#AgendaDigitale: a che punto siamo? IlI Monitoraggio del Servizio Studi della Camera

Qual è lo stato di salute dell’Agenda digitale in Italia e quali sono le iniziative avviate e quelle che, invece, stentano a partire? La fotografia puntuale dello stato dell’arte è stata recentemente scattata dal Servizio Studi della Camera dei deputati con il Monitoraggio dell’attuazione dell’Agenda digitale italiana. Il dossier costituisce il terzo aggiornamento, a un anno dalla precedente analisi, e prevede informazioni aggiornate al 15 marzo 2015 (il primo monitoraggio con dati 2013 è disponibile qui.)
Il  dossier dà conto dello stato di attuazione delle principali disposizioni in materia di Agenda digitale italiana, contenute nel D.L. n. 83 del 2012 (c.d. “Crescita”), nel D.L. n. 179 del 2012 (c.d. “Crescita 2.0”); nel D.L. 69 del 2013 (c.d. “del Fare”); nel D.L. n. 90 del 2014 (“Semplificazione e trasparenza amministrativa ed efficienza degli uffici giudiziari”) e, infine, nel D.L. n. 133 del 2014 (c.d. “Sblocca Italia”). 

Ecco le principali evidenze: dei 67 adempimenti previsti a tale data, risultano adottati 37 provvedimenti, poco più della metà; per altri 5 provvedimenti l’iter di adozione risulta in fase avanzata, ovvero sono già stati resi i pareri previsti in Conferenza Unificata/Stato-regioni o dal Garante della privacy; mentre per 10 atti non è previsto alcun termine di adozione ovvero il termine previsto di attuazione non è ancora scaduto. I provvedimenti non ancora adottati e per i quali il termine di adozione è già scaduto risultano essere 15 sui 67 previsti.  

Agenda digitale
Rispetto ai dati del precedente Monitoraggio 2014 si evidenziano importanti passi avanti, con 20 nuovi provvedimenti adottati e 5 in fase di adozione avanzata anche grazie alle azioni intraprese dall’Agenzia per l’Italia digitale. Ma restano ancora aperte molte questioni di rilievo che riguardano ambiti strategici.

Cosa manca

Ecco alcuni dei provvedimenti scaduti e non ancora attuati. Vi è, ad esempio, quello legato alle procedure dei pagamenti elettronici verso le pubbliche amministrazioni per cui manca l’attuazione dell’art. 15 del D.L. n. 179/2012 “per disciplinare l’ampliamento delle modalità di pagamento anche mediante l’utilizzo di tecnologie mobili.” E non è stata ancora data attuazione, almeno sino alla data della rilevazione, all’articolo 19 che prevede la definizione di linee guida “per promuovere la diffusione degli acquisti pubblici innovativi e degli appalti precommerciali presso le amministrazioni aggiudicatrici, le imprese pubbliche e gli altri enti e soggetti aggiudicatori ai sensi del Codice dei contratti pubblici” previsto per gennaio 2013. (L’Agid, specifica il documento, sta però partecipando all’iniziativa CloudforEurope che promuove il cloud computing europeo attraverso appalti precommerciali (PCP) come strumento per l’innovazione.)

Nel D.L. n. 90 del 2014 sulla semplificazione e trasparenza amministrativa ed efficienza degli uffici giudiziari, non è stato ancora attuato, invece, l’art. 24, co. 3-bis con cui “Le amministrazioni pubbliche approvano un piano di informatizzazione delle procedure per la presentazione di istanze, dichiarazioni e segnalazioni che permetta la compilazione on line con procedure guidate accessibili tramite autenticazione con il Sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale di cittadini e imprese” nè l’Art. 24- quinquies che prevede che “L’Agenzia per l’Italia digitale, sentiti il Garante per la protezione dei dati personali e le amministrazioni interessate alla comunicazione telematica, definisce gli standard di comunicazione tra le pubbliche amministrazioni e le regole tecniche a cui le pubbliche amministrazioni devono conformarsi.”

Mentre, nello Sblocca Italia, non è ancora stato attuato l’Art. 6-bis “per definire le regole tecniche per il contenuto del Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture, le modalità di prima costituzione, di raccolta, di inserimento e di consultazione dei dati, nonché le regole per il successivo aggiornamento, lo scambio e la pubblicità dei dati territoriali detenuti dalle singole amministrazioni competenti e dagli altri soggetti titolari o gestori di infrastrutture di banda larga e ultralarga” scaduto lo scorso 16 febbraio.

Mancano infine, le relazioni e documenti che si prevede vengano prodotti periodicamente dalla PA centrale sullo stato di attuazione dell’Agenda Digitale: non è pervenuta la Relazione annuale governativa alle Commissioni parlamentari competenti sullo stato di attuazione dell’Agenda Digitale italiana prevista nel Crescita 2.0 (ogni 30 giugno) così come quanto previsto dall’art. 9 co.1 che prevede che il Presidente del Consiglio o il Ministro delegato per l’innovazione tecnologica riferisca annualmente al Parlamento sullo stato di attuazione delle disposizioni dell’articolo 52 del Codice dell’Amministrazione digitale (Accesso telematico e riutilizzo dei dati delle pubbliche amministrazioni).

In sostanza, sicuramente passi avanti, come detto, ne sono stati fatti. Tuttavia la mancanza dell’approvazione di norme chiave rischia di bloccare l’agenda digitale. Aggiungiamo che molte norme richiedono regolamenti attuativi che non vengono tracciati e, come chi sa bene chi lavora nella Pa, la mancanza di regolamenti attuativi e regole tecniche può essere bloccante tanto quanto la mancata di attuazione del provvedimento di riferimento. Quindi, affinchè l’agenda digitale non rimanga un luogo dei sogni, c’è ancora molto da fare.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here