IBM: nel retail gli attacchi informatici si dimezzano ma è allerta sui dati

Secondo analisi recentemente pubblicati da IBM, nonostante la riduzione del 50% degli attacchi informatici perpetrati nei confronti dei retailer statunitensi, il numero di dati rubati si continua a mantenere a livelli di record. I ricercatori di IBM Security riferiscono che, nel 2014, gli hacker sono riusciti comunque a rubare alle aziende del retail più di 61 milioni di dati clienti, nonostante la diminuzione degli attacchi, a dimostrazione del crescente grado di sofisticatezza e di efficienza del crimine informatico.

Contrariamente alle attese, nel 2014 la maggior parte degli hacker ha ridotto gli attacchi intorno al Black Friday e al Cyber Monday, i giorni di maggiore picco di spesa nel retail. Gli studi IBM 2014 sul tema mostrano che gli hacker stanno diventando sempre più sofisticati e utilizzano nuove tecniche per ottenere enormi quantità di dati riservati con modalità sempre più efficienti. Dal 2012 il numero di violazioni segnalate dai retailer è sceso del 50 percento. Nonostante questo calo, gli autori dei cyber-attacchi sono riusciti a colpire, con ogni singolo attacco, un numero molto maggiore di vittime.
La minaccia proveniente dalla criminalità informatica organizzata rimane la principale sfida di sicurezza per il settore retaili”, commenta Kris Lovejoy, General Manager, IBM Security Services. “È essenziale che i responsabili della sicurezza, e i Chief Information Security Officer (CISO) in particolare, si assicurino di disporre delle persone, dei processi e della tecnologia necessarie per affrontare queste minacce in espansione”.

Anziché intensificarla, infatti, i cyber-criminali hanno ridotto la loro attività in tutti i settori durante il Black Friday e il Cyber Monday, i due principali giorni in Usa di shopping dell’anno secondo il Digital Analytics Benchmark di IBM.

Nonostante questa diminuzione nei crimini informatici, i settori delle vendite al dettaglio e delle vendite all’ingrosso sono stati i principali bersagli degli hacker nel 2014, conseguenza dell’ondata di incidenti di alto profilo che hanno colpito rivenditori di marca. Nei due anni precedenti, il settore manifatturiero è risultato il primo dei cinque settori presi di mira, mentre quelli delle vendite al dettaglio e all’ingrosso si trovavano in ultima posizione. In quest’ultimo anno, la modalità di attacco principale è stata l’accesso non autorizzato tramite attacchi di tipo “Secure Shell Brute Force”, che hanno superato i codici malevoli, la scelta di punta nel 2012 e nel 2013.

Gli hacker sono riusciti a impossessarsi di più di 61 milioni di dati nel 2014, in calo rispetto ai quasi 73 milioni nel 2013. Tuttavia, se si restringono i dati ai soli incidenti che coinvolgono meno di 10 milioni di record (ossia escludendo i due attacchi principali nel corso di questo periodo, Target Corporation e The Home Depot), questi ci raccontano una storia diversa: il numero di record del retail compromessi nel 2014 è aumentato di più del 43 percento, rispetto al 2013.

Anche se vi è stato un aumento del numero di attacchi di malware ai Point of Sale (POS), la grande maggioranza di incidenti diretti al settore delle vendite al dettaglio è stata causata da Command Injection o SQL injection. La complessità delle istruzioni SQL e la mancata validazione dei dati da parte degli amministratori della sicurezza hanno reso i database del settore retail un bersaglio primario. Nel corso del 2014, il metodo di Command Injection è stato usato in quasi 6.000 attacchi nei confronti di retailers. Tra gli altri metodi figurano Shellshock, oltre a malware per POS come BlackPOS, Dexter, vSkimmer, Alina e Citadel.

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