A scuola di futuro fra aule connettive e lavagne di ardesia

Settembre 2034, primo giorno di scuola: il rito della campanella è intatto, gli studenti di ogni ordine e grado varcano i portoni delle scuole ed entrano come ormai da generazioni e generazioni nelle proprie classi. Si siedono ai nuovi posti, scoprono o rincontrano i propri compagni e aprono gli zaini per poggiare sui banchi gli “arnesi del mestiere”: penna, digitale; foglio, elettronico; tablet o convertibile o un nuovo smart device, libri da cliccare e, perché no, occhiali ma non per vederci meglio, piuttosto per vederci “aumentato”. E poi… accendono il banco, digitale anch’esso: diventato “interactive surface”, collegato o collegabile, come ora il pc ad una LIM, la lavagna interattiva multimediale che sarà abilmente e quotidianamente usata dagli insegnanti e dai ragazzi per avvalersi tutti di caratteristiche ancora più performanti rispetto a quelle di oggi che tuttavia a molti sembrano già futuristiche.

scuola-2.0Il 2034 è un futuro di là da venire eppure non così distante: basta che si volga lo sguardo al tempo della propria scuola per accorgersi che il 1994 non è poi troppo lontano nei ricordi abitati da compagni, libri, prof più o meno da tenere in mente. Ma forse non sarà necessario attendere tutti questi anni per vedere un po’ di futuro, poiché il contesto sociale e culturale è in tale e rapido mutamento da essere continuamente ridisegnato e performato dalle tecnologie che in pochi anni stanno conducendo la scuola a guadare un varco verso orizzonti che in molti si attendevano più distanti. Senza cedere all’utopia tecnologica e nonostante difficoltà di vario tipo, va però osservato come dato di fatto che sempre più scuole sono connesse in Rete, anche se difficilmente in banda larga ovunque negli istituti; che le LIM sono diffusamente presenti, benché ancora non in ogni aula e anche che tablet e computer hanno iniziato a far capolino dentro azioni didattiche o progetti sperimentali mentre le aule di alcune scuole italiane hanno cominciato a mutar forma per assumerne una decisamente orientata verso uno spazio multisensoriale e multimediale più capace di rispondere singolarmente alle esigenze di accesso ai contenuti e che sviluppi, solleciti e conduca il gruppo classe verso un’impronta maggiormente collaborativa e trasversale. Stanno rapidamente diffondendosi i concetti e i metodi del “cooperative learning” e della “flipped classroom”, la classe in cui i ruoli in parte si capovolgono per favorire l’apprendimento dal basso, anche mediato dalle tecnologie; la scuola italiana, a dire il vero, ha da sempre adottato come propria matrice in ogni classe la strategia della collaborazione fra gli studenti (chi non ha mai partecipato ad un gruppo di lavoro per una ricerca o un megacartellone?), ancor più nel solco della scuola dell’integrazione dagli anni ‘70 ad oggi.

E dunque, un tale movimento verso l’innovazione delle infrastrutture come delle competenze fra gli stessi docenti impatta sull’inclusione degli alunni con disabilità? La “didattica con l’ICT dentro” amplia gli spazi dell’accesso e della partecipazione per ragazzi che, secondo il lessico scolastico e la Direttiva MIUR del 27/12/2012, presentano “BES”, ovvero Bisogni Educativi Speciali di cui tenere conto? Nella programmazione, nella predisposizione dei contenuti, talvolta anche nell’allestimento degli spazi e, naturalmente, nell’agire e interagire ogni giorno fra i banchi, dietro, accanto o davanti ad una cattedra.

bambini_computerTechAbility@work non può mancare di rispondere a questa specie di “interrogazione” che proviene per certi versi dagli stessi allievi delle scuole italiane, in particolare dalle migliaia di bambini e ragazzi che possono trovare nella didattica aumentata, innovata e resa accessibile dalle tecnologie alcune chance di autonomia e partecipazione decisamente più incisive e inclusive per la propria vita scolastica.
In un’aula digitalmente arricchita, gli apprendimenti si fanno più attraenti per tutti gli allievi, “generazione touch” abituata in maggioranza a vivere con gli schermi in tasca, dentro casa e nel tempo libero. I contenuti da imparare divengono flessibili nelle modalità di fruizione, maggiormente collettivi e connettivi, per richiamare le ormai classiche metafore sull’intelligenza di Pierre Lévy e Derrick De Kerckhove. Quanto solitamente depositato nei libri, nelle schede, nei quaderni e nella lavagna di ardesia può entrare nella multicanalità uscendo a forma di “learning object” potenzialmente connessi alla Rete, fruibili in differenti modalità, scomponibili e plurisensoriali: queste sono le leve di accesso per gli alunni con diverse disabilità che grazie alle tecnologie, anche assistive se occorre, trovano nelle tante e differenti opportunità di personalizzazione della didattica digitale la via della loro più ampia partecipazione. E’ necessario che in tale processo crescano le digital skills del corpo docente italiano ancora in buona parte da formare e socializzare alle potenzialità e alle expertise che richiede l’aula connettiva, lo spazio cioè in cui il loro ruolo è come un “host” della rete di rapporti e interazioni che tessono la vita di una classe e che determinano le basi affinché ogni alunno raggiunga e acquisisca meglio che può la propria autonomia unita ad un insieme di saperi multidisciplinari.

