Elegia del fare 16: Renzi e le ASL

E siamo tornati alla siringa.
In sede di varo del Documento di Economia e Finanza 2015, rispunta fuori la syringe review, associata alla armchair review: meno poltrone, chiudiamo qualche ASL.
E fin qui, tutto bene. E’ noto che il Servizio Sanitario Nazionale è una voragine, e il discorso delle siringhe non fa una grinza.
Però anche in questo caso varrebbe la pena di fermarsi un attimo a ragionare.
Perché se il tema è la spending review per l’esercizio 2016, allora è il caso di far sapere a Palazzo Chigi che l’accorpamento delle ASL – come dimostrano operazioni simili già effettuate ad esempio in Piemonte e nelle Marche – genera effetti visibili in termini di bilancio a più lunga scadenza e, anzi, nei primi 2 anni genera sovracosti.

sanitàE veniamo alle siringhe. Le quali – lo sappiamo bene – sono la metafora attraverso la quale ci si rivolge al variegato e folcloristico mondo delle forniture di beni e servizi in Sanità. Mondo che comprende casi di studio molto più interessanti della famosissima siringa calabrese: a partire dal costo del catering ospedaliero, per arrivare alle imprese di pulizia e alla fornitura di energia.
Applichiamo i costi standard: perfetto. Risparmiamo dai 2 ai 2,5 miliardi all’anno: perfetto.
In teoria. Perché c’è un problema.
Quale fornitore potrà ragionevolmente pensare di applicare prezzi unificati in un sistema che vede enormi differenze nei tempi di pagamento?
Se una siringa costa meno in Lombardia o in Veneto, è anche perché in quelle regioni le ASL pagano con tempi clamorosamente più brevi rispetto alla Calabria (ma il discorso vale per moltissime regioni italiane, e non necessariamente tutte del Sud).
Facciamoci una domanda: perché molte aziende multinazionali partecipano sempre meno alle gare d’appalto bandite dalle aziende sanitarie localizzate al di fuori di quella esigua “fascia dell’eccellenza e della trasparenza”?
Quindi: non funziona, la syringe review. Per meglio dire: non funziona se immaginata al netto da un’operazione preliminare non banale, che si chiama “rivoluzione della supply-chain in Sanità”.
E qui, nuovamente, le tecnologie dell’informazione possono fare molto.
E non è solamente “procurement”: la Consip da sola, non ce la può fare.
Dobbiamo immaginarci sistemi integrati di supply-chain: magazzini, trasporti, logistica, acquisti, contabilità, controllo di gestione, eccetera.
Perché la spesa in siringhe – volendo rimanere in punta di metafora – è fatta sì di un “prezzo unitario”: ma è fatta anche di “quante siringhe” (e Dio solo sa quante se ne comprano e quante se ne potrebbero comprare di meno), di “quando le compriamo”, e così via.
E soltanto chi nelle ASL e negli Ospedali ci vive quotidianamente sa quanto poco siano integrati – ad esempio – i sistemi centrali di approvvigionamento con i singoli centri di costo richiedenti. Ciascuno chiede siringhe, nessuno sa se servono davvero o meno.
Idem per tutto il resto, ovviamente.
L’incubo di ogni capo-sala è quello di rimanere senza garze: e così si ordinano garze per il reparto “A”, senza preoccuparsi di capire se per caso nel reparto “B” ci sono sovrascorte.
E così via, in un valzer meraviglioso. Dove la corruzione e il malaffare, si badi bene, sono uno degli elementi in gioco ma non necessariamente i primi. Regna semplicemente, molto spesso, l’assoluta mancanza di un governo centrale e la sensibilità nei confronti del problema.
L’efficienza della supply-chain è l’ultimo dei problemi nella mente dei manager della sanità pubblica italiana.
Ben vengano le centrali di acquisto, quindi.
Ma facciamole con abbondante sale in zucca. Non è solo questione di piattaforme di e-procurement o di massa critica di acquisto: qui non è come comprare fischietti per i vigili urbani o toner per stampanti laser.
Se qualcosa deve nascere, che almeno nasca per bene.
E che siano centrali di logistica integrata, magazzini virtuali centralizzati, sistemi contabili e di controllo di gestione all’altezza della situazione.
Dopo di che, hai voglia di risparmiare sulla siringa.
E potremo fare a meno anche di qualche ASL.
Dopo.

 

 

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