La libertà di installare il software che vogliamo sui nostri PC

Oggi, la nostra capacità di fare innovazione – condividendo le nostre idee, e aggiungendo valore alle idee che altri hanno condiviso con noi, in un continuum senza interruzione che esprime il potenziale dell’intelligenza collettiva – dipende in modo sempre più stretto dalla tecnologia. Senza un PC, io non potrei scrivere questo articolo e non potrei inviarlo alla redazione, la redazione non potrebbe riceverlo e pubblicarlo, e voi non potreste leggerlo.

La tecnologia sta condizionando le nostre potenzialità di individui in grado di creare qualcosa di diverso e superiore rispetto alla nostra individualità, e questo è dovuto – in parte – alle limitazioni che alcune grandi aziende cercano di imporre alla nostra libertà. Per esempio, limitando la capacità di installare o modificare le applicazioni sul PC, o impedendo la modifica del PC stesso perché risponda in modo migliore alle nostre esigenze.

freedomOggi è la Giornata Internazionale contro la Gestione dei Diritti Digitali (DRM o Digital Rights Management, che nella realtà dovrebbe essere Digital Restrictions Management in quanto i DRM impongono restrizioni e non gestiscono i diritti se non delle grandi aziende che sviluppano software e contenuti).

Per esempio, per quale motivo i libri digitali regolarmente acquistati possono essere letti solo su un dispositivo, che è quasi sempre quello venduto dalla stessa azienda da cui ho acquistato il libro stesso? Un libro cartaceo non imporrebbe la stessa restrizione, e potrebbe essere letto da più persone senza limitazioni. Lo stesso vale per la musica.

Il software non è da meno, anche se moltissimi utenti non percepiscono nemmeno i condizionamenti a cui vengono intenzionalmente sottoposti dalle aziende, come per esempio nel caso dei PC su cui può essere installato solo Windows in quanto la macchina stessa impedisce – a chi non ha competenze tecniche – di passare a sistemi operativi ampiamente migliori, e per di più liberi (e gratuiti).

Certo, le aziende che hanno sviluppato il proprio modello di business sulla privatizzazione – piuttosto che sulla condivisione – della conoscenza, non possono fare altro che difendere le proprie posizioni con questi artifici, e dirottare su altri capitoli di spesa – gli avvocati e i lobbisti – il denaro che altrimenti potrebbero investire sull’innovazione.

Quello di leggere i libri e di ascoltare la musica in formato digitale su qualsiasi dispositivo è un diritto sacrosanto degli utenti, che va difeso, così come va difesa la possibilità di scegliere il software da installare sul proprio PC, a partire dal sistema operativo. Prima di fare un acquisto, informatevi sulla presenza dei DRM, e sulla possibilità di installare liberamente il software: solo in questo modo avrete la possibilità di condividere la conoscenza – nel rispetto assoluto della legge – aggiungendo valore a quello che altri hanno condiviso con voi.

E se volete saperne di più, qui c’è il manifesto firmato da The Document Foundation e Associazione LibreItalia ONLUS, e qui c’è il sito che parla in modo ampio ed esauriente del problema dei DRM.

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