Cybercrime costa all’economia globale 445 miliardi dollari l’anno

La criminalità informatica costa all’economia mondiale circa 445 miliardi di dollari ogni anno, con danni notevoli agli affari, alla sicurezza e alla proprietà intellettuale. Una cifra che supera le perdite individuali, pari a 160 miliardi di dollari, causate dall’hacking. Secondo il rapporto del Center for Strategic and International Studies (CSIS) il cybercrime è un settore in crescita che danneggia non solo il  commercio ma la competitività e l’innovazione.

Una stima prudente, riportata dalla ricerca sponsorizzata dal software di sicurezza McAfee, calcola una perdita dai 375 miliardi di dollari ad un massimo di 575 miliardi: “La criminalità informatica costituisce una tassa sull’innovazione e rallenta il ritmo dell’innovazione globale riducendo il tasso di rendimento degli innovatori e degli investitori“, commenta così Jim Lewis del CSIS in un comunicato. “Per di più nei paesi sviluppati la criminalità informatica ha gravi conseguenze per l’occupazione“.

Ma sono le più grandi economie del mondo a sostenere il peso maggiore di queste perdite: la ricerca, infatti, ha scoperto che solo Stati Uniti, Cina, Giappone e Germania contano 200 miliardi di dollari di danni in un anno. Le perdite connesse alle informazioni personali, come i dati delle carte di credito rubate, ammontano invece a 150 miliardi di dollari. Sono circa 40 milioni le persone negli Stati Uniti, circa il 15% della popolazione, vittime di furti delle informazioni personali mentre le violazioni dei profili hanno colpito 54 milioni di persone in Turchia, 16 milioni in Germania e più di 20 milioni in Cina.

Parte delle perdite dovute al crimine informatico è direttamente connessa a quello che gli esperti chiamano “costi di ripristino”, ovvero la pulizia digitale che deve essere effettuata al termine di un attacco. Il report McAfee-CSIS ha rilevato che mentre i criminali informatici non saranno in grado di sfruttare economicamente tutte le informazioni che hanno sottratto, al contrario le vittime devono spendere risorse significative, come invece questo fosse possibile.

In Italia, per esempio, le perdite reali dovute agli hacker sono ammontate a 875 milioni di dollari, mentre i costi legati alle necessità e alle attività di ripristino hanno raggiunto gli 8,5 miliardi di dollari. In altre parole, non ci può essere un distacco di dieci volte tra le perdite attribuite agli hacker e le spese sostenute per ripristinare i danni dovuti a questi attacchi.

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