La scuola italiana 2.0 ha varato già da tempo pacchetti di circolari, direttive, linee guida con le quali il MIUR ha inteso indirizzarla verso il futuro. Ma sulla didattica includente – che è un passo ancora oltre quella inclusiva – va fatto ancora molto, a partire dal garantire capitoli di spesa per l’acquisto di tecnologie hw e sw, assitive e non, nelle scuole, in particolare nei CTS che sono i “Centri Territoriali di Supporto” che fanno da punto di riferimento per aree territoriali di scuole e che possono svolgere la funzione di un primo “sportello” di informazione e orientamento alla scelta visto che dispongono spesso di pochi ausili rispetto alle esigenze degli studenti che ne avrebbero necessità. La Direttiva del 2012 prevede che possano avviare sinergie anche con i Centri Ausili e coinvolgendo le competenze di addetti ai lavori che sappiano valutare se proporre un ausilio informatico per la comunicazione e l’apprendimento in relazione ad una specifica situazione di disabilità: sensoriale, motoria, cognitiva che la direttiva riconduce ai BES che racchiudono ogni situazione che richiede un accurato e personalizzato bisogno di attenzione e di progettazione della didattica o degli spazi architettonici.

TEALL’aula aumentata dall’ICT diviene lo spazio in cui il concetto di “user centered design” si sposa ai contenuti in modo fortemente tagliato sulle esigenze di ogni alunno, se si arriva a considerare che ciascuno ha un bisogno educativo speciale nelle diverse fasi della sua vita scolastica. Gli ausili informatici per la comunicazione e l’apprendimento solitamente vengono valutati da un’apposita équipe dai 6-7 anni in su, a seconda delle situazioni e del tipo di deficit; ma ad accogliere i bambini e i ragazzi nelle scuole devono esserci già dalla scuola dell’infanzia degli insegnanti preparati e dirigenti disponibili a fare di una situazione unica l’occasione per ridisegnare le scelte per tutti. A partire, ad esempio, dall’adozione dei libri di testo: occorre individuare quelli che abbiano anche la versione digitale, avendo cura che sia garantito il criterio di accessibilità indispensabile affinché una tecnologia assisitva (screen reader o altri hardware o software che consentono l’accesso al testo e ne personalizzano forma e presentazione dei contenuti) interagisca con quel contenuto digitale perché altrimenti sarebbe solo una porta chiusa: un libro digitale accessibile rappresenterebbe già un primo passo semplice e straordinario verso il futuro di tanti alunni. Un passo capace di cambiare il loro presente e che nel 2034 potrebbero raccontare ripercorrendo un tempo in cui sono stati protagonisti di una sorta di pionierismo, di una specie di rivoluzione delle idee e della cultura che, migliorando la scuola, migliora via via il mondo di domani.

Tornando all’anno scolastico 2013/2014, sono già varie e creative le iniziative, i metodi, i progetti che raccontano quanto la scuola italiana, fra tante difficoltà ma con grande passione, sia già volta al futuro e testimonianze, che arrivano a includere anche il social writing e il social reading, si rintracciaano proficuamente in Rete. La classe aumentata e connettiva è già realtà anche nell’ambito di iniziative internazionali che crescono lasciando sedimentare intelligenza e saperi collettivi. Eccone una carrellata che mostra come le tecnologie a scuola possano diventare maggiormente abilitanti per tutti: sul portale europeo “Learning Space” si può partecipare a webinar gratuiti e utili per insegnanti e formatori; stesse opportunità di formazione on line su European Schoolnet. Per chi volesse affacciarsi sugli spazi di una scuola declinata al futuro, c’è il progetto “Future classroom lab“; spostandosi negli States, impossibile non curiosare nell’iniziativa del Massachusetts Institute of Technology che con il “TEAL” sfrutta il collaborative learning convogliandolo in spazi di aula innovativi. E in Italia, l’Indire nel 2013 ha presentato l’iniziativa “Quando lo spazio insegna” che considera la classe un luogo riconfigurabile e già 3.0.

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Giornalista pubblicista e Dottore di ricerca in Scienze della Comunicazione con un progetto sulla “Cultura accessibile”, dal 2011 al 2013 è stata assegnista di ricerca nel Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale (CoRiS) della Sapienza Università di Roma per un progetto sulla e-Inclusion nel lavoro delle persone con disabilità finanziato dall’Istituto Superiore di Comunicazione e Tecnologie dell’Infromazione (Iscom) del MISE. Da oltre un decennio svolge ricerca sulle opportunità offerte dall’ICT nel promuovere e realizzare l’inclusione e la partecipazione delle persone con disabilità. Ha lavorato nella Fondazione ASPHI Onlus di Bologna occupandosi di integrazione dei disabili tramite assistive technologies. Nel 2013 ha promosso la seconda edizione del seminario “Inclusione digitale. Promotori di accessibilità” realizzato nel Dipartimento CoRiS insieme con IBM Italia. E’ Docente a contratto di Tecnologie Digitali per l'Apprendimento presso l'Università Lumsa di Roma. Ha scritto numerosi articoli e saggi sul tema tra cui “Sciences for Inclusion. Cultural approach to disability towards the Society for all” e “Oltre il senso del limite" di Bonanno Editore.

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