Digital Scoreboard 2014: Europa a buon punto su agenda digitale, Italia indietro

Secondo i nuovi dati rilasciati dall’unione Europea nel 2014 Digital Scoreboard, l’Europa sembrerebbe sulla buona strada per raggiungere 95 dei 101 obiettivi dell’Agenda digitale per l’Europa entro il 2015. In pratica, secondo quanto riporta il rapporto Digital Agenda EU, i cittadini e le imprese europee si collegano di più a internet, fanno più acquisti online e si sentono più sicuri e preparati in rete, ma spesso fanno fatica a connettersi – soprattutto nelle zone rurali – per mancanza di accesso alla banda larga ad alta velocità.

L’assenza di infrastrutture si va, quindi, ad aggiungere ad un altro problema rilevante su cui la Commissione è particolarmente sensibile ovvero il divario in termini di qualifiche digitali

Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione, ha dichiarato: “Oggi la maggior parte degli europei è entrata nell’era digitale e intende approfittarne pienamente. Abbiamo risolto il problema dell’accesso a Internet, ma il divario digitale non si è colmato. Senza l’impegno di tutti a fare di più, rischiano di emergere in Europa sacche di analfabetismo digitale”.

 Numerose le buone notizie per l’Unione Europea:

  1. Aumenta l’uso regolare di Internet: dal 2010 a oggi la percentuale di chi usa Internet almeno una volta alla settimana è passato dal 60% al 72%. I miglioramenti più significativi si sono avuti in Grecia, Romania, Irlanda, Repubblica ceca e Croazia, mentre i migliori risultati in assoluto (più del 90% di utilizzatori) si registrano in Danimarca, Svezia, Paesi Bassi e Lussemburgo. Negli Stati Uniti gli utilizzatori di Internet rappresentano l’87% della popolazione adulta.
  2. Notevoli progressi per i gruppi svantaggiati: negli ultimi quattro anni l’uso di Internet da parte dei disoccupati, dei meno istruiti e delle persone più anziane è balzato dal 41% al 57%. A questo ritmo centreremo l’obiettivo del 60% già prima del 2015.
  3. I non utilizzatori diminuiscono di un terzo: il 20% degli abitanti dell’UE non ha mai usato Internet (dato in diminuzione di un terzo rispetto a quattro anni fa). Se le tendenze attuali si confermeranno, l’obiettivo del 15% entro il 2015 sarà raggiunto.
  4. Siamo sempre più numerosi a fare acquisti online: oggi il 47% dei cittadini europei fa acquisti su Internet, in aumento di dieci punti sul dato del 2009. L’obiettivo di arrivare al 50% entro il 2015 sembra dunque molto realistico.
  5. L’accesso è garantito. Oggi il 100% degli europei ha accesso alla banda larga, generalmente con la possibilità di scegliere fra modalità diverse (fibra, cavo, ADSL o accesso mobile 3G/4G). Come minimo, tutti gli europei hanno la possibilità di sottoscrivere un servizio di banda larga via satellite a costi accessibili.
  6. Tecnologie di banda larga veloce: la disponibilità di banda larga mobile 4G è balzata dal 26% al 59% in un anno. L’accesso a Internet a velocità di almeno 30 Mbps su linea fissa raggiunge il 62% della popolazione dell’UE, rispetto al 54% un anno fa e al 29% nel 2010. La banda larga veloce raggiunge almeno il 90% delle famiglie in Belgio, Danimarca, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi e Regno Unito.

Ci sono ancora però molti punti su cui lavorare in futuro. Ad esempio:

  • Opportunità mancate per le piccole imprese: solo il 14% delle imprese con meno di 250 dipendenti vende online. Tutti gli Stati membri rimangono lontani dall’obiettivo del 33% (media UE) entro il 2015.
  • Zone rurali a rischio in Europa: appena il 18% dei domicili situati nelle zone rurali ha accesso alla banda larga veloce.
  • Nel 2013 i servizi di eGovernment sono rimasti al palo: ne fa uso solo il 42% della popolazione dell’UE. Al ritmo di crescita attuale gli Stati membri non raggiungeranno il traguardo del 50% entro il 2015.

