My name is Bond. Mini Bond.

Scritto in collaborazione con Valentino Moretto di Puglia Smart Lab

Detroit, denominata la motor city e capoluogo del Michigan, è la diciottesima città più grande degli Stati Uniti ed è la città di riferimento non solo della musica nera ma soprattutto dell’industria automobilistica statunitense. Eppure dopo il 18 luglio 2013 Detroit è la prima grande city americana a dichiarare bancarotta davanti all’impossibilità di pagare i propri debiti che oscillano tra i 18 e i 20 miliardi di dollari.

Altro triste esempio proviene dalla florida ed integerrima Svizzera: Lugano ha varato misure “lacrime e sangue” per evitare un probabilissimo fallimento nel 2016. Per il 2014 Lugano avrà un disavanzo di esercizio di 37,5 milioni di franchi che salirà a 55,5 milioni nel 2017 con un debito pubblico che negli ultimi 5 anni è salito del 1255%. Numeri da brivido, vien da dire.

Ma qual è la situazione economico-finanziaria dei Comuni italiani? Vi sono decine di città italiane che navigano in una situazione difficile o addirittura di pre-dissesto: Catania e Napoli sono solo alcuni esempi, l’elenco è decisamente più lungo.
L’Istat certifica che dal 2007 ad oggi i Comuni hanno subìto un taglio dei trasferimenti dallo Stato di 16,2 miliardi (7,5 di minori trasferimenti dallo Stato, 8,7 per il patto di stabilità + 1 miliardo nel passaggio ICI-IMU), mentre il totale delle entrate derivanti dalla tassazione comunale si è fermato sotto i 7 miliardi.
I comuni hanno quindi coperto con l’imposizione fiscale meno del 50% dei tagli che hanno subito nonostante l’incidenza della spesa comunale sul totale della spesa pubblica sia del 7,6% e sul totale del debito pubblico solo del 2,5%. I continui tagli hanno determinato, nel solo quinquennio 2007-2012, non solo tagli ai servizi pubblici locali ma soprattutto una riduzione degli investimenti del 22,9%.

e-procurementÈ evidente quindi che per i comuni italiani è centrale il nodo del reperimento delle risorse. Qui appare quanto mai necessario ed indispensabile il ricorso a due grandi classi di strumenti finanziari innovativi: il procurement e il pre-procurement innovativo e gli schemi PPP.
Solo infatti se le comunità si comporteranno da “smart procurer” ovvero se faranno dell’appalto non solo un’occasione di recupero di risorse ingenti ma anche l’occasione di aumentare il capitale umano a disposizione si potrà aprire un solco serio per la modernizzazione e la competitività della PA.
Tutto ciò assume un significato ancora più importante data la drammatica situazione del nostro Paese con circa 50.000 amministrazioni aggiudicatrici (circa il 20% del totale UE) con conseguente aumento di spesa, costi di transazione e limitazione potere di contrattazione da parte della PA.
In questo stesso ambito il Pre-Commercial Procurement presenta una serie di caratteristiche che rendono tale strumento assolutamente adeguato nel processo di “smartization” delle città italiane in quanto funge da stimolo all’innovazione, massimizzando i risultati della ricerca e l’efficientamento della spesa.
D’altro canto il richiamo ed il ricorso a logiche e schemi PPP permette da un lato di sperimentare operazioni non collegabili ad azioni che hanno messo in difficoltà i comuni negli anni scorsi, dall’altro di collaudare forme diverse ed innovative di allocazione del rischio dell’investimento tra pubblico e privato.
Tra le opzioni PPP risulta sicuramente tra le più adeguate il project financing che anche se utilizzato frequentemente per infrastrutture con basso rischio e flussi di cassa duraturi può certamente essere usato come strumento idoneo per le smart communities perché, come anche segnalato da Cassa Depositi e Prestiti, nonostante la «maggior intangibilità e il salto innovativo, esistono ambiti dove la maturità tecnologica permette una maggiore certezza sui flussi di cassa futuri».
minibondD’altra parte il ricorso ai Project Bond (PB) esalta la concezione di partenariato pubblico privato e risulta particolarmente adeguato per finanziare progetti infrastrutturali e/o servizi di pubblica utilità in settori ed ambiti (trasporti, energia, banda larga, etc) fondamentali al fine di aumentare la smartness delle comunità italiane.
Il finanziamento del Passante autostradale di Mestre, grazie ai Project Bond e grazie soprattutto a Commissione UE e BEI, conferma la bontà dello strumento e la necessità di dover sperimentare i PB in ottica smart city anche oltre la marcata tradizione bancocentrica tutta italiana.

Con il decreto “Destinazione Italia” del dicembre 2013 (che completa un percorso legislativo iniziato nel settembre del 2012 dal governo Monti) si è spianata la strada per l’uso, anche in Italia, per un altro importante strumento di finanza privata: i mini-bond. Un mercato che potrebbe valere per le PMI italiane fra i 50 e i 100 miliardi di euro all’anno (esattamente le cifre che si potrebbero perdere in Italia per effetto della restrizione del credito e di Basilea 3) con ricadute decisamente positive anche rispetto al “sistema delle comunità intelligenti”, le quali potrebbero in questo modo coinvolgere positivamente l’universo delle PMI dotate in molti casi di ottime soluzioni ma ad oggi tagliate fuori – per ragioni di insostenibilità finanziaria – dal circuito tradizionale del public procurement nonostante le continue raccomandazioni comunitarie in tema di recepimento dello Small Business Act.

Anche in questo caso, se son rose fioriranno. Ma devono essere rose per forza, perché l’alternativa è grigia, troppo grigia per poterci piacere.

 

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