Net neutrality: FCC va avanti, negata la richiesta di sospensione da parte delle telco

La Federal Communication Commission non cede sulla net neutrality e respinge le richieste delle telco che chiedono la sospensione del provvedimento varato a febbraio: norme fortissime, a tutela dei cittadini, che stabilisce come l’accesso alla banda larga sia una public utility e quindi non discriminabile in termine di velocità.

Le reazioni alla decisione della FCC non si erano fatte attendere: già da subito le telco avevano promesso battaglia e l’ultima delle azioni in ordine di tempo aveva visto pochi giorni fa AT&T e altre aziende statunitensi di telecomunicazione richiedere la sospensione del provvedimento per ritardare la riclassificazione di Internet come “servizio pubblico”. Le società hanno spiegato il perchè della richiesta precisando che non avevano intenzione di modificare le tre principali regole della Net Neutrality (nessuna limitazione, nessuna priorità a pagamento e nessuna ostruzione dei contenuti legali) ma sostenendo che la riclassificazione della banda larga come servizio pubblico sia, di fatto, contro l’interesse pubblico:  porterebbe a “perdite irrecuperabili” per i fornitori di banda larga, e a “costi significativi” che avrebbe danneggiato anche i consumatori.

L’argomentazione non è stata sufficiente poichè in queste ore la FCC ha respinto la petizione delle telco: come si legge nel documento ufficiale “i firmatari non sono riusciti a dimostrare le loro tesi. La classificazione da parte della Commissione delle reti di telecomunicazione fissa e mobile rientra nelle competenze dell’autorità statutaria della Commissione, è coerente con la Corte Suprema precedente ed è pienamente conforme alla legge sulla procedura amministrativa“.

La FCC ritiene le obiezioni di AT&T alle regole della neutralità della rete una “speculazione infondata” e aggiunge che “la richiesta di sospensione potrebbe provocare un danno per i consumatori e, per le stesse ragioni, sarebbe in contrasto con l’interesse pubblico.” Con estrema probabilità questa non è certamente la fine della lotta di AT&T (e in generale delle telco) contro la nuova regolamentazione del governo statunitense, ma soltanto un piccolo incidente di percorso.

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