WSD – Campione

Campióne s. m. [dal lat. mediev. campioonis, der. di campus nel senso di «campo di battaglia»]. –

1. Nel medioevo, chi combatteva nei giudizî di Dio o prendeva parte a un duello al posto di altri (per es., di donne, di nobili, o di istituzioni come la Chiesa, ecc.); nei tornei, chi teneva il campo.

2. fig. Chi difende con energia una nobile causa: c. della fede, c. di Cristo; farsi c.della verità, della libertà, della giustizia.

Vocabolario Treccani

Mi si consenta, su queste pagine, l’ardire di tradurre nel nostro pur sempre nobile idioma l’espressione digital champion.
Perché tradurre, talvolta, serve a recuperare il senso profondo delle parole nel momento in cui le parole o i concetti vengono usati un po’ come nuvole di spray deodorante sui corpi di adolescenti pronte ad andare a ballare.
Digital champion è uno di essi. Debitamente ridotto in gocce di vapore, ci sta entrando sotto pelle, fino a farci perdere quella coscienza e quella conoscenza, che molto hanno a che vedere con il senno.

campioneTraduciamolo. “Campione digitale”. Suona male? Probabile. Abbandoniamoci all’epica, fondamento della nostra cultura.
Fingendoci cantori delle gesta di un gruppo di paladini dell’Innovazione, immaginiamo che tra di essi ci sia anche il Campione Digitale. Quello che, sotto l’armatura, nasconde un segreto. Ha attraversato l’Europa, ha visto altri campioni digitali, li ha seguiti mentre comunicavano negli angoli più remoti dei loro Paesi il ruolo e le potenzialità del digitale come strumento di ripresa e di crescita, promuovendolo tra le persone, andando nei centri del potere (al tempo dell’epica erano i castelli) a chiedere di difendere quel digitale, perché l’innovazione potesse arrivare ovunque.

E il suo segreto è la risposta alla domanda “Come fanno ad essere credibili?”.
Il Campione Digitale, che chiameremo Orlando, quella risposta ce l’ha. Ma nelle notti davanti al fuoco, le notti passate con gli altri campioni nell’attesa (chi combatte per una giusta causa sa aspettare), proprio non se la sente di raccontarla.
La ragione di questo titubare è semplice. Orlando, Campione Digitale, sente in cuor suo che quella risposta potrebbe apparire fin troppo ovvia ai suoi compagni. Ché la risposta è: i campioni digitali sono credibili perché non sono burocrati, bensì testimoni delle opportunità del digitale affinché le infrastrutture, che tanto e giustamente stanno a cuore, vengano effettivamente utilizzate.

Come paladini di un poema epico, anche noi sappiamo aspettare. Abbiamo il nostro fuoco, abbiamo cara la nostra attesa, coltiviamo la nostra arte in Rete.
Ma non c’è cosa più dannosa dell’essere campioni che sanno qual è la loro missione e restano muti e immobili. Orlando, Campione Digitale, in una notte ha aperto il cuore e ha raccontato il suo segreto. E non è parso ovvio a nessuno.
Pertanto a noi, noi tutti, tocca lucidare l’armatura e difendere il senso profondo dell’essere “campioni” del digitale in un Paese che ha perduto il senso significato della testimonianza e la ricchezza che si nasconde in ogni agire.
Partiamo da qui. Lunga o breve che sia, è la nostra strada.

 

O campioni, che seti nella rocca

In compagnia della mala persona,

Oditi quel che a tutti quanti tocca,

Sia cavalliero, o sia re de corona:

Chi non punisce oltraggio e tradigione,

Potendo farlo, lui ne è la cagione.

(Matteo Maria Boiardo, Orlando canto XXI; 2)

 

 

 

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