Bud Spencer, Margareth Thatcher e la democrazia 2.0

Cosa c’entrano il re dei film di scazzottate, Bud Spencer, la lady di ferro e la democrazia 2.0? Sia il primo che la seconda ci insegnano qualcosa in più sulla terza.

bud-spencerMa andiamo con ordine. Circa due anni fa il consiglio comunale di Schwabisch Gmund, una minuscola cittadina tedesca, decise di aprire un sondaggio pubblico (online naturalmente) per scegliere il nome di un nuovo sotto-passaggio. Quella che era sembrata un’idea simpatica, e “moderna”, finì per rivelarsi un boomerang. “Il risultato è stato falsato da molti votanti forestieri”, si trovarono costretti a dire quelli del consiglio quando furono messi di fronte l’evidenza (orrida, secondo la loro prospettiva): il voto aveva indicato l’attore italiano Bud Spencer. Si scatenò così una piccola rivolta e ne nacque un caso mediatico che ovviamente non giovò alla serenità della piccola città né al suo buon nome.

Poche settimane fa è successo qualcosa di molto simile. Il museo di Grantham, la città natale di Margareth Thatcher, ha deciso di dedicare una statua di bronzo alla Iron Lady. Per non sbagliare sono stati commissionati tre modelli di statua. Uno in piedi, su un piedistallo alto. Uno in piedi, ma su un piedistallo più basso. Infine, uno da seduta. Le foto dei tre modelli sono state postate online con la domanda di rito: “Quale di questa preferite?”. Apriti cielo. Anche se oggi ricordiamo la Thatcher come una statista illuminata, dimentichiamo che per molti inglesi la Thatcher è stata una tiranna che ha ristretto i diritti sindacali dei lavoratori e adottato misure draconiane. E così, anziché esprimere una semplice preferenza, i cittadini si sono prodigati in commenti poco lusinghieri. Alcuni suggerivano di usare un materiale diverso dal bronzo, di provenienza organica. Altri proponevano di intitolare alla lady i bagni pubblici. Anche qui, insomma, un disastro.

Sono due piccoli casi, che però nascondono una grande lezione per i governanti – grandi o piccoli che siano – che si affidano alla democrazia online sperando così di risolvere tutti i loro problemi. La lezione consiste nel riflettere meglio su come comportarsi e, prima di optare per questo tipo di soluzioni, sul porsi tre semplici domande.

Prima domanda: è così prosaica la democrazia 2.0? Spiacenti di deludere ma sì, è prosaica al punto che avrai sempre qualcuno che preferisce dirti di fare una statua di cacca anziché di bronzo. Fa parte del gioco, take it or leave it.

Seconda domanda: si può evitare? No, non si può evitare. Si può fare il possibile per restringere il “rumore di fondo”, premiando i commenti costruttivi o intelligenti. Eliminare quelli distruttivi o solamente polemici non solo è impossibile, ma sarebbe anche una contraddizione in termini, visto che si parla di democrazia.

Terza e ultima domanda: cosa ci si deve aspettare? Questa è la questione più importante. Per non fare la fine del consiglio comunale tedesco o di quello inglese è sempre utile tenere a mente che se si offre ai cittadini la possibilità di esprimersi non si possono poi ignorare gli esiti della consultazione. “Buttarla in caciara”, come si dice a Roma, non è mai la strategia vincente. Non lo è perché la volta successiva l’iniziativa sarà ignorata, e perché se si è scelto di usarla come stratagemma comunicativo (non c’è nulla di male, anzi) si deve poi essere pronti a tener testa a tutti gli imprevisti. Anche all’ipotesi che qualcuno scelga uno sconosciuto (almeno ai tedeschi) attore italiano.

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