Internazionalizzare: un viaggio che arricchisce

Il termine “Internazionalizzare” echeggia alle nostre orecchie spesso come il sinonimo di fuga ma sicuramente non è l’unica accezione che si può dare a questa parola.
L’ economia, nella sua continua evoluzione, spinge le imprese da una parte verso la ricerca di nuovi mercati e dall’altra verso la delocalizzazione: se nel primo caso i mercati odierni diventano stanze asfittiche per gli imprenditori, nel secondo l’eccessiva fiscalità, gli iter burocratici o gli elevati costi fanno pensare che è necessario svolgere la medesima attività altrove.
L’internazionalizzazione, disegnata con la mano del Social Business Design può rappresentare il ponte tra mondi distanti e tra culture apparentemente lontane, necessità però non solo di un’attitudine dell’azienda e rivolgersi fuori dai propri confini, ma non può prescindere dalla componente umana del proprio management.
Uscire dai propri confini, geografici o di mercato che siano, richiede una capacità di mettersi in discussione sia sulla metodologia (tecnica) sia sul prodotto tenendo, però, sempre chiara la propria “Vision”.

internazionalizzazioneElemento fondamentale inoltre è creare rapporti con le persone, in quanto per conoscere nel profondo le diverse culture è necessario ascoltare le voci di coloro che vivono quei luoghi, è necessario“fermare la gente per strada”. La chiave del successo per fare business all’estero responsabilmente è saper integrare la realtà imprenditoriale con il tessuto sociale. Se fino a vent’anni fa il prodotto si veicolava da solo ed era il focus dell’attenzione, ora è necessario rimettere l’uomo al centro: il business non può essere disgiunto dall’etica. Se non si perdono questi punti di vista l’ “internazionalizzare” si tramuta in “crescere” sia in termini economici che umani e per l’impresa significa anche minimizzare i conflitti sociali. Proprio la conflittualità oggi risulta essere uno dei problemi che genera maggior costi per un’impresa che vuole internazionalizzarsi e che spesso si configurano sia come costi diretti sia come danno d’immagine. I processi di internazionalizzazione che seguano, invece, un percorso più lento ma che partano proprio dallo sviluppo di business sociale possono essere la chiave di volta per una crescita sostenibile nel tempo e soprattutto socialmente. Negli anni novanta si iniziava a dire che non rispettare i diritti umani generava costi per le imprese (caso Shell, Nestlè, …) oggi potremmo tranquillamente affermare che rispettarli e promuoverli possa essere la strada per modelli di crescita reali e concreti.

Dopo questo rapida riflessione possiamo ridefinire il termine internazionalizzazione in accezione “social” come un modo innovativo di fare business che prevede il superamento dei propri limiti verso nuovi spazi. Internazionalizzare non vuol dire replicare il proprio modello ovunque si vada ma reinterpretare la propria “Mission” coerentemente ed in sintonia con il territorio e con la cultura su cui si opera. Pertanto questo modus operandi trarrà valore dalla standardizzazione del prodotto ,ma al contrario, dalla sua diversità e quindi dalla storia incredibile che potrà raccontare.

 

 

 

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