Il tempo delle pagelle

Giugno, il tempo delle pagelle. Impietose, arrivano quelle dell’Unione Europea sull’Agenda Digitale (Digital Agenda Scoreboard 2013). Nell’insieme, vengono celebrati i successi nella diffusione della banda larga (di base), ormai presente quasi ovunque, mentre per gli ultimi buchi di copertura si raccomanda l’utilizzo del satellite. Colpisce invece come la banda ultra larga fissa (oltre 30 Mbps di download) sia già disponibile al 54% degli europei, mentre più scontato è il successo degli accessi a banda larga mobili (36% degli europei), con una copertura del 4G (LTE) che è triplicata in un solo anno.

pagellaTra gli aspetti più problematici spiccano, invece, il limitato utilizzo dei servizi a banda ultra larga a 100 Mbps (2% delle famiglie) e la metà dei cittadini europei che posseggono ancora competenze digitali scarsi o inesistenti. Per dare invece una dimensione dell’economia Internet in Europa basta ricordare come 70% degli europei utilizzi almeno una volta a settimana la rete e oltre il 45% acquisti beni o servizi via Internet.

Veniamo però all’Italia, posizionandola rispetto agli altri Paesi. Scorrendo le classifiche la mente è subito andata al mio primo viaggio in Grecia quando venni accolto da un signore anziano (forse anche “antico”) che mi disse: “italiani, stessa faccia, stessa razza”. Vediamo perché.

Sufficienza. Premesso, che non andiamo mai sul podio (anche per colpa di quei “soliti maledetti piccoli paesi del Nord Europa”), superiamo i valori medi solo per gli aspetti legati alla copertura dei servizi broadband fissi e mobili, per l’adozione della banda larga mobile (di poco, ma rimane un buon segno). Per il vero, l’Italia si posiziona sopra la media nell’utilizzo dei servizi online da parte delle imprese, ma stiamo parlando delle imprese con 10 e più addetti, tralasciando quindi l’enorme bacino delle piccole e micro imprese.

Rimandati. Siamo di norma rimandati per quanto riguarda l’utilizzo dei servizi in rete, ma il dato continua a scontare il nostro peccato originale che è quello di avere ancora solo il 53% degli italiani che si collegano regolarmente a Internet (meglio solo di Romania, Bulgaria e Grecia). Andiamo relativamente meglio sulle applicazioni più ludiche, ma il quadro d’insieme rimane desolante. Il 37% degli italiani non ha mai utilizzato Internet.

Bocciati. Per quanto difficile, riusciamo a conquistare l’ultima posizione in Europa sia sulla copertura dei servizi a banda larga ultra larga fissa, che sull’utilizzo dei servizi di e-government.

Che fare? In sintesi, il nostro problema è quello di garantire l’accesso alle nuove generazioni di rete e l’inclusione digitale di enormi fette di popolazione. Data la nostra dimensione e situazione congiunturale, occorre anche essere consapevoli del fatto che è molto probabile un ulteriore aggravio del ritardo. Il circolo vizioso si può rompere solo progettando interventi di medio-lungo periodo e intervenendo da un lato su un credibile piano nazionale per la banda ultra larga e, dall’altro, su un processo di inclusione digitale basato sull’utilizzo intelligente di tutte le modalità di accesso alla rete, a cominciare dai Tablet.

Il nostro destino è unito a quello di Romania, Bulgaria e Grecia?
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