Ue: via libera ufficiale all’acquisto di WhatsApp da parte di Facebook

Dopo l’ok dell’autorità della concorrenza Usa dello scorso aprile, è arrivato anche il nulla osta dell’Antitrust Ue, che ha approvato l’operazione di acquisto di WhatsApp da parte di Facebook, senza alcuna condizionalità. Motivo, ha spiegato il commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia, “anche se Facebook Messenger e WhatsApp sono due delle app più popolari” per smartphone che consentono agli utenti di comunicare inviando messaggi di testo, foto, video e audio, “la maggior parte della gente usa più di un’app“.
E, anzi, molti le usano entrambe ma in modo diverso. Zuckerberg ha comunque giocato d’anticipo con Bruxelles chiedendo di esaminare la conformità dell’acquisizione, e la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica i cui risultati la hanno portata a concludere che la fusione “non solleva preoccupazioni” in quanto “continuerà a far fronte a una concorrenza sufficiente” su un “mercato dinamico”.

L’indagine della Commissione si è concentrata su tre aspetti: l’impatto sui servizi di comunicazione, sui social network e sulla pubblicità. Per quanto riguarda i primi, Bruxelles ha concluso che Facebook Messenger e Whatsapp non sono concorrenti stretti, in quanto Messenger è integrato all’uso di Facebook come social network mentre WhatsApp è legato ai numeri telefonici e gli stessi utenti ne fanno usi contemporanei e diversi. Allo stesso tempo si tratta di un mercato con molte altre app concorrenti, come Line, Viber, iMessage, Telegram, WeChat e Google Hangouts. Inoltre sia Facebook che WhatsApp hanno già entrambi una larga base di utenti. Per quanto riguarda invece i servizi di social network, l’indagine Ue ha dimostrato che si tratta di un mercato in continua evoluzione dove le frontiere sono mobili, e in cui anche in caso di integrazione di WhatsApp in Facebook il guadagno sarebbe limitato perché già oggi molti degli utenti si sovrappongono. Sul fronte della pubblicità, invece, per Bruxelles, a prescindere dal fatto che Facebook possa introdurre pubblicità su WhatsApp o usare WhatsApp come fonte di dati dei suoi utenti, la fusione non causa problemi di concorrenza in quanto continuerebbe ad esserci un sufficiente numero di fornitori di dati e di pubblicità alternativi a Facebook. L’antitrust americano, però, su questo punto è stato più severo, chiedendo a Facebook di fare un uso corretto dei dati personali a cui WhatsApp accorda tutele più elevate.

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