Se Calvino avesse parlato di innovazione sociale e Social Business…

Quando nel 1985 Italo Calvino fu invitato a tenere le Norton Lectures a Harvard probabilmente nessuno si attendeva che avrebbero generato uno dei testi più citati e rivisitati di tutta la sua produzione. Purtroppo la storia ci racconta che quelle lezioni non si tennero mai per la sopraggiunta scomparsa del letterato ma la traccia indelebile del suo pensiero non si perse e postumo venne pubblicato il volume passato alla storia come le Lezioni Americane.

Molti sono stati gli utilizzi di queste lezioni, il design contemporaneo le ha fatte proprie, la metodologia filosofica, la critica letteraria ovviamente e finanche l’urbanistica … ma se Calvino in quelle pagine ci avesse voluto parlare anche di Social Business.

calvino-lezioni-americaneLa provocazione è fin troppo evidente ma proviamo a utilizzare le sue riflessioni per leggere con grande interesse un metodo di sviluppo di progetti di innovazione sociale e social business:

  • La prima lezione sarebbe stata dedicata alla Leggerezza. Innovare significa osservare con attenzione la semplicità che ci circonda. Essere leggeri per generare condivisione progettuale e quindi ridurre la conflittualità. Punto fondamentale nel momento in cui si pensa a un progetto di investimento che tenga ben presente il territorio su cui si inserisce. Guardare l’ovvio e non sottovalutarlo permette di strutturale la linea di business in maniera attenta rispetto a qualsiasi stakeholder che parteciperà e quindi prevenire i conflitti o almeno affrontarli con categorie utili per risolverli.
  • La seconda sulla Rapidità’. Essere veloci non significa essere superficiali. Al contrario assecondare la rapidità del mondo moderno è l’esigenza della riscoperta dell’essenziale, ciò che dobbiamo riprogettare spesso è ciò che semplicemente è stato dimenticato. Il cuore dell’innovazione sociale è la capacità di riscoprire l’essenziale della nostra storia in maniera non antitetica con la velocità che ci circonda.
  • Poi viene l’Esattezza. Significa progettare, sapersi dare degli obiettivi chiari e misurabili, saperli comunicare e crescere attraverso modelli condivisi. Il Social Business non è e non potrà mai essere il frutto della semplice buona volontà. Senza una chiara metodologia e rigidità nel definire e quindi raggiungere i risultati non potrà mai diventare una possibilità reale per il mercato.
  • La quarta sarebbe stata dedicata alla Visibilità. La condivisione e la partecipazione sono il punto focale per l’innovazione sociale. Dare visibilità alle proprie azioni significa soprattutto saper ascoltare per saper progettare. Lunga e complessa è ormai la letteratura sull’open sourcing, il social design e quindi la progettazione dei social business vivono nella possibilità di una partecipazione allargata dove la decisione è geneticamente da sempre una co-decisione.
  • Quasi alla fine viene la Molteplicità. Come riscoperta della tradizione e accettazione delle mutazioni. La diversità può arricchire nel momento in cui sa dialogare con le identità. La sfida più grande per il mondo contemporaneo è accettare la sua storia come bagaglio vivo di esperienze che devono essere reinterpretate. Solo così l’inneggiare alla diversità diviene una concreta ricerca per migliorare il nostro mondo circostante, altrimenti con troppa facilità si trasforma in slogan vuoto e a volte fastidioso.
  •  E alla fine si pensò alla Coerenza/Concretezza. Questa lezione ipotetica e mai completata ci permette di tradurre quello che sarebbe stato il suo titolo “Consistency” in un binomio coerenza-concretezza che sembra essere lo slogan più appropriato per la progettazione di social business e l’innovazione sociale. Un Social Business è tale solo se coerente con i propri principi e concreto nei risultati.

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