Global Information Technology Report: Italia indietro nell’ICT, è solo 50esima

Secondo il Global Information Technology Report, presentato dal World Economic Forum, i paesi devono continuare a investire in infrastrutture e innovazione per godere dei benefici dell’era digitale. Oltre alla raccomandazione il report sottolinea anche come persista e si aggravi il divario tra i Paesi che investono nelle digitalizzazione, dove si sta procedendo a grande velocità nei processi integrativi tra aziende, servizi e network sociali, e quelli dove le nuove tecnologie stentano a farsi strada.

Il report, che analizza lo stato attuale relativo all’utilizzo dell’IT e dei progressi in atto, prende in esame 144 Paesi del mondo, classificati secondo 54 parametri base e arriva alla conclusione che, per migliorare le probabilità di successo nel percorso di digitalizzazione, gli investimenti nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione devono essere coerenti e coordinate ed indipendenti dalle strutture governative. ”Più si investe, tanto più aumentano le possibilità di arrivare al successo nell’universo digitale” ha riferito Bruno Lanvin dell’INSEAD, una delle più importanti business school a livello mondiale.

Secondo il report sono la Finlandia, Singapore e la Svezia a guidare rispettivamente la classifica delle 144 nazioni per diffusione di nuove tecnologie dell’informazione. Seguono Olanda, Norvegia, Svizzera e Gran Bretagna rispettivamente al quarto, quinto, sesto e settimo posto. Gli Stati Uniti sono al 9° posto mentre Taiwan e Corea occupano rispettivamente il 10° e l’11° posto.

La Germania è al 13° posto e, per restare in Europa, al 26° posto troviamo la Francia, al 28° Malta, al 33° il Portogallo e al 38° la Spagna. L’Italia si attesta al 50° posto su 144 paesi monitorati, dietro Polonia (49°), Montenegro (48°), Giordania (47°), Panama (46°), Turchia (45°), Ungheria (44°), Kazakhstan (43°). Il dato relativo all’Italia è ancora più sconcertante se si pensa che nel 2012 occupava il 48° posto.

In Europa – si legge nel documento – l’indice rivela una profonda divisione tra le economie del nord e gli altri paesi che è preoccupante. Non basta migliorare l’accesso alle tecnologie, bisogna creare migliori condizioni per le imprese e l’innovazione“.

Lo studio del Forum sottolinea anche come l’economia digitale sia un generatore di Pil e posti di lavoro: “La digitalizzazione ha aumentato il Pil mondiale di 193 miliardi di dollari negli ultimi due anni, creando 6 milioni di posti di lavoro – spiega il rapporto – un aumento del 10% dell’indice di digitalizzazione di un paese porta a una crescita dello 0,75% del Pil procapite, e a una diminuzione della disoccupazione dell’1,02%“.

 

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