Sustainable&WellBeing City Model: intervista a Raffaele Parlangeli

raffaele parlangeli
Raffaele Parlangeli è Direttore Programmazione Strategica e Comunitaria del Comune di Lecce.

Accelerare e promuovere lo sviluppo di processi di cambiamento e costruire un ecosistema di innovazione solido e forte sono i paradigmi e gli elementi imprescindibili che il Comune di Lecce ha scelto nel percorso verso Lecce Smart City. Innovazione, informazione, partecipazione, partenariati forti sono alcune parole chiave di un processo di messa in intelligenza del capoluogo salentino iniziato da almeno 2 anni.
Non solo parole, ma anche forti progettualità in corso o in via di definizione: ad esempio la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale con il progetto Dicet in Moto, il banco alimentare della rete della solidarietà, il progetto Patti per la città (Lecce Smart&Com) che punterà alla valorizzazione del circuito commerciale e turistico e molto altro ancora.

Di questo e di altro dialoghiamo con Raffaele Parlangeli, Direttore Programmazione Strategica e Comunitaria del Comune di Lecce.

1) Direttore, prima di entrare nello specifico del percorso Lecce Smart City, le chiederei un commento sullo stato dell’innovazione nelle città italiane ed in particolare di come il legislatore centrale/regionale può e debba stimolare l’innovazione nelle città?

La progressione socio-economica per una Smart City vuol dire migliorare la qualità della vita dei cittadini. Un percorso di innovazione ha bisogno di luoghi urbani di coworking, per comprendere se la produzione sistematica di nuovi prodotti e servizi, sia adeguata e sensibile a cogliere le reali esigenze del cittadino, ma anche per facilitare il monitoraggio di ciò che avviene ed è percepito. Per incrementare i luoghi di cogenerazione urbana, sarebbe auspicabile favorire nei diversi livelli istituzionali (nazionali, regionali e locali) lo sviluppo di partnership riconosciute e trasparenti, tra coloro che generano conoscenza e coloro che la utilizzano. Fondamentali sono tutti gli attori dell’ecosistema innovativo che possono dare supporto attraverso l’interazione, il trasferimento tecnologico e il coordinamento strategico fra gli ambiti di riferimento della smart city.

Il ruolo dei governi centrali e regionali è di fondamentale importanza per facilitare le scelte strategiche e sarebbe necessaria l’adozione sistematica di bandi con approcci innovativi, che non guardino solo le specifiche delle forniture, ma a soluzioni innovative che risolvano problemi reali. Lo schema dei bandi di procurement pre-commerciale potrebbe essere determinante in tal senso. In quest’ottica uno sforzo  propositivo a livello nazionale, nell’ambito di un quadro giuridico comunitario armonizzato in materia di aggiudicazione di appalti pubblici, potrebbe essere la definizione di appalti innovation-oriented con  lo sviluppo di partenariati pubblico-privati istituzionalizzati (PPPI) e living labs, nei quali la pubblica amministrazione possa intervenire in forma diretta ed anche come test oriented per le comunità locali.

2) Veniamo a Lecce, ci traccia un quadro complessivo delle progettualità che il suo ufficio sta portando avanti nel processo verso Lecce Smart City?

Le iniziative in tema Smart in corso nella città di Lecce tendono a trasformare gli interventi sporadici in un percorso strutturato verso la Smart City che stiamo pianificando seguendo quali direttrici principali il co-working, la rigenerazione urbana, la rivitalizzazione economico-sociale. I progetti in corso riguardano prevalentemente la riduzione del digital divide sia da un punto di vista infrastrutturale che di alfabetizzazione informatica. In particolare ci stiamo concentrando sulla costituzione di “comunità di pratiche” quale modello di apprendimento dell’innovazione tecnologica e strumento di aggregazione che, con forme flessibili di partenariato pubblico-privato, definisca e attui progettualità smart coerenti con i bisogni dei cittadini ma anche, e soprattutto, sostenibili nell’attuazione.

 3) Open Data e Cloud sono paradigmi importanti per una smart city, ci spiega cosa sta facendo Lecce in tali ambiti ?

Nell’ultimo biennio Lecce ha avviato un intenso percorso di sviluppo e promozione in ottica open government  dando vita ad un progetto di sperimentazione open data che si sta evolvendo molto positivamente. Siamo partiti da un ripensamento organizzativo e da una formazione del personale interno per poi contestualizzare a livello cittadino le politiche di valorizzazione dei dati pubblici disciplinandone i processi di produzione e rilascio. Al momento abbiamo pubblicato sul nostro portale opendata circa 80 dataset e abbiamo lanciato un contest aperto alla cittadinanza, ai giovani ed alle comunità internazionali, per stimolare lo sviluppo di applicazioni che facilitino l’accesso al patrimonio informativo pubblico del Comune, incentivando la creazione di nuove opportunità economiche nel campo dell’innovazione tecnologica.

4) Quali correlazioni vi sono tra il percorso Lecce Smart City e Lecce Capitale Italiana della Cultura 2015?

Il percorso Lecce Smart City è stato pensato in forte abbinamento con la candidatura a Capitale Europea della Cultura 2019 e, di riflesso, stiamo cercando, con i dovuti cambiamenti di scala, di conformarlo anche all’organizzazione degli eventi correlati a Lecce Capitale Italiana della Cultura 2015. In particolare stiamo promuovendo l’attuazione di Lecce Events, un progetto di promozione e comunicazione in formato open data di tutti gli eventi che si svolgono nella città: spettacoli dal vivo, eventi enogastronomici, sport e ambiente, business e fiere, arte e cultura. Il progetto ha quale contenitore unico un portale di servizio dove possono essere caricate direttamente dagli operatori, pubblici e privati, tutte le informazioni pratiche sugli eventi.

 5) Lecce, anche grazie al lavoro suo e del suo ufficio, non è più una sconosciuta periferia del Sud ma viceversa una comunità con una grossa effervescenza culturale ed innovativa. Cosa si sente di auspicare e di poter realizzare per la sua città nei prossimi anni ?

Lecce è stata oggetto di profondi mutamenti negli ultimi decenni. A partire dagli anni ’90, grazie ad ingenti risorse finanziarie comunitarie è stato possibile valorizzare in modo significativo il patrimonio storico culturale e ambientale della città, recuperando molti dei suoi beni immobili e delle sue aree degradate, sia nel centro storico che nelle periferie. L’auspicio per i prossimi anni è di realizzare non semplici progetti di riuso ma nuovi servizi personalizzati e sostenibili e di innalzare il livello di competitività e attrattività della città in ottica smart, anche grazie al confronto con gli attori internazionali.

Mi piace pensare che la città diventi un luogo reale, dove dire “mi piace” non è un clic da social-network, ma un “sorriso sereno e reale” che accoglie turisti e fa interagire i cittadini e le imprese e crea opportunità per i “nativi digitali”. Le tecnologie potrebbero facilitare l’accessibilità e agevolare non solo il passaggio turistico, ma anche la permanenza nella “nostra” città smart mediterranea.

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