuta ad una scelta precisa motivata da ragioni economiche e dal desiderio di sperimentare formati innovativi. Ma ancor più nel  profondo della questione, risiede un problema di fondo. Le ultime rivelazioni, per quanto non ancora sufficienti, suggeriscono che i tablet siano più utilizzati per l’entertainment piuttosto che per l’informazione.

Edmondo Lucchi, analista di Gfk Eurisko, spiega, ad esempio, che: “È presto per dirlo, il campione è ancora limitato. Ma dalle nostre ultime stime, relative al 2011, i tablet sono usati soprattutto per l’intrattenimento e nelle case. L’informazione è solo uno degli utilizzi e nemmeno quello preponderante”. Se ciò fosse confermato, l’euforia delle aziende editoriali rispetto a questo tipo di device verrebbe fortemente smorzata.

AllThingsD sembra ritenere, però, che fosse il progetto della specifica testata ad essere errato. “alla fine era molto un giornale di interesse generale che sembrava, però, orientato verso una tipologia di persone a cui non piacciono molto i newspaper.” Sostanzialmente l’errore sarebbe nel tipo di contenuti e nella selezione del target, non nella scelta della piattaforma in sé. Mashable la pensa in modo simile, ma si focalizza sul modello di business inadatto per una pubblicazione che entra in concorrenza con una vasta offerta gratuita, il modello troppo chiuso di distribuzione e i cambiamenti nell’ecosistema delle news e nel loro consumo. “Nel mondo digitale, post-stampa, il potere si è spostato dagli editori ai consumatori. Costruiscono i loro quotidiani digitali al volo. Tutto ciò che gli editori possono fare è cercare di entrare a far parte del mix. Per il momento, ciò significa: multi-piattaforma e il riconoscimento che si è semplicemente una fermata nel viaggio senza fine del lettore attraverso le notizie web.”

The Next Web esprime a sua volta un parere simile, ma sottolinea la mancata integrazione con il web. Il Nieman Journalism Lab sottolinea le difficoltà economiche e la struttura non ottimale dell’app. Paid Content la difficoltà di lanciare una nuova testata giornalistica, soprattutto con modelli di business vecchi. “La chiusura è un riconoscimento del fatto che è difficile lanciare un nuovo brand di notizie con un vecchio modello, anche su un nuovo e sexy device.” Poynter ritiene due gli errori di fondo del progetto. Uno, la strategia tablet-first è coraggiosa, mentre un tablet only è più dubbia. Il secondo, la poca chiarezza nella selezione dell’audience: mentre altre testate sottolineano l’errore nella scelta del target, il sito specializzato in notizie sulle trasformazioni del giornalismo ritiene che il target prescelto non fosse per nulla chiaro.

L’autorevole Columbia Journalism Review, infine, sottolinea aspetti già richiamati da altri commenti, ma maggiormente la tendenza delle news digitali verso nicchie informative. Una testata nuova che si proponeva una copertura più generale difficilmente poteva aver successo, a limite una simile offerta potrebbe aver successo provenendo da brand informativi già consolidati.

La maggior parte dei commenti, in sostanza, si concentra sugli errori di The Daily e non sembra ritenere più di tanto che l’offerta di news su tablet non possa funzionare. Il punto sarebbe il modello editoriale e di business.

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