Professioni web: Roberto Scano e il Web accessibility expert

Roberto Scano
Roberto Scano è Presidente di IWA Italy. Si occupa di accessibilità e qualità dei servizi Web per le PA, è componente della cabina di regia dell’Agenda digitale Italiana, nonchè consulente dell’Agenzia per l’Italia Digitale.

Secondo appuntamento con le interviste realizzate da TechEconomy, in collaborazione con IWA Italy, per dare voce ai professionisti del web e capire come cambiano i profili professionali legati alla Rete.

A rispondere alle nostre domande oggi è Roberto Scano, Web Accessibility Expert nonchè Presidente di IWA Italy.

1) Di cosa si occupa precisamente un Web Accessibility Expert?

Il Web Accessibility Expert è lo specialista in accessibilità Web, ossia la persona con il delicato compito di verificare che informazioni e servizi erogati in rete siano fruibili da tutti, indipendentemente dalle disabilità e/o dalle tecnologie utilizzate. Pensiamo che il Web è nato per unire, non per dividere e quindi un Web non accessibile a tutti non è Web.

2) Studi e pratica sul campo: cosa serve per diventare Web Accessibility Expert?

Innanzitutto bisogna conoscere le specifiche di accessibilità, in particolare le linee guida per l’accessibilità del Web definite dal consorzio mondiale del Web (W3C). Bisogna altresì conoscere le necessità degli utenti con disabilità e le tecnologie che gli stessi utilizzano per navigare i siti Web: soluzioni tecniche che per un utente normo vedente possono essere facilmente superate (pensiamo ai CAPTCHA), per un utente non vedente possono essere una barriera insuperabile. Selezionare un oggetto con un click può essere impossibile da parte di utenti che non possono utilizzare il mouse, così come utilizzare dei colori e dei caratteri poco leggibili significa creare barriere a diverse categorie di utenti. Consiglio di consultare siti Web specifici in cui si discute delle tematiche: webaim.org in versione inglese, webaccessibile.org come riferimento per l’accessibilità in lingua italiana.

3) Come hai capito che il web sarebbe diventato la tua professione?

L’ho capito il giorno in cui, iscritto ad ingegneria informatica, preferivo accedere all’aula informatica e utilizzare Mosaic e le prime versioni di Netscape su stazioni Sun anziché andare a lezione, al punto che dopo 6 mesi ho lasciato l’università per studiare per conto mio le tematiche del Web. Da li mi sono appassionato della materia, ho iniziato a divorare siti Web tematici di sviluppo, ho conosciuto HWG e i primi corsi di HTML e poi IWA, in cui ho potuto apprendere e successivamente partecipare alla stesura di specifiche, comprese quelle dedicate all’accessibilità confrontandomi con esperti di tutto il mondo.

4) Qual è la cosa più difficile da far capire ai clienti?

Senz’altro che l’accessibilità è un principio di sviluppo, non un costo successivo alla creazione del prodotto o servizio. Ogni prodotto va pensato per tutti, specialmente se si tratta di prodotti come servizi Web i cui principali fruitori sono si i giovani e coloro che usano la rete per diletto e lavoro, ma anche (e soprattutto) chi non può fruire di servizi e prodotti tramite canali tradizionali: persone con problemi di mobilità o con disabilità sensoriali.

5) E ai colleghi?

Ai colleghi spesso il problema più grande è far capire che devono ripensare ciò che hanno studiato senza considerare i principi di accessibilità: è come dover insegnare ad un architetto che le porte devono essere fatte in un certo modo e le pendenze devono avere un certo dislivello in quanto ne beneficiano diversi utenti, specialmente i disabili. Quanti di noi usano la rampa per disabili per accedere ai supermercati con il carrello? La usiamo perché è una rampa, utile per entrambi gli scopi e quindi perché nel Web non dobbiamo creare qualcosa che va bene per tutti, senza discriminazione?

6) Cosa ti piace di più della tua professione e cosa meno?

Ciò che mi piace è che ogni giorno c’è la sfida a migliorare le tecniche di implementazione e verifica, capire le esigenze degli utenti e trovare quindi le migliori soluzioni per garantire l’accessibilità dei prodotti e servizi. Ciò che mi piace meno è che spesso gli stessi interessati, vale a dire i soggetti con disabilità, si arroccano dietro “caste” che spesso non fanno l’interesse del disabile ma dei produttori di tecnologie assistive e/o di servizi “alternativi”. Se parliamo di accessibilità e pubblica amministrazione quello che non mi piace è che spesso l’accessibilità viene accantonata con l’idea che “tanto nessuno controlla e nessuno si lamenta”, cosa che (per fortuna) non è più consentita dall’entrata in vigore del decreto crescita 2.0 che pone attività di vigilanza in materia all’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID).

7) Che consiglio daresti a chi volesse diventare Web Accessibility Expert?

Innanzitutto di studiare le specifiche e di confrontarsi con persone con disabilità per comprendere le necessità e per capire come risolvere i problemi più comuni, creandosi una sorta di check-list in cui indicare problemi e relative soluzioni. Il secondo consiglio che voglio dare è di presentarsi all’azienda e/o all’amministrazione pubblica facendo comprendere che l’esperto di accessibilità non va chiamato solo alla fine per una verifica ma deve essere parte integrante del team di progettazione e sviluppo del sito, per contribuire al miglioramento continuo del prodotto e/o servizio. Il terzo e ultimo, di avere tanta pazienza.

8) In tre aggettivi, un buon Web Accessibility Expert deve essere?

Competente, elastico, coinvolgente.

9) E ora in un tweet: chi è il Web Accessibility Expert?

È colui che garantisce un Web come pensato da Tim Berners-Lee, accessibile a tutti.

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