Fai come Jesi e compra anche tu una licenza di Office

Semplificare. Una PA semplice con decisioni facili. Questo, che potrebbe essere ripreso come slogan elettorale, diventa un reale pericolo quando il semplificare le scelte è confuso con l’evitare un problema perché “tanto così fan tutte”. E semplificare, o meglio banalizzare, è quello che fa un’Amministrazione quando, di fronte all’esigenza di sostituire hardware datato, invece che analizzare il problema e guardarsi intorno alla ricerca di soluzioni alternative che consentano risparmio e razionalizzazione, fa la cosa più banale: compra nuovo hardware. E compra pure nuove licenze software perché non si possono mettere accessori vecchi su una macchina nuova.

openSoluzione facile è, per fare un esempio recente, quella individuata dal comune di Jesi che acquista nuovi computer e licenze di Microsoft Office perché, come recita la delibera di Giunta numero 277 del 15 dicembre 2015  in premessa, “alcuni componenti tecnologici (leggasi computer, ndr) presenti nella rete informatica comunale richiedono una periodica sostituzione non risultando più idonei a garantire un adeguato livello di efficienza operativa all’interno della rete informatica comunale”. Putroppo la delibera, al momento, non è raggiungibile (errore 404, ndr).

In un programma di sostituzione progressiva delle macchine obsolete, quindi, il Comune marchigiano non pensa a come ridare vita a ferro vecchio (per esempio installando sistemi operativi liberi, più leggeri e riusando le macchine in altri contesti), ma prioritariamente pensa a comprare un ferro nuovo “per il corretto funzionamento dei servizi informatici”. E parte con un “programma” piuttosto anomalo, visto che nella stessa delibera non si trova definizione precisa dei numeri (non c’è traccia nel numero complessivo di computer da sostituire), dei tempi (non si sa in quanti mesi o anni si possa attuare il programma di sostituzione) e delle risorse (non esiste piano finanziario che indichi la spesa complessiva, anche pluriennale, stimata per l’operazione).

Unica cosa certa: “nella rete comunale vi sono n°25 Pc Desktop con sistema operativo Microsoft Windows XP per i quali la casa produttrice ha comunicato che non saranno più erogati gli aggiornamenti di sicurezza”. E su questo si può confermare che la “casa produttrice” lo disse un paio di anni fa e da allora dubbi sulla insicurezza di Windows XP non ne ha più nessuno.  Altra certezza contenuta in delibera la necessità di “acquisire almeno n° 30 licenze Office in quanto le attuali licenze sono relative a prodotti obsoleti ovvero acquistati nel 2003 e nel 2007 (costo stimato 9.600 €) e n° 1 licenza MS SQL Server in quanto la versione attualmente acquistata è la 2005 (costo stimato 950 €)”.  E su questo potremmo anche dire che, mentre per XP e Office 2003 abbiamo aspettato un paio di anni dopo l’annuncio della “casa produttrice”, qui per Office 2007 ci si muove in anticipo rispetto al diventare obsoleti, visto che la “data di scadenza” del prodotto era stata prorogata al 2017 da Microsoft.

L’ufficio Innovazione Tecnologica di Jesi, insomma, decide di Rinnovare più che innovare. Decide di spendere quasi 10mila euro di licenze Office (acquistate poi con determinazione 1544 del 28 dicembre) per appena 30 delle macchine comunali. Ipotizzare costi complessivi, come detto sopra, non è possibile ma questo dovrebbe essere solo l’inizio. O meglio la continuazione dell’inizio, visto che anche nel 2014, con determinazione 362 del 28 marzo, il comune ha speso 11.359 euro per l’acquisto di “licenze CAL Microsoft per gli utenti e i dispositivi presenti nell’infrastruttura informatica comunale”. Anche in questo caso peccato non poter leggere l’atto per capire almeno il numero di licenze, visto che cliccando per leggere si ha un altro 404 di risposta.

Grande assente (almeno nell’atto) il prospetto comparativo previsto dalla circolare Agid che avrebbe dovuto accompagnare e spiegare la decisione di acquistare licenze piuttosto che ricorrere a soluzioni libere o in riuso come stabilito dal Codice di Amministrazione Digitale all’art. 68. Grande assente la motivazione per la quale i dipendenti del comune marchigiano non possano usare un software equivalente a Office non a pagamento. Grande assente lo sforzo di innovazione, che avrebbe potuto portare a potenziare le competenze dei dipendenti con un progetto di migrazione a software libero e a formato standard e aperto per i documenti prodotti dalla PA. Grande assente la soluzione semplice e non banale: quella che avrebbe risolto una complessità come quella del passaggio a software open source. Assente anche l’intenzione del sindaco Bacci che, nel discorso di insediamento, parlava di “niente voli pindarici. Piuttosto una gestione oculata e rigorosa della politica di bilancio”. Forse un volo verso il risparmio e magari il reinvestimento in formazione dei dipendenti comunali i cittadini di Jesi lo avrebbero preferito. Al sindaco di Jesi non possiamo porre le stesse domande rivolte al collega sindaco marchigiano di Pesaro.

Ma una la facciamo volentieri: perché spendere in licenze e non passare a software libero? Chissà che stavolta non si possa avere una risposta.

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