Agenda digitale in Italia

Per quanto riguarda l’Italia, il panorama delle connessioni a banda larga riguarda ormai tutto il Paese (99% delle abitazioni) e anche le aree rurali (88%). Il problema sta semmai nella velocità. I collegamenti in grado di toccare i 30 Mbps (megabit per secondo) reali sono disponibili sono nel 21% delle case, contro il 62% europeo. Più ombre che luci anche sotto il profilo dell’uso di internet, delle competenze digitali, dell’ecommerce e dell’egovernment. Si salva a sorpresa il comparto salute, sopra la media Ue in quasi tutti i parametri come le connessioni veloci degli ospedali e l’accesso alle cartelle cliniche dei pazienti. Nello specifico:

Uso e accesso alla rete. Il 68% della popolazione dispone di un abbonamento a banda larga (76% in Europa) ma la percentuale di quelle superveloci, da almeno 30 Mbps, è ancora ferma all’1% contro il 21% del resto dell’Unione. Frutto di una copertura a macchia di leopardo: 21% italiana contro 62% all’estero. Gli ancora più rapidi collegamenti da 100 Mbps sono invece ancora al palo. Deludente pure la copertura 4G LTE per i dispositivi mobili, disponibile per il 39% dei cittadini: bel salto rispetto al 10% del 2012.

Le competenze digitali. Nel 2013 il 34% della popolazione continua a non aver mai avuto accesso al web. Gli utenti regolari, quelli che si collegano almeno una volta alla settimana, sono il 56%, ben sotto il 72% europeo. Mentre quelli frequenti, che cioè si connettono ogni giorno, sono il 54% contro il 62%. Sul fronte delle competenze digitali la situazione non migliora: per il 60% degli italiani sono basse o inconsistenti (dati 2012). Una cifra che arriva al 75% per i pensionati, fasce con basso livello di scolarizzazione e idisoccupati. La media Ue si attesta invece al 47%.

E-commerce. Sul fronte degli acquisti online, il 20% degli italiani traina il settore contro il 47% della media dei cittadini UE. Un fenomeno che riguarda anche le aziende: solo il 12% vende i propri beni e servizi in Rete, in discesa rispetto al 2012. Fra quelle piccole e medie, cardine del tessuto produttivo del Paese, un misero 5%.

E-government. Sul fronte del rapporto con la pubblica amministrazione, invece, stiamo recuperando terreno (il 21% ha utilizzato servizi di questo tipo per certificati e comunicazioni ufficiali e no con le istituzioni) ma il distacco col resto d’Europa è di venti punti percentuali. Invece il comparto sanitario è l’unico ad attestarsi a livello delle medie europee. Quanto a spesa in ricerca e sviluppo siamo sempre intorno ai 2,1 miliardi di euro, lo 0,7% del Pil contro una media Ue dell’1,2% (dati 2010). Anche sul lato degli investimenti pubblici in ICT, dice il documento, si potrebbe fare di più.

L’uso dei fondi europei. Il rapporto appena diffuso da Bruxelles, di cui si parlerà anche il 18 giugno alla sala Spazio Europa di Roma fra gli altri con il direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale Agostino Ragosa, contiene anche indicazioni sull’uso dei famosi fondi europei. In questo caso si tratta di quelli distribuiti nell’ambito del Settimo programma quadro per la ricerca nell’ICT. Fra 2007 e 2013 da Bruxelles sono arrivati in Italia 828 milioni di euro da spendere in questo settore. Sono stati utilizzati per un totale di 1.250 progetti proposti da 655 enti e organizzazioni, il 61% dei quali (nel 2013) istituti di alta formazione e centri di ricerca. Al vertice il Consiglio nazionale delle ricerche con oltre 60 milioni di euro nei sei anni. Seguono il Politecnico di Milano (circa 31 milioni), la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa (26 milioni), il colosso Stmicroelectronics (25 milioni) e la Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (23 milioni).